Unicef: in 6 mesi arrivati 12mila migranti minorenni in Italia

Cronaca
Foto d'archivio (Getty Images)
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Secondo uno studio, il 93% dei minori sarebbe arrivato da solo nel nostro Paese. La maggior parte di loro, all'inizio, non avrebbe come meta finale l'Europa. Il momento più traumatico del viaggio è il passaggio in Libia

Più di 12mila minorenni (12.239), sono arrivati in Italia nei primi sei mesi del 2017. E il 93% di loro ha viaggiato da solo. Inoltre, questi ragazzi sembrerebbero lasciare i loro Paesi d’origine volontariamente e non penserebbero, almeno in un primo momento, all’Europa come destinazione finale. Nei numeri presentati dallo studio Unicef "Bambini migranti in Italia e in Grecia", realizzato da Reach, emergono anche i dati riferiti al 2016: in quell’anno, oltre 100mila minorenni rifugiati e migranti, dei quali oltre 33.800 non accompagnati e separati (il 34%), sono arrivati in Europa.

Le differenze tra Italia e Grecia

Lo studio si basa su interviste che sono state condotte nelle due principali porte d’Europa, l’Italia e la Grecia, su un campione di 850 bambini fra i 15 e i 17 anni. Il 75% dei minorenni intervistati in Italia ha preso la decisione di mettersi in viaggio da solo. La maggior parte di questi sono maschi, tra i 16 e i 17 anni. Nel caso dei minorenni arrivati in Grecia, invece, di solito la decisione di lasciare casa è stata presa con le famiglie e i viaggi riguardano sia ragazzi che ragazze, di tutti i gruppi di età. Le indagini in territorio greco hanno anche fatto emergere che, un genitore su tre ha dichiarato di cercare un'istruzione migliore per i propri bambini e che questa è stata la motivazione principale per cui si è abbandonato il Paese d'origine. Ma le interviste hanno anche rivelato che le lunghe procedure e la confusione sui diritti dei minori hanno portato molti giovani a lasciare i sistemi d'accoglienza italiani e greci, perdendo così la possibilità di andare a scuola ed esponendosi quindi a rischi di abusi e sfruttamento.

Rapimenti e detenzioni in Libia

All’unanimità, i minori arrivati nel nostro Paese hanno descritto il tempo trascorso in Libia come il periodo più traumatico del loro viaggio via terra. Circa la metà (47%) ha detto di essere stata rapita a scopo di estorsione in Libia, e un minorenne su quattro, pari al 23%, ha raccontato di essere stato arrestato arbitrariamente e trattenuto in prigione senza accuse. Proprio i traumi subiti in questo Paese avrebbero poi spinto i ragazzi a scappare verso gli Stati europei intraprendendo la rotta del Mediterraneo centrale.

I motivi dell'allontanamento da casa: tra violenze e conflitti

Il viaggio può richiedere anche due anni o più, per i bambini. I minori si allontanerebbero dal loro Paese d’origine per la violenza subita a casa, come prima causa, ma anche per via di privazioni e di conflitti. Il matrimonio, inoltre, rappresenta una delle motivazioni principali, soprattutto tra le bambine: una su cinque indica questo fattore come motivo di fuga."Ciò che colpisce maggiormente di questo studio è che mostra per la prima volta che le ragioni che spingono i minorenni a lasciare le loro case sono in gran parte molte di più rispetto a quelle identificate in precedenza, e minori i fattori di attrazione che li portano verso l'Europa", ha spiegato Afshan Khan, direttore regionale dell'Unicef per l'Europa e l'Asia centrale. 

Direttore regionale Unicef: "In Europa aspettative distrutte"

La maggioranza dei minorenni proviene da diversi Paesi dell'Africa subsahariana, ma alcuni arrivano anche posti più lontani, come  per esempio il Bangladesh. "Per coloro il cui scopo era quello di arrivare nel continente, l'attrazione dell'Europa era la possibilità di migliorare la loro istruzione, il rispetto dei diritti e avere successo nella vita", spiega il direttore Khan. "Tuttavia", afferma, "una volta raggiunta l'Europa, la realtà è tristemente diversa e le loro aspettative sono distrutte".

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