Infezione da legionella: grave un detenuto 50enne del carcere di Ivrea

Piemonte
Immagine di archivio (ANSA)

L’uomo è stato ricoverato d’urgenza nel reparto di rianimazione dell’ospedale cittadino. In queste ore sono in corso una serie di controlli nel penitenziario per risalire all’origine del contagio 

Un 50enne detenuto nel carcere di Ivrea (in provincia di Torino) è stato ricoverato d'urgenza nel reparto di rianimazione dell'ospedale cittadino a seguito di un'infezione da legionella. L'uomo, probabilmente già alle prese con alcuni problemi di salute che lo hanno predisposto alla malattia, si trova in gravi condizioni.

I controlli nel carcere

Il servizio di igiene e sanità pubblica dell'Asl To4 sta effettuando alcuni accertamenti per risalire all'origine dell'infezione, dato che la legionella non si trasmette da persona a persona, ma per via respiratoria. Per questo motivo, nel penitenziario di Ivrea, sono in corso in queste ore una serie di controlli negli impianti di trattamento dell'aria e di ricircolarizzazione delle acque.

Il segretario generale dell’Osapp: “Si faccia luce sul caso”

Il segretario generale dell’Osapp, Leo Beneduci, ha commentato: "Si faccia luce al più presto sulle cause del caso di legionella nel carcere di Ivrea così come appreso dagli organi di informazione. Ne va anche della incolumità della salute dei nostri agenti di polizia penitenziaria. La sicurezza dei luoghi di lavoro è una priorità dalla quale non si può prescindere, a tutela di tutti. Sia del personale di polizia penitenziaria e del personale del comparto funzioni centrali, sia della popolazione detenuta. Da più di un anno, l'Osapp aveva segnalato la necessità di controlli a causa del fatiscente stato dell'istituto penitenziario, tanto da suggerirne la chiusura per intervenire con i necessari lavori di messa in sicurezza".

Altro caso di legionella nel Salernitano

Domenica 12 gennaio, un 59enne di Buonabitacolo (in provincia di Salerno), che era già ricoverato in ospedale, è morto di legionella. L'Azienda sanitaria locale, insieme all'Arpac, aveva avviato subito i controlli per identificare il luogo nel quale è avvenuto il contagio. Dai primi accertamenti effettuati, era stato possibile escludere che l'infezione fosse stata contratta all’interno del nosocomio.

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