Grattacielo Piemonte, 10 indagati per falso e peculato

Piemonte
Foto di Archivio (ANSA)

Alcuni funzionari ed ex funzionari regionali e amministratori di società sono accusati di aver falsificato i registri della contabilità, sottraendo oltre 15 milioni di euro dalle casse della Regione Piemonte

Due funzionari, due ex funzionari della Regione e sei amministratori di società di costruzioni rischiano il processo a Torino nell'ambito di indagini che ruotano attorno al cantiere per la costruzione del grattacielo Piemonte. Le accuse, a seconda delle singole condotte, vanno dall'abuso d'ufficio all'inadempienza contrattuale, al peculato e al falso ideologico. Al centro dell'inchiesta, la fornitura di materiali scadenti e la falsificazione dei registri della contabilità con la scomparsa di oltre 15 milioni di euro dalle casse della Regione Piemonte per materiale mai entrato nel cantiere del grattacielo che accoglierà i nuovi uffici regionali, in zona Lingotto. I carabinieri del Nucleo investigativo hanno notificato loro l'avviso di conclusione indagini firmato dai pm Enrica Gabetta e Francesco Pelosi, che di norma precede il rinvio a giudizio.

L'attività investigativa

L'indagine, un'inchiesta bis, è iniziata lo scorso anno. Nell'ambito del primo filone, lo scorso 27 febbraio il tribunale aveva assolto tutti i sei imputati dai reati di corruzione, falso e abuso: nel mirino, in quell'occasione, era finita la scelta (finalizzata a favorire un gruppo di imprese in regime di subappalto, secondo le accuse non convalidate dai giudici) di apportare una variante al progetto originale, firmato dall'archistar Massimiliano Fuksas.

I materiali scadenti

Secondo l'inchiesta bis, due funzionari, il direttore dei lavori e il responsabile unico di procedimento, nel 2014 modificarono la pavimentazione originaria (un totale di 47 mila metri quadri) e invece di marmi e Pietre di Luserna vollero un certo tipo di piastrelle, indicando la ditta fornitrice. Che però, secondo le indagini, fornì materiali scadenti: le piastrelle erano porose e deformabili, tanto che molte si danneggiarono. I materiali, non conformi agli standard richiesti, furono sequestrati lo scorso 15 febbraio. 

I 15 milioni scomparsi

I 15 milioni, fra il 2014 e il 2015, furono liquidati alla società Torre Regione Scarl facendoli risultare - secondo le accuse - negli stati di avanzamento lavori e nei mandati di pagamento come compensi alle aziende per opere mai eseguite e materiali mai entrati in cantiere. Su dove sia finito il denaro ci sono ancora in corso accertamenti dei carabinieri.

Il commento dei M5s

"Una lunga telenovela con un finale già scritto: a pagare il conto saranno i piemontesi", si legge in una nota del gruppo regionale M5S Piemonte. Lo scorso venerdì, i pentastellati - come oggi hanno fatto anche i Radicali - hanno chiesto all'assessore al Patrimonio di riferire sullo stato dei lavori, sull'appalto per gli arredi, sulle riserve per oltre 65 milioni di euro da parte delle aziende subentrate. "Più che un grattacielo - aggiungono - sembra un pozzo senza fondo fatto di sprechi, malaffare e tutti i vizi della vecchia politica". 

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