E’ morto don Riboldi, prete dei terremotati e vescovo anti-camorra

Cronaca
Monsignor Antonio Riboldi in una foto del 2001 (Fotogramma)

Si è spento all'età di 94 anni, a Stresa, l'ex vescovo che guidò la marcia contro i clan camorristici di Ottaviano, città del boss Raffaele Cutolo della Nco, e fornì sostegno alle popolazioni del Belice

Si è spento a 94 anni Don Antonio Riboldi, vescovo emerito di Acerra e uomo di chiesa sempre attento ai temi della legalità e della solidarietà. E' deceduto all'alba, nella casa dei Rosminiani a Stresa (Verbano-Cusio-Ossola), residenza nella quale si trovava sin dall'estate scorsa. Nell'immaginario collettivo Don Riboldi ha legato il suo nome alla testimonianza contro la camorra e al sostegno delle popolazioni terremotate del Belice, nel 1968. Dopo una messa prevista per martedì a Stresa, la salma di monsignor Riboldi partirà per Acerra, presso la cui cattedrale l'ex vescovo desiderava essere sepolto. Ma non è ancora chiaro se questo desiderio sarà realizzato.

Una vita per la solidarietà

Dopo 12 anni la sede vacante di Acerra trovò nel vescovo Antonio Riboldi un sostegno da tempo mancante nel territorio. Nominato per la carica il 25 gennaio 1978 da Papa Paolo VI, fece il suo ingresso in diocesi il 9 aprile dello stesso anno. Nella sua attività monsignor Riboldi contribuì a rompere il muro di omertà sulla camorra. Negli anni Ottanta fu promotore della marcia che portò migliaia di giovani ad Ottaviano, la città del boss camorrista Raffaele Cutolo. Proprio quest'ultimo, dal carcere, volle poi conoscere monsignor Riboldi per confessarsi; non fu l'unico criminale che il vescovo di Acerra accettò di ascoltare. Prima di esser nominato vescovo ad Acerra, Riboldi aveva legato il suo nome alla solidarietà per i terremotati del terremoto del Belice, in Sicilia, del 1968. "Ricordo quella notte", aveva raccontato nel 2013 in un'intervista rilasciata alla Diocesi di Mazara del Vallo, "in pigiama uscimmo tutti e tre sacerdoti percorrendo le strade piene di calcinacci cercando di aiutare chi fosse stato colto in casa... Non nascondo la mia grande tristezza quando vidi la bella chiesa madre ridotta a un mucchio di calcinacci". Curioso e aperto alla modernità, Riboldi è stato uno dei primi vescovi a sbarcare su Internet nel 1997, ricorda la Diocesi di Acerra in una nota, "fino a poco tempo fa le sue omelie arrivavano a centinaia di migliaia di persone".

Il ricordo della Diocesi di Acerra

"Profondo, indelebile è il legame che unisce la Chiesa acerrana al suo 'don Antonio', tanto da associare ancora oggi la città al nome del suo vescovo emerito" si legge nella nota della Diocesi di Acerra, "legame rimasto tale anche dopo la rinuncia del presule all’esercizio episcopale per limiti di età nel dicembre del 1999, tanto da scegliere di rimanere a vivere in città continuando a celebrare Messa nella Chiesa dell’Annunziata, e da dichiarare più volte pubblicamente la volontà di essere seppellito in Cattedrale".

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