Avrebbero raccolto e inviato denaro per finanziare in Albania l'attività terroristica dell'Imam della Moschea "Xhamia e Letres" a Kavaje (Tirana), ritenuto vicino all'Isis e già condannato a 17 anni di carcere per aver reclutato decine di combattenti inviati in Siria
Quattro persone sono state raggiunte da misure cautelari a Cuneo e a Bari per reati connessi al terrorismo internazionale. L'operazione è stata compiuta dagli agenti di polizia della Digos. Si tratta di quattro cittadini di origine albanese da anni residenti in Italia. Secondo le accuse formulate dalla Dda di Bari, avrebbero raccolto e inviato denaro per finanziare in Albania l'attività terroristica dell'Imam della Moschea "Xhamia e Letres" a Kavaje (Tirana), Genci Abdurrahim Balla, ritenuto vicino all'associazione Isis Daesh e già condannato a 17 anni di carcere per aver reclutato decine di combattenti inviati in Siria.
La raccolta di denaro
Agli arresti domiciliari sono finiti Yljan Muca, 31 anni, Roland Leshi, 37 anni, Elsio Ramku, 33 anni, Roland Belba, 37 anni, residenti tra Bari, Adelfia e Rutigliano. Uno dei quattro arrestati, Ramku, ha ottenuto anni fa la cittadinanza italiana e dopo aver superato un concorso pubblico è diventato dipendente comunale e lavora nell'ufficio tecnico del Comune di Bari. Muca sarebbe stato il promotore dell'iniziativa di raccolta del denaro, Leshi e Ramku avrebbero avuto il ruolo di intermediari e Belba, cognato di Muca, con la complicità di altre due persone in Albania, avrebbe materialmente trasferito i soldi attraverso canali non tracciabili e, in un caso, trasportando il denaro in un borsone nascosto in un camion a bordo di un traghetto.
Le indagini
Negli ultimi due anni sono stati documentati viaggi ogni due mesi. I fatti contestati risalgono al periodo compreso tra maggio e luglio 2020. All'indagato Muca è contestato anche il reato di apologia di terrorismo per aver diffuso tramite una chat whatsapp, la stessa sulla quale avrebbe lanciato la raccolta di denaro, il link di un video sull'arresto di 40 sospetti affiliati all'Isis "con la raffigurazione delle effigi di alcuni Imam, tra cui Genci Abdurrahim Balla - si legge negli atti - , con conseguente rievocazione ed esaltazione della condotte commessi da questi e delle ragioni della detenzione con presa di distanza dall'azione della polizia". Le indagini della Digos, coordinate dal pm Domenico Minardi, hanno accertato che uno degli arrestati avrebbe anche condiviso su Telegram documenti "di chiara matrice jihadista", video e audio di propaganda dell'Isis/Daesh, comunicati degli ex leader dello Stato islamico Abu Bakr Al Baghdadi e del suo successore Ebu Ibrahim El Hashimi El Lureshi, tutti tradotti dall'arabo in albanese.
Le intercettazioni
Il Covid è "un minuscolo soldato di Allah, mandato sulla terra per punire la miscredenza degli occidentali". È una delle frasi intercettate durante l'inchiesta sul presunto gruppo di finanziatori dell'Isis. "Il coronavirus - dicono gli indagati - è stato creato e voluto da Allah per ricordare la natura insignificante degli uomini sulla terra".
Il procuratore: "Visione di contrapposizione estrema tra Occidente e Oriente"
"Ci sono molte conversazioni in cui si fanno analisi di vicende internazionali. Ce n'è una che ha colpito particolarmente, del luglio 2020, perché, a distanza di tempo, letta oggi fa un certo effetto: si parla dei Balcani e dell'Ucraina in una visione di contrapposizione estrema tra Occidente e Oriente". Lo ha detto il procuratore aggiunto di Bari Francesco Giannella, coordinatore della Dda. "Si parla di una appropriazione dell'Ucraina da parte degli occidentali - ha spiegato Giannella - finalizzata ad appropriarsi del gas ucraino. Non serve a dare una lettura delle vicende attuali, questo è chiaro, però fa capire qual è il substrato culturale e di convinzioni che serpeggia in certi ambienti, che vedono ogni evento internazionale come un evento di contrapposizione estrema tra Occidente e Oriente".