Smartphone a scuola, Novara: "Fondamentale tenere conto dell'età"

Cronaca

Giulia Floris

Il pedagogista, ospite di Sky TG24 su Facebook Live, commenta il decalogo del Miur sulle nuove tecnologie in classe e avverte: "Nell'infanzia non servono e possono essere dannose". E ricorda: "Per un uso sano, agli adoloscenti vanno dati dei limiti"

I telefonini in classe? No, grazie. Non usa mezzi termini Daniele Novara, pedagogista e fondatore del Centro piscopedagogico per l'educazione e la gestione dei conflitti, per commentare la decisione del ministero dell’Istruzione, che ha aperto all’uso degli smartphone a scuola. Il ministro Valeria Fedeli, ha diffuso venerdì un decalogo per un uso responsabile della tecnologia. Indicazioni che però per il pedagogista non bastano e rischiano di portare più danni che benefici, soprattutto nella scuola primaria.

Dare dei limiti agli adolescenti

Sull'uso degli smartphone, Novara, ospite di Sky TG24 su Facebook Live, consiglia di non dimenticare il rapporto all'età: "Durante l’infanzia non servono, possono essere  dannosi, nella preadolescenza 12-13 anni possiamo cominciare a parlarne ma mettendo dei limiti: non usarli durante lo studio, durante i pasti e soprattutto di notte: abbiamo una generazione di bambini che non dormono”.

I bambini e i videoschermi

Per quanto riguarda i più piccoli, il pedagogista ricorda che "nei primi tre anni i bambini andrebbero tenuti lontani dai videoschermi. "Il bambino - spiega - ha bisogno di toccare cose reali e di giocare con i suoi compagni, non con uno schermo. Oggi si va verso una deprivazione esperienza: ore sottratte alla vita concreta, mentre il bambino è un grumo di esperienza". Secondo Novara, poi, la condivisione delle stesse tecnologie tra genitori e figli è un esempio di una eccessiva “parità” dei genitori di oggi, che non riescono più a mantenere una “giusta distanza” dai figli”.

E sull'uso degli smartphone consiglia di non dimenticare il rapporto all'età: "Durante l’infanzia non servono, possono essere  dannosi, nella preadolescenza 12-13 anni possiamo cominciare a parlarne ma mettendo dei limiti: non usarli durante lo studio, durante i pasti e soprattutto di notte: abbiamo una generazione di bambini che non dormono”.

Sui più piccoli ricorda che nei primi tre anni i bambini andrebbero tenuti lontani dai videoschermi: Il bambino ha bisogno di toccare cose reali e di giocare con i suoi compagni, non con uno schermo”.  Si va verso una deprivazione esperienza: ore sottratte alla vita concreta, il bambino è un grumo di esperienza”.

 Secondo Novara, la condivisione delle stesse tecnologie tra genitori e figli è un esempio di una eccessiva “parità” dei genitori di oggi che non riescono più a mantenere una “giusta distanza” dai figli”.

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