Madre licenziata da Ikea, il giudice: “Non c’è discriminazione”

Cronaca
Foto d'archivio (ansa)
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La donna era stata licenziata dallo stabilimento di Corsico a novembre 2017. Per il tribunale del capoluogo lombardo, che ha respinto il ricorso, i comportamenti della lavoratrice sono stati di una “gravità tale da ledere il rapporto fiduciario” con l’azienda

Il giudice di Milano ha respinto il ricorso della mamma-lavoratrice licenziata da Ikea lo scorso novembre. La donna, impiegata nello stabilimento di Corsico, nel Milanese, riteneva il licenziamento discriminatorio e chiedeva il reintegro e il risarcimento del danno. Per il giudice che ha analizzato il ricorso, invece, i comportamenti dell'ex dipendente sono stati "di gravità tale da ledere il rapporto fiduciario tra datore di lavoro e lavoratore e consentono l'adozione del provvedimento disciplinare espulsivo".

Il caso

Il caso della mamma-lavoratrice licenziata da Ikea era emerso a novembre del 2017. La donna, che lavorava prima al bistrot, poi al ristorante della catena svedese, nella sede di Corsico, era stata licenziata perché non rispettava i turni. Ma lei si era giustificata dicendo di essere separata e con due figli piccoli da accudire, di cui uno disabile. Per questo motivo aveva chiesto più flessibilità. Aveva anche chiesto di incontrare l’azienda, senza successo. Per questo, racconta, spesso non rispettava gli orari stabiliti ed era stata licenziata.

Le motivazioni della sentenza

Secondo il giudice invece, dalle testimonianze raccolte, "emerge che la società in occasione delle variazioni dei turni ha cercato di venire incontro alle esigenze della lavoratrice, impostando la turnistica sulla base delle emergenze, chiedendo agli altri coordinatori di rendersi flessibili e accogliendo 15 indicazioni individuate" dalla donna "come assolutamente imprescindibili, su un totale di 17". Ikea ha provato "di aver regolarmente concesso negli anni di usufruire permessi ex Legge 104 per l'assistenza ai genitori e successivamente al figlio disabile, senza che ciò abbia influito minimamente" sulla carriera della dipendente. "Il percorso professionale esclude quindi che Ikea abbia assunto nei confronti" della donna "una atteggiamento discriminatorio", annota il giudice il quale descrive invece gli episodi in cui la donna si è "autodeterminata" gli orari "senza preavvertite il responsabile. Provato e altrettanto grave" è l'episodio in cui la lavoratrice "ha deciso di fare la pausa all'ora da lei stabilita, senza neppure preavvertire il responsabile e semplicemente ha chiuso la cassa, all'ora di punta, trattandosi di reparto ristorante, senza addurre alcuna plausibile ragione".

Ikea: “Giudice ha riconosciuto gravità comportamento lavoratrice”

Ikea, in una nota, sottolinea che il tribunale di Milano, sezione Lavoro, respingendo il ricorso della lavoratrice contro il licenziamento, "ha riconosciuto la gravità dei comportamenti tenuti” dalla lavoratrice. “E, conseguentemente, ha confermato la legittimità della decisione di Ikea di interrompere il rapporto lavorativo", fa sapere l’azienda. L'avvocato di Ikea, Luca Failla, spiega che "la decisione, confermata dai testimoni che sono stati ascoltati durante il procedimento, restituisce la verità dei fatti a una vicenda che in questi mesi è stata interpretata in maniera strumentale e di parte, diffondendo tra l'opinione pubblica un'immagine di Ikea che non corrisponde ai valori che esprime nel suo impegno quotidiano verso clienti, dipendenti e fornitori".

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