Sviluppo sostenibile, nell'azienda che recupera batterie elettriche

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Giuliana De Vivo, inviata a Chiampo (VI)

A Chiampo, nel vicentino, è stato brevettato un sistema per trasformare questi rifiuti in vernici per smalti. Il passo successivo? Riciclarle del tutto, creando nuove batterie da quelle esaurite 

"Anni fa avevo un'altra azienda, per la quale andai a vendere acetoni in Ghana. Presi un taxi per farmi portare verso Accra e vidi lungo un fiume montagne di rifiuti Rae, e accanto a loro ragazzini che a martellate li spaccavano in pezzi, e poi fondevano i circuiti in bracieri a carbone. Ho saputo poi che i cinesi compravano quei fusi e da lì raffinavano i vari materiali contenuti all'interno, compreso l'oro. Questi ragazzini, a 10 anni, respiravano l'irrespirabile, e in più noi europei spedivamo lì navi intere di questi rifiuti, che in realtà sono delle miniere: mi è parso tutto illogico". 

 

La storia dell'ingegnere Angelo Forestan comincia, come succede spesso, da un'intuizione osservando la realtà mentre si sta facendo altro. Grazie a quella intuizione oggi alla Spirit srl, l'azienda nella val di Chiampo fondata nel 2008, recupera - con una procedura da lui brevettata - il 75% del contenuto delle batterie di cellulari, tablet, monopattini, auto e bici elettriche o ibride, trasformandole in pigmenti per smalto.

La transizione ecologica e il fabbisogno di materie prime 

Può sembrare un comparto di nicchia, ma a guardare bene non è così, e la famosa transizione ecologica del ministro Roberto Cingolani passa proprio di qua. Basta guardare i dati pubblicati dall'Iea, l'Agenzia internazionale dell'energia in un suo recente report: entro il 2040 il fabbisogno di nichel sfiorerà quasi 4 milioni di tonnellate all'anno; quello di cobalto passerà da 21mila a 455mila tonnellate all'anno; la domanda annuale di silicio e di litio raggiungerà le 904 mila tonnellate dalle attuali, rispettivamente, 390mila e 22mila. Tutte materie prime necessarie se si vogliono via via abbandonare i combustibili fossili e puntare sulla mobilità elettrica, ma costose e difficili da reperire, anche in termini di diritti umani.

Da rifiuti a vernici per smalti 

Oggi, con una decina di dipendenti tra operai e periti chimici, alla Spirit srl si recuperano 10 tonnellate al mese di batterie elettriche. A partire da rifiuti urbani e scarti industriali vengono selezionate solo quelle agli ioni di litio e NiMh (nichel-metal), che sono poi sottoposte a un processo di inertizzazione, per eliminare i gas tossici, bruciate ad elevate temperature, finemente triturate e infine ridotte i una polvere che diventerà pigmento per smalti, di quelli che vengono usati a livello industriale su mattonelle, carrozzerie di auto, ma anche altri materiali come il legno.

Il problema della raccolta e selezione rifiuti 

Quelle che sono oggi 10 tonnellate al mese potrebbero diventare facilmente molte di più: "Con l'ultimo investimento per la nuova linea di macinazione e triturazione arriveremo a fine anno a 30-40 tonnellate al mese. Saremmo pronti ad aumentare ancora questa quantità, ma è necessario reperire batterie agli ioni di litio e NiMh a fine vita presso centri Rae e aziende private o pubblico-private: non sempre questa raccolta e selezione funziona benissimo, anche se il quantitativo di rifiuti di questo tipo, con il diffondersi della mobilità elettrica sta aumentando sensibilmente".

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Gli investimenti e l'obiettivo finale

Ma, soprattutto, il processo di raffinazione che permette di recuperare la polvere catodica contenuta in queste batterie  e trasformarla in pigmento potrebbe essere ulteriormente perfezionato, fino a produrre, da lì, batterie nuove: in questo modo, spiega Forestan, si chiuderebbe il cerchio, restituendo una seconda, nuova vita a batterie esaurite. Certo, bisogna crederci, e devono crederci anche i finanziatori, il che non è affatto scontato. La Spirit srl di Forestan è riuscita a reperire i fondi - 500mila euro solo di impianti, due milioni di euro se si considera anche tutta l'attività preliminare di ricerca, condotta con l'Università La Sapienza di  Roma -  e le autorizzazioni necessarie anche grazie all'aiuto dell'ente Fòrema, ente che fa capo ad Assindustria Veneto che si occupa proprio supportare le imprese e le start up nelle fasi iniziali del loro sviluppo”.

 

Dal pensiero ai fatti il percorso non è stato finora né veloce né facile: "All'inizio quando andavo in banca a chiedere i finanziamenti neppure capivano bene di cosa parlassi. E pensare che adesso al mio brevetto e a quello che facciamo qui sono interessate anche aziende come Tesla", osserva Forestan. 

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