Torino, traffico clandestino di migranti: quattro arresti

Piemonte
Le rotte del traffico di migranti (ANSA)

Tra gli otto indagati figura anche un avvocato della città, sottoposto a obbligo di dimora, il quale avrebbe agevolato le pratiche per ottenere i permessi di soggiorno. Gli indagati devono rispondere di favoreggiamento all'immigrazione clandestina 

Otto persone, accusate di aver organizzato un traffico clandestino di migranti, sono state raggiunte questa mattina da altrettante misure cautelari (tra le quali 4 arresti e 2 obblighi di firma) eseguite dai carabinieri del Comando provinciale di Torino. Secondo quanto emerso, alcuni persone originarie del Pakistan, del Bangladesh e dell'India avrebbero organizzato e gestito il traffico clandestino di connazionali, anche di minorenni. Tra i destinatari dei provvedimenti c'è anche un avvocato torinese che, sotto compenso, avrebbe agevolato le pratiche per ottenere i permessi di soggiorno. Il legale è stato sottoposto all'obbligo di dimora e il suo ufficio è stato perquisito. Gli indagati devono rispondere di favoreggiamento all'immigrazione clandestina.

Il traffico di migranti

Le indagini sono scattate nell'aprile dello scorso anno. Un uomo originario del Bangladesh ha raccontato agli inquirenti, coordinati dal pm Chiara Maina, che la sorella era stata picchiata dal marito perché si rifiutava di falsificare un certificato di matrimonio e altri documenti per far arrivare in Italia due minori spacciandoli per loro figli. "Il gruppo - spiega il comandante provinciale dei carabinieri di Torino, colonnello Francesco Rizzo - si preoccupava di fornire documenti falsi, false attestazioni di ospitalità e false istanze di ricongiungimento familiare per favorire l'ingresso in Italia di connazionali". I migranti venivano ospitati in appartamenti del Piemonte, della Liguria e della Lombardia e il gruppo ne curava l'espatrio verso la Francia e il Nord Europa. "Si parla di decine di viaggi al mese pagati tra i 400 e gli 8mila euro", dice il comandante del Reparto Operativo Giuliano Gerbo. Nelle intercettazioni gli indagati definivano i migranti "roba". Pakistani e bengalesi arrivavano tramite un ponte aereo con tappe ad Abu Dhabi e Malta.  

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