I poliziotti, in servizio presso la Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino, sono stati messi ai domiciliari. L’indagine riguarda presunti "plurimi e gravi episodi" di abusi
Sei agenti di polizia penitenziaria, in servizio presso la Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino, sono stati arrestati questa mattina e messi ai domiciliari per presunti "plurimi e gravi episodi di violenza" sui detenuti del carcere cittadino. Le accuse sono di tortura e abuso di autorità. L’indagine è scattata da un esposto di Monica Gallo, garante delle persone private della libertà personale del Comune di Torino, che inoltrò la denuncia il 3 dicembre 2018 spiegando di avere raccolto le testimonianze di alcuni reclusi. Le violenze - spiega una nota della Procura - sarebbero state commesse tra l'aprile 2017 e il novembre 2018.
Il reato di tortura
Il reato contestato nei confronti dei sei agenti è quello previsto dall'articolo 613bis del codice penale, che punisce con la reclusione da 4 a 10 anni chi "con violenze o minacce gravi, ovvero agendo con crudeltà, cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico a una persona privata della libertà personale o affidata alla sua custodia".
Le minacce
"Ti renderemo la vita molto dura" oppure "Ti dovrei ammazzare e invece devo tutelarti". Erano di questo tenore le frasi che gli agenti rivolgevano ai detenuti, in particolare a quelli condotti in carcere per violenza sessuale. Le minacce si concretizzavano poi in perquisizioni definite dagli inquirenti "arbitrarie e vessatorie", devastazioni delle celle e vere e proprie spedizioni punitive con schiaffi, pugni, calci. In un'occasione uno dei reclusi, in attesa di un Tso, fu chiuso in uno stanzino e malmenato: mentre urlava per il dolore, gli agenti "ridevano". Stando a quanto emerso, gli episodi riguardavano il padiglione C, dove alla sera un gruppo di agenti si dedicava alle vessazioni, e da alcuni mesi, con l'entrata in servizio di un nuovo operatore, erano diventati "ricorrenti".
Indagini in corso
A eseguire l'ordinanza del Gip del Tribunale di Torino il Nucleo Investigativo Centrale della polizia penitenziaria. L'indagine, gestita dai pm Paolo Borgna Enrica Gabetta e Francesco Pelosi, riguarda anche altri soggetti indagati a piede libero ed è ancora in corso. Gli inquirenti intendono infatti accertare "eventuali responsabilità penali di altri soggetti" e "se ci siano stati altri episodi analoghi, oltre a quelli finora denunciati". L'applicazione delle misure cautelari, precisa ancora la procura, si è resa necessaria per evitare il pericolo di inquinamento probatorio.
Secondo il gip, gli agenti di polizia penitenziaria si sono comportati con "spudorato menefreghismo e senso di superiorità verso le regole del loro pubblico ufficio", dimostrando di "non credere nell'istituzione di cui fanno parte".
Antigone: "Segnalammo un peggioramento della situazione"
"Nei casi come questo di Torino non resta che augurarsi che si faccia al più presto chiarezza su quanto avvenuto", dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. "Più volte - afferma - avevamo segnalato negli scorsi mesi come il clima all'interno delle carceri stesse andando peggiorando, e come cattivi maestri al potere stessero esacerbando il linguaggio, rendendo comprensivo, se non addirittura benevolo, quell'uso e abuso di una violenza 'illegale', 'arbitraria' e 'rapsodica'. Un uso del linguaggio riscontrabile anche su blog informativi della polizia, con detenuti appellati come 'bastardi' o nella migliore dell'ipotesi camosci, riproponendo uno slang carcerario antico, offensivo e violento". Gonnella ricorda inoltre che "dopo la notizia delle presunte violenze nel carcere di San Gimignano il senatore ed ex ministro Matteo Salvini si era recato fuori dal carcere per portare solidarietà agli agenti indagati. Avevamo sottolineato come questo fosse un tragico errore".
Osap: "Attuale Amministrazione vera responsabile"
A proposito degli arresti è intervenuto Leo Beneduci, segretario generale dell'Osapp, Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria. L'arresto di sei agenti della polizia penitenziaria in servizio al carcere di Torino "dimostra al di fuori di ogni possibile dubbio il grave stato di disorganizzazione e l'assenza di qualsiasi capacità gestionale da parte degli attuali organi centrali dell'Amministrazione Penitenziaria", le sue parole. Il leader del sindacato accusa l'amministrazione di "non prendere atto in misura adeguata dello stato di abbandono e delle continue frustrazioni, offese e aggressioni subite ogni giorno dalle donne e dagli uomini della Polizia Penitenziaria in servizio nelle carceri italiane". Il timore dell'Osapp rispetto al reato contestato, quello di tortura, è "di un 'effetto a catena' che investa ogni criticità esistente nelle carceri italiane, stante l'elevatissima attenzione degli organi amministrativi e politici riguardo alle condizioni della popolazione detenuta italiana, a differenza del persistente disinteresse per l'effettiva vivibilità lavorativa delle carceri per il personale di polizia penitenziaria". "Indispensabile", per Beneduci è "l'avvicendamento urgentissimo dell'attuale Capo del Dap, Francesco Basentini", e che il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede "assuma in prima persona al di là delle facili comunicazioni l'onere di una riorganizzazione integrale del sistema penitenziario oggi quanto mai inefficiente e dispendioso per la collettività anche in termini di sicurezza ed i cui disagi e le cui mancanze sono pagati principalmente sulla pelle dei 38mila poliziotti penitenziari italiani".