Covid, procuratore Torino: "Processi mafia a rischio, problema serio"

Piemonte

Secondo il magistrato il tema "dovrebbe essere affrontato con adeguati strumenti di carattere normativo, di vario possibile rango, al fine di regolarne gli effetti, anche sul punto specifico dei termini custodia cautelare"

Un problema serio da affrontare "con adeguati strumenti di carattere normativo". Lo sostiene Anna Maria Loreto, procuratore capo a Torino, riferendosi ai processi sulla criminalità organizzata, a rischio per l'emergenza Covid (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA - MAPPE E GRAFICI).

"Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria non ha colpe"

Loreto definisce il problema "serissimo" da non addebitare a una qualche disfunzione organizzativa del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Secondo il magistrato il tema "dovrebbe essere affrontato con adeguati strumenti di carattere normativo, di vario possibile rango, al fine di regolarne gli effetti, anche sul punto specifico dei termini custodia cautelare".

"Non bisogna vanificare il lavoro giudiziario"

Secondo Loreto occorrono provvedimenti che permettano di "non vanificare un lavoro giudiziario che, avendo come obiettivo la decisione finale del giudice, deve procedere, nonostante la gravissima situazione epidemiologica, in tempi ragionevoli, considerando anche quanto sia difficile, nell'attuale contingenza, celebrare i processi e celebrarli in condizioni di sicurezza sanitaria, per tutti i protagonisti". Per questo motivo e con questa sola finalità, precisa il magistrato, "sto predisponendo una nota per informare il Procuratore Nazionale Antimafia, il Capo del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria, nonché il Procuratore Generale di Torino, in ordine a questi problemi che sono emersi, che possono avere portata di carattere generale in ogni sede d'Italia e che possono incidere negativamente sui termini di fase della custodia cautelare, con conseguente possibilità di scarcerazione di pericolosi imputati. Sempre coniugando le esigenze di prevenzione con quella della salute degli stessi imputati e degli operatori penitenziari. Ed a loro che ho intenzione di rivolgermi perché se ne facciano interpreti ai vari livelli di decisione, anche con proposte che, se necessario, potranno essere anche di carattere normativo".

"Sistema delle videoconferenze è di quotidiano e sicuro utilizzo"

Quanto al Dap, il procuratore Loreto sottolinea che il sistema delle videoconferenze, predisposto e gestito da lungo tempo dal Dipartimento, "è di quotidiano e sicuro utilizzo, e l'interlocuzione con l'amministrazione e il suo vertice è, ugualmente, costante, produttiva e di grande collaborazione. Quello che, invece, si rivela come un formidabile ostacolo alla celere trattazione e definizione di processi per gravi fatti di reato collegati all'azione della criminalità organizzata e non solo - aggiunge - è la necessità di applicare rigorosi protocolli sanitari che sono diretta conseguenza delle linee nazionali in tema di prevenzione e precauzione sanitaria e ai quali non è consentito derogare, neppure da parte del vertice del Dap".

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