Clubhouse, tutti pazzi per il social network "solo audio"

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Damiano Crognali

Abbiamo provato a lungo il social network di cui tutti parlano. È diviso in stanze e basato sulle conversazioni. Come funziona? A cosa serve? Come si entra?

Si chiama Clubhouse ed è il social network del momento. Lo dicono i dati di Google, dal momento che la parola è schizzata tra le più cercate ed è anche uno degli hashtag più popolari. Ma chiunque ci bazzichi sopra può vedere il grado di interazione e tempo speso dagli utenti sulla app. Oltre alla possibilità di stare a stretto contatto, parlare addirittura, con personaggi come Elon Musk, l'attore Asthon Kutcher o la presentatrice Michelle Hunziker.

Che cos'è Clubhouse

Clubhouse è un social network basato tutto sull’audio. Non è possibile scrivere, non è possibile postare foto o video, è possibile solo mandare note vocali o audio registrati dall'iPhone. Inoltre, più che sull’interazione uno ad uno, oppure uno a molti, è il gruppo la caratteristica principale di questo nuovo social network. Sì, perché 

si creano delle stanze a tema dove gli speaker parlano di un argomento e gli utenti possono accedere come ascoltatori e richiedere la possibilità di partecipare. Si crea così un flusso di coscienza, oppure una trasmissione radio collettiva. L’esperienza che si forma è davvero incredibile e coinvolgente. Il networking anche. E se vogliamo conversare con un singolo utente? Basta creare una stanza apposita.

Un cambio di paradigma

Ciò che salta subito all'occhio è che questo social porta via un notevole quantitativo di tempo, la voce necessita di tempo, non è possibile "sorvolare" come si fa sulla lettura, né impostare una velocità 2x come si fa a volte con le clip audio: qui tutto è in diretta. Clubhouse è ad oggi solo su invito e per chi ha un iPhone. Questo crea esclusività. Ma ancora di più l’esclusività è data dalla natura del mezzo. Parlare in pubblico esalta la natura relazionale di alcuni, ma è motivo di disagio per tanti altri, segnala il digital strategist Fulvio Julita.

Un nuovo linguaggio

Laura Manfredi, content creator e blogger con all'attivo svariati migliaia di follower su Instagram, parte da zero su questo nuovo social e subito capisce che imparare anche un nuovo linguaggio per comunicare, lei che è abituata a parlare attraverso le foto o gli scatti. "Clubhouse è come una chat di gruppo su Whatsapp - spiega - con gente che non si conosce e dove si possono mandare solo note audio". Probabilmente a decretarne il successo è stata proprio la pandemia: il periodo in cui viviamo ci ha obbligato a casa e questo ci ha portato a cercare nuove piazze virtuali. E l'interazione che avviene solo con la voce conferma il successo dei contenuti in audio online, come sottolinea anche Francesco Tassi, imprenditore nel campo dei podcast che ha creato una delle community più attive di podcaster in Italia. Secondo Tassi per la prima volta c'è un social network dove si può ascoltare, con il grande vantaggio di toglierci dalla posizione di elementi di un algoritmo, perché quello che prevale è la relazione con gli altri, in diretta e tramite l'interazione a voce.

Il rischio dell'assenza di filtri

Tuttavia bisogna fare attenzione a come ci si muove su Clubhouse. Massimiliano Dona di Consumatori.it sottolinea che la parola non ha tutti i filtri rispetto a quelli di un testo scritto su Facebook o Twitter dove, almeno di teoria, si rilegge prima di pubblicare. Con la voce, senza leggere un testo, si rischia di poter dire cose di cui potremmo pentirci in futuro.

E qui si apre un nuovo capitolo che è quello della differenza fra questo social network "tutto audio" e invece un podcast che, ad esempio, presuppone invece un lavoro editoriale e di post-produzione. Ma insomma, il successo che sta riscuotendo Clubhouse si pone sulla scia della riscoperta dei contenuti online in audio, iniziato con gli assistenti vocali come Alexa e Google Home per impartire comandi vocali e proseguito poi con l’arrivo dei podcast su Spotify.

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