In Siria contro l'Isis, Procura di Torino: "Misura non legata a Ypg"

Piemonte
Foto di archivio (Getty Images)
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La Procura diffonde una nota in cui specifica che la sorveglianza per i torinesi che si sono uniti alle milizie curde prescinde dalla natura politica del gruppo che li ha addestrati 

La sorveglianza speciale per gli antagonisti che in Siria si sono uniti alle milizie curde dello Ypg "prescinde, secondo il dettato della legge, dalla natura politica del gruppo che ha operato l'addestramento" di tipo militare. È quanto afferma la Procura di Torino, in un comunicato firmato dal procuratore vicario Paolo Borgna.

La Procura: "Non sono indagati per terrorismo"

"La Procura – si legge nel testo - precisa di non aver indagato questi cittadini italiani per il reato di 'arruolamento con finalità di terrorismo anche internazionale' (art. 270 quater c.p.) ma di aver semplicemente proposto una sorveglianza su giovani che, avendo in Italia precedenti penali per reati di violenza legati a fatti politici, hanno acquisito un addestramento militare presso gruppi armati stranieri. La proposta prescinde, secondo il dettato della legge, dalla natura politica del gruppo che ha operato l'addestramento".

Presidio di solidarietà il 23 gennaio

Un presidio di solidarietà ai cinque antagonisti destinatari della richiesta di 'sorveglianza speciale’ è stato annunciato, via internet, per il 23 gennaio a Torino, in occasione dell'udienza in tribunale. La richiesta di sorveglianza speciale è stata "avanzata - si legge - dal pubblico ministero Emanuela Pedrotta, specializzata nella sistematica persecuzione della lotta No Tav e dei militanti politici torinesi", e "parte dall'ipotesi della pericolosità sociale dei cinque i quali, unendosi alle YPG e alle YPJ, le unità di protezione popolare impegnate nella lotta contro Isis, avrebbero imparato l'uso delle armi". Per i promotori dell'iniziativa la ricostruzione della procura è "al tempo stesso sommaria e lapalissiana" oltre che "generalizzazione pericolosa che sembra minare il diritto e dovere di cronaca" visto che i cinque, con le loro corrispondenze dalla zona, hanno svolto anche attività di informazione da "uno scenario altamente mistificato nei media occidentali come quello del conflitto siriano".
 

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