Bandiera neonazi in caserma, la procura militare: "Problema culturale"

Cronaca
Un fotogramma del video de "IlsitodiFirenze" che ha diffuso le immagini della bandiera (Foto Ansa)

Il procuratore Marco De Paolis, che ha aperto l'inchiesta sul vessillo esposto da un carabiniere nella sua camera a Firenze, spiega: "Probabilmente non è stato commesso nessun reato militare, ma bisogna interrogarsi sulla formazione dei giovani"

“Probabilmente non è stato commesso nessun reato militare, ma c'è un problema disciplinare e un grande problema culturale”: il procuratore militare Marco De Paolis commenta così, al Giornale Radio Rai, l’inchiesta aperta da lui stesso sulla bandiera del Secondo Reich esposta da un militare alla caserma Baldissera di Firenze. Per il militare, un 20enne, non sembrano configurabili al momento reati né ordinari né militari. Le norme della legge Mancino del 1993, che sanziona gesti, azioni e slogan legati all'ideologia nazifascista, e della legge Reale del 1975 sulle discriminazioni razziali, non dovrebbero essere applicabili a questo episodio. Intanto emerge che nella camera del militare, che non era singola ma ospita più posti letto, ci sarebbe anche un poster di “Call of Salveenee”, parodia già nota del videogioco “Call of duty”, in cui è ritratto il leader della Lega Nord Matteo Salvini che imbraccia un mitra. Dura nota di Anpi Firenze sulla vicenda: "L'esposizione della bandiera è uno sfregio a uno dei simboli della nostra comunità. È un episodio che non va sottovalutato".

"Interroghiamoci sulla formazione culturale dei giovani"

De Paolis ha dato comunque disposizione di verificare "se invece vi siano gli estremi per configurare un qualche reato, perché la norma secondo la quale è reato esporre un vessillo che evochi il nazismo vale per i civili e non specificamente per i militari", spiega ancora il procuratore. "La questione", conclude De Paolis, "è capire cosa significa un simbolo del genere, soprattutto per un militare, credo che ci sia da interrogarsi sulla formazione culturale dei giovani prima e dei militari poi".

Sanzioni discliplinari, ma difficile ipotizzare reati ordinari o militari

Per il militare al momento, sembra esclusa la configurabilità di reati "ordinari", oltre a quella di reati militari. La legge Mancino del giugno 1993 punisce chi "in pubbliche riunioni compia manifestazioni esteriori od ostenti emblemi o simboli propri o usuali delle organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi" che incitino alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali. Nel caso in questione della caserma di Firenze, la bandiera non risulta essere stata esposta "in pubbliche riunioni", per cui il fatto di averla esposta nella camerata non costituisce violazione di legge. Ma sembra esclusa anche l'applicazione della legge Reale, del 1975, che ratificò la Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale. Questa norma infatti vieta "ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi".

La camera del militare non era singola

Non era singola la camera dove il giovane militare ha esposto la bandiera: nella caserma Baldissera di Firenze, ai circa 300 militari del battaglione sono riservate camere a due o quattro posti letto. Nella stessa camera del militare appare anche un poster di “Call of Salveenee”, parodia già nota del videogioco “Call of Duty”, in cui è ritratto il leader della Lega Matteo Salvini che imbraccia un mitra.

Anpi Firenze: "Episodio intollerabile"

L’Anpi di Firenze ha commentato duramente la vicenda in una nota congiunta con Arci e Cgil Firenze: "L'esposizione della bandiera neonazista dentro la caserma Baldissera dei carabinieri di Firenze è intollerabile. Non è solo uno sfregio a uno dei simboli della sicurezza della nostra comunità: l'Arma dei Carabinieri. Ma è anche e soprattutto un colpo al cuore dei valori sui quali si fonda la Repubblica italiana". "L'Arma dei Carabinieri", si legge ancora nella nota, "ha dato molto alla storia d'Italia e in particolare alla storia della Resistenza. Questo è un episodio che non può essere sottovalutato. I carabinieri sono uno dei presidi della nostra democrazia: se tra di loro ci sono infiltrazioni neonaziste, devono essere subito stroncate".

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