Il processo davanti alla corte d'Appello di Torino si è aperto oggi. L'uomo, accusato di aver ucciso la piccola e poi assolto nel 2016, si è avvalso della facoltà di non rispondere
Si è aperto questa mattina, a Torino, in Corte d'Assise d'Appello, il processo per il caso di Matilda Borin, la bimba di 23 mesi che il 2 luglio 2005 morì in una villetta di Roasio, in provincia di Vercelli, per un violento trauma alla schiena. Sul banco degli imputati, con l'accusa di omicidio preterintenzionale, l'ex compagno della madre della vittima, Antonio Cangialosi, assolto nel dicembre 2016 con rito abbreviato per non aver commesso il fatto.
Il dibattimento in aula
L’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere. L'ex compagna e madre della bambina, Elena Romani, hostess di Busto Arsizio (Varese), difesa dall'avvocato Roberto Scheda, è stata sentita come testimone assistito, dichiarando di essere "a disposizione per qualsiasi chiarimento".
La donna ha risposto alle domande del Procuratore generale Marcello Tatangelo, spiegando che, quel giorno, il suo telefono "aveva attiva la segreteria telefonica" e che "ricorda di aver risposto alla chiamata di un'amica e di aver guardato l'ora sul telefono intorno alle 16.20". Domande volte a stabilire la scansione dei tempi dell'accaduto. Romani e Cangialosi, assistito dall'avvocato Andrea Del Maestro, sono stati sentiti su richiesta della Procura "per rinnovare prove decisive”, ha spiegato Tatangelo.
“Gli altri testimoni, ovvero amici, vicini di casa, operatori sanitari intervenuti, non sono test decisivi".
Le dichiarazioni della madre della piccola Matilda
"Io voglio giustizia per la mia bambina. Quel giorno eravamo in casa in due e io sono innocente", dice Elena Romani.
"Non so perché si sia avvalso della facoltà di non risponde. Bisogna chiederlo a lui. Io pensavo avrebbe risposto, visto che è il suo processo. Io, nel mio, l'ho fatto".
La vicenda giudiziaria
Cangialosi, già prosciolto una prima volta, era nuovamente finito sotto processo dopo che la Cassazione aveva annullato la decisione del Gip di non doversi procedere nei suoi confronti, accogliendo il ricorso dei legali della madre della piccola.
La donna era stata assolta nel 2012 in via definitiva. I suoi legali avevano presentato ricorso, accolto dalla Cassazione nel marzo scorso, contro la decisione del Gip di non processare l'ex compagno.