Cos'è la mandragora, pianta "magica" e velenosa

Scienze
Un esemplare di mandragora. Foto Wikimedia Commons di tato grasso (licenza Creative Commons BY-SA 2.5)
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Negli anni periodicamente si registrano casi di intossicazioni alimentari di cui sarebbe responsabile la pianta. Ha alcune proprietà benefiche, ma le sue foglie se ingerite possono provocare dolori addominali, vomito e allucinazioni fino al coma

La mandragora (nome scientifico mandragora officinalis) è una pianta della famiglia delle Solanacee, molto simile agli spinaci e alla borragine. Negli anni si sono verificati episodi di intossicazioni alimentari e persone ricoverate con sintomi tipici dell’avvelenamento da questa pianta.

Le proprietà della pianta

La mandragora ha diverse proprietà: ha potere narcotico e sedativo, favorisce quindi il sonno e aiuta anche a calmare la tosse, ha capacità analgesica e riduce il dolore. Infine ha anche benefici nella sfera sessuale: secondo gli studi antiche aumenterebbe il desiderio e aiuterebbe anche a combattere l’impotenza. Certo è che nell’antichità non si era a conoscenza della tossicità di questa pianta, motivo per cui veniva somministrata in quantità diverse a discrezione di chi la maneggiava e non con un dosaggio ben preciso. 

Perché è velenosa

Infatti la mandragora è una pianta tossica e non commestibile dato che contiene alcaloidi, gli stessi che si trovano in un'altra pianta velenosa, la belladonna. Se assunta in grande quantità, la mandragora provoca allucinazioni, vomito e problematiche gastrointestinali, tachicardia, pressione alta, convulsioni e, in casi estremi, anche la morte. A causa di queste controindicazioni non viene utilizzata in fitoterapia ma ne vengono estratti i suoi principi attivi come la scopolamina, l'atropina e la josciamina per la loro proprietà analgesica, con dosaggi ben precisi.

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La leggenda della pianta che "piangeva"

Sulla mandragora, considerata nell'antichità a tutti gli effetti magica, circolava una leggenda, nata proprio a causa delle sembianze antropomorfe della sua radice: si sarebbe messa a piangere quando estirpata dal terreno. Un metodo per evitare questo spiacevole inconveniente lo suggerisce Machiavelli: basta legarla con un guinzaglio a un cane. L'animale tirando la corda avrebbe impedito il suo lamento uccidendo istanteamente la pianta.

La commedia di Machiavelli

Proprio Niccolò Machiavelli infatti ha intitolato una sua celebre commedia come la pianta (con la variante Mandragola). L’opera è uno dei capolavori del teatro del ‘500 ed è una satira sulla società fiorentina di quel periodo. Il protagonista Callimaco, innamorato di Lucrezia, che è già sposata con un dottore in legge ma non riesca ad avere figli. Così Callimaco, convince il marito di Lucrezia che l'unico modo per avere figli sia di somministrare a sua moglie una pozione di mandragola ma il primo che avrà rapporti con lei morirà.

La pianta "magica" di Harry Potter

Il pianto della mandragora è ripreso anche dai libri e film di Harry Potter, dove la pianta viene utilizzata come antidoto per liberare alcuni personaggi dalla pietrificazione. In una scena una professoressa della scuola di magia spiega agli studenti, dotati di paraorecchi, come gestire le urla della mandragora.

Controlli dei carabinieri all'esterno di un mercato ortofrutticolo di Pozzuoli ( Napoli)  dopo i casi di intossicazione avvenuti in zona di persone che hanno mangiato mandragola, 6 ottobre  2022
ANSA / CIRO FUSCO

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Nell’antichità era considerata magica

La scena di Harry Potter prende in effetti ispirazione da basi storiche: la mandragora è stata utilizzata fin dall’antichità per via delle credenze sulle sue proprietà magiche e medicamentose. Forse anche per la forma antropomorfa della sua radice, molto simile a quella di un corpo umano. Già nell’antica Grecia la mandragora veniva usata per favorire il sonno, aggiungendone piccole quantità al cibo e al vino. Ma c’era anche chi la utilizzava come amuleto per propiziare la fortuna. Nel medioevo era considerata anche una radice cara alle “streghe” in quanto dotata di potere allucinogeno.

Mandragora

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