Green Pass a mensa, scatta lo sciopero in un'azienda nel Cuneese

Piemonte

Due ore per ogni turno di lavoro, ad oltranza fino a quando non verrà ristabilito il "diritto alla mensa", dicono Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil e Ugl, sigle sindacali presenti nell'azienda Itt di Barge che produce pastiglie e impianti frenanti per il settore automotive

Green Pass obbligatorio per la mensa aziendale e alla Itt di Barge, multinazionale che nello stabilimento in provincia di Cuneo produce pastiglie e impianti frenanti per il settore automotive, scatta lo sciopero. Due ore per ogni turno di lavoro, ad oltranza fino a quando non verrà ristabilito il "diritto alla mensa", dicono Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil e Ugl, le quattro sigle sindacali presenti nell'azienda, che sembra intenzionata a tirare dritto. (COVID, AGGIORNAMENTI - SPECIALE).

Il Green Pass per entrare in mensa

Perché "movimentare cibo internamente è complesso e genera traffico di persone - spiega Nicola Parrini, vicepresidente Itt - E il nostro reale interesse è mantenere le persone in sicurezza all'interno dell'azienda". Dopo il caso di quest'estate alla Hanon Systems di Campiglione Fenile, nel Torinese, è di nuovo una azienda piemontese ad alimentare il dibattito sul certificato verde anche se, precisa Maria Grazia Lusetti della Filctem Cgil di Cuneo, "non è uno sciopero contro il Green pass ma sul diritto alla mensa". L'azienda ha infatti deciso di limitare l'accesso alla mensa aziendale dello stabilimento di Barge, dove operano circa 1.200 dipendenti, ai lavoratori in possesso del Green pass, ma - si lamentano i sindacati - non ha messo a disposizione un buono pasto né il 'lunch box' o un servizio di asporto per chi non ha la certificazione verde. C'è una tensostruttura esterna, quello sì, ma il pasto va portato da casa. E gli operai hanno anche a disposizione la possibilità di un tampone antigenico, a carico dell'azienda, per ottenere il Green Pass temporaneo. "Non c'è alcuna norma nazionale che preveda questo tipo di trattamento - sostiene Daniela Barattero, della Femca Cisl - Ci troviamo di fronte a una 'fuga in avanti' dell'azienda, che avrebbe dovuto attivare un servizio di ticket, di buono pasto, o un servizio da asporto".

La decisione dell'azienda

La posizione dell'azienda, però, è ferma. "Dal primo giorno di emergenza sanitaria abbiamo messo in campo energie e risorse per la salvaguardia del personale, con misure di prevenzione e di sicurezza sanitaria davvero alte - ricorda il vicepresidente Parrini - Da un anno abbiamo predisposto un hub interno per i tamponi, gratuiti. Movimentare cibo internamente è complesso e genera traffico di persone. Non ci sembrava una strada percorribile quella dell'asporto. Il nostro reale interesse è mantenere le persone in sicurezza all'interno dell'azienda".

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