Valle di Susa, no Tav lanciano petardi e pietre: respinti con idranti. VIDEO
PiemonteDisordini tra i manifestanti e il reparto mobile della polizia: identificati 25 militanti del centro sociale Askatasuna di Torino
Tensioni, ieri sera in Valle di Susa, dopo "l'apericena No Tav" organizzata sotto la tettoia di Giaglione, nel Torinese, alla vigilia della marcia contro la linea ad alta velocità Torino-Lione in programma da Susa a Venaus. Un centinaio di attivisti del movimento No Tav hanno appiccato un incendio, in Val Clarea, al jersey davanti al cantiere.
Le tensioni
Circa 40 manifestanti hanno lanciato una cinquantina di grossi petardi e pietre contro il reparto mobile della polizia, che ha risposto con idranti e lacrimogeni. La situazione è poi tornata calma. Gli agenti della Digos hanno identificato 25 militanti del centro sociale Askatasuna di Torino che verranno denunciati per incendio e inottemperanza all'ordinanza prefettizia che vieta l'accesso alla zona rossa vicino al cantiere Tav. Dieci di loro avevano il foglio di via obbligatorio da Giaglione. Le indagini della Digos proseguono per individuare altri responsabili degli incidenti.
La manifestazione di oggi
Il corteo di oggi, un'iniziativa che si ripete per ricordare l'8 dicembre 2005, quando i manifestanti si scontrarono con le forze dell'ordine per liberare i terreni confiscati per la Tav, è partito da Susa e ha raggiunto Venaus. In prima fila molti sindaci della Valle di Susa schierati contro la Tav, tutti con la fascia tricolore. "Questa marcia vuole celebrare quella del 2005, una di quelle giornate che resta nella storia di chi crede nella democrazia - dice Nilo Durbiano, sindaco di Venaus all'epoca dei fatti - Oggi si ripropongono questi valori, anche se c'è una sorta di torpore. La marcia è un invito a riprendere la lotta con maggior vigore".
Presente una delegazione di Fridays for Future della Valsusa
Al corteo erano presenti anche una delegazione di Fridays for Future della Valle di Susa, Legambiente Piemonte, esponenti della Fiom-Cgil. Centrale, come ricordato dallo storico leader No Tav Alberto Perino, il tema ambientale. "La Torino-Lione è un delitto climatico", era scritto su bandiere e striscioni. "Oggi è una giornata importante a cui non rinunceremo mai - dicono i manifestanti - Continuiamo a resistere anche se stiamo affrontando un momento delicato perché alcuni di noi stanno scontando pene ingiuste a fronte di una lotta giusta".
Il leader dei No Tav: “Ecocidio che contribuisce a distruggere il pianeta”
"Il Tav è un ecocidio che contribuisce a distruggere il pianeta", ha affermato Perino. "Ci stanno mettendo in galera ma il popolo No Tav è qui per salvare il pianeta e le casse di questo povero disgraziato Stato - aggiunge Perino - Trent'anni di cantiere emetterebbero una quantità di Co2 che non si riuscirebbe a recuperare nemmeno in un secolo. Oggi nessuno può permettersi di peggiorare la situazione di questo Pianeta, che è già drammatica. Ogni anno noi usiamo due mondi, ma ne abbiamo uno solo. E sarebbe bene che la gente iniziasse a preoccuparsi. Ci davano per morti - conclude il leader No Tav - ma siamo sempre qui".
La pasionaria No Tav: “Vengono criminalizzate delle giuste istanze”
"La repressione è segno della loro debolezza e della nostra forza", ha detto Nicoletta Dosio, 73 anni, la pasionaria del movimento No Tav che negli scorsi mesi è stata raggiunta da un ordine di carcerazione per una dimostrazione del 2012 al casello di Avigliana (Torino) dell'autostrada del Frejus. "Sono anni che, sulla falsariga del tribunale alla Caselli, alla Rinaudo e alle Padalino (i magistrati che si sono occupati delle inchieste, ndr), vengono criminalizzate le giuste istanze di persone che diffondono il diritto alla nuda esistenza – ha aggiunto Dosio - La vera forza sta nel popolo che lotta. Noi non siamo soli, abbiamo saputo coinvolgere altre realtà. E per ognuno di noi questo è motivo di orgoglio".