Spitch, la tecnologia che rende sicuro il riconoscimento vocale

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Damiano Crognali

Abbiamo testato la funzionalità di riconoscimento vocale basata sulla biometria: si tratta di una procedura di autenticazione più sicura delle impronte digitale e più rispettosa della privacy del riconoscimento del volto

Pronunciare le parole "Apriti Sesamo" e riuscire ad entrare nella grotta dei 40 ladroni è oggi una realtà, ma la tecnologia vocale permette anche di rendere il riconoscimento così sicuro che nessun Alì Babà possa accedere ai tesori o alle informazioni di qualcun altro. Spitch, azienda internazionale specializzata nell’implementazione di tecnologie vocali, ha sviluppato alcune delle migliori soluzioni di applicazione dell'intelligenza artificiale e di machine learning alla voce umana.

Come funziona la tecnologia di Spitch

Spitch opera sul livello di speech-analytica, che permette di estrarre dalle conversazione tutta una serie di informazioni peculiari, con applicazioni nell'ambito della sicurezza per le forze dell'ordine o per i circuiti di vigilanza privata, o anche per il customer-care, perché permette di classificare e analizzare quello che viene detto.

Un secondo livello di attività per la tecnologia vocale è quella di virtual-assistant, cioè si fa training alla voce artificiale di una macchina per farla operare come quella di un interlocutore umano, "insegnandole" come comportarsi e agire al meglio.

Una procedura di autenticazione a prova di ladro

Ma la tecnologia di punta di Spitch è la biometria vocale, che viene considerata da molti la procedura di autenticazione più sicura: più delle delle impronte digitali, perché è piuttosto facile per i malintenzionati creare impronte false o confondere il sistema di riconoscimento, e meno invasiva del riconoscimento facciale, che apre importanti questioni per la protezione dei dati personali e per la non discriminazione.

La biometria vocale ha un vantaggio fondamentale: nessuna informazione viene memorizzata o conservata sui dispositivi mobili, a differenza di quel che accade in altre forme di autenticazione biometrica, come quella facciale, che richiede di scattare una foto o effettuare una registrazione, perché si trasforma la voce in un codice numerico. Inoltre, la voce umana è anche molto più complessa da imitare alla perfezione, rispetto, ad esempio, a un’impronta digitale. “La biometria vocale viene considerata da molti la procedura di autenticazione più sicura ed economicamente interessante per le aziende, anche perché utilizzabile in remoto via telefono, senza necessità di apparecchiature aggiuntive”, ci spiega Giovanni Mannarino, director of Sales and Consultancy di Spitch, con responsabilità del mercato italiano.

La nostra prova

Per Sky TG24 abbiamo testato proprio con Mannarino il riconoscimento vocale. Dopo aver registrato la nostra voce tramite la piattaforma abbiamo provato a dissimularla, alterandola, saltando qualche parola e provando a parlare in dialetto. La nostra voce è sempre stata riconosciuta, così come nel momento in cui abbiamo passato il nostro apparecchio telefonico ad un nostro collega, il software ha immediatamente riconosciuto che la voce era cambiata, anche se questo ha provato ad imitare il nostro timbro vocale. L'indice di voice-verify ha sempre passato i test.

Una tecnologia che migliora col tempo

Ma ancora Giovanni Mannarino ci spiega che la macchina all'inizio ci riconosce acquisendo in una prima fase una quantità sufficiente di dati minima per procedere al tracciamento di una impronta vocale, ma poi impara col tempo e l'utilizzo.

Al tempo stesso le Banche o le aziende sensibili, che usano la tecnologia di Spitch possono definire livelli di riconoscibilità più o meno alta, a seconda del cliente e della sua importanza. Le tecnologie vocali come quelle sviluppate da Spitch possono essere utilizzate non solo in ambito di customer-care o nei servizi bancari ma anche per la prenotazione di voli e hotel, agli assistenti vocali sulle navi, fino al noleggio auto. Ma questa tecnologia è impiegata molto anche in contesti ospedalieri e nelle case di cura, dove gli utenti sono spesso anziani, perché è in grado di comprendere e parlare in più lingue, persino i dialetti.

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