Omicidio Matilda, chiesta assoluzione per ex compagno della madre

Piemonte
Immagine d'archivio (Agenzia Fotogramma)

Resta irrisolto il delitto in cui nel 2005 perse la vita, in una villetta di Roasio, provincia di Vercelli, Matilda, di 23 mesi. Il Procuratore: "E' una sconfitta del sistema giustizia" 

Resta irrisolto il delitto in cui nel 2005 perse la vita, in una villetta di Roasio, provincia di Vercelli, Matilda, bimba di 23 mesi. La Procura Generale di Torino infatti ha chiesto di non condannare Antonino Cangialosi per la morte della piccola, nel processo che si sta celebrando oggi, venerdì 23 novembre, in Corte d’Assise D’Appello. Nel 2012 invece era stata assolta in via definitiva la madre, Elena Romani, all’epoca dei fatti compagna di Cangialosi.

La dinamica del delitto

La piccola morì per le conseguenze di un colpo alla schiena, che le procurò gravissime lesioni interne e un'emorragia. Quel giorno Matilda era in casa con la madre e il compagno di lei, Cangialosi. Matilda era nata da una relazione precedente della donna.

"Giustizia sconfitta"

"E’ una sconfitta personale per tutti noi che ci siamo occupati del caso e una sconfitta del sistema giustizia, ma condannare una persona sulla base delle risultanze dei vari processi non si può", ha dichiarato il Procuratore generale, Marcello Tatangelo, nel chiedere ai giudici di assolvere Antonino Cangialosi dall'accusa di omicidio. Il Procuratore inoltre nel suo intervento ha osservato che le tre sentenze pronunciate finora dalle diverse sedi giudiziarie occupatesi del caso (a Vercelli, Novara e Torino) spesso "hanno dato interpretazioni drammaticamente differenti sugli stessi elementi di prova". "Siamo - ha sottolineato il magistrato - nel campo della prova indiziaria. E la quasi totalità degli indizi è probatoriamente neutra. Su chi sia stato a colpire Matilda non c'è nessuna certezza". 

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