Storia del codice a barre, dalla nascita ai 6 miliardi di "beep" al giorno. VIDEO

NOW

Chiara Piotto

Velocizza i tempi per i consumatori e riduce i costi per le aziende che lo impiegano come "lingua universale". E, per stare a passo con le tecnologie, si evolve di continuo. Siamo stati nella sede italiana di GS1 Italy e ne abbiamo parlato con il ceo Bruno Aceto

Dal carrello al sacchetto, il codice a barre ha compiuto 45 anni e sono sei miliardi i "beep" quotidiani che risuonano alle casse di tutto il mondo. Da consumatori di rado ci prestiamo attenzione, ma se non ci fosse dovremmo fare file molto più lunghe. In occasione di questo compleanno siamo stati nella sede milanese di GS1 Italy, l’unico ente autorizzato in Italia al rilascio, per ripercorrerne la storia.

Dal codice Morse al primo "beep" in Ohio

L'idea di un codice per riconoscere i prodotti in maniera automatica si deve a due ingegneri statunitensi, Bernard Silver e Norman Joseph Woodland. Era il 1948 e i due si trovavano in riva al mare quando ebbero l'intuizione: utilizzare i punti e le linee orizzontali provenienti dal codice Morse. Ci vollero diverse sperimentazioni per arrivare alla grafica attuale, composta da 13 cifre accompagnate da linee verticali di diverse dimensioni per la lettura ottica. Nel 1973 le principali aziende del settore alimentare degli Stati Uniti selezionarono un singolo standard per l’identificazione dei prodotti: nacque così il codice a barre GS1. Un anno dopo il codice a barre venne scansionato per la prima volta alla cassa di un supermercato nell’Ohio. Era stampato sul fianco di un pacchetto di gomme da masticare alla frutta.

Una rete da un milione di imprese

Oggi, a 45 anni di distanza, il codice a barre è diffuso in tutto il mondo e viene utilizzato da oltre un milione di imprese internazionali. A svilupparlo e implementarlo è l’organizzazione no profit GS1, rappresentata in Italia da GS1 Italy, a cui aderiscono 35 mila imprese di produzione e di distribuzione di beni di consumo. Una rete che vale almeno sei miliardi di scansioni quotidiane nel mondo. 

Una "lingua comune" per le aziende

A cambiare non è stata soltanto l'esperienza dei consumatori, ma quella delle aziende, che possono utilizzare il codice a barre come "lingua comune" internazionale. Il lavoro di ordine, gestione delle fatture e spedizione viene semplificato, risultando in un taglio di costi e tempi, come ci spiega Bruno Aceto, CEO di GS1 Italy: "Quando si parla all’interno del proprio confine aziendale tutto è più semplice, ma quando bisogna mettere in piedi delle filiere dove ci sono produttori, distributori e consumatori, è importante potersi riferire a un linguaggio comune. Il barcode è un abilitatore per l’automazione dei processi, perché rappresenta un legame tra un oggetto fisico e le informazioni che normalmente stanno su un computer, nei database. Se non ci fosse, si dovrebbe mettere in piedi una traduzione costante di quelli che sono i linguaggi proprietari delle aziende".

Barcode, sempre in evoluzione

Il codice a barre è uno standard, ma per stare al passo con le tecnologie è in continua evoluzione, adattandosi alle esigenze delle aziende e del consumatore. "Uno degli standard più recenti l’abbiamo denominato “databar”", spiega Aceto, "ed è un sistema di codifica che usiamo soprattutto per i prodotti freschi deperibili. Oltre a trasportare l’identificativo, infatti, trasporta la data di scadenza e il lotto di produzione". Facendo sì che i prodotti possano essere venduti con uno sconto oppure, se scaduti, ne venga vietata la vendita.

Dal codice a barre al web con lo smartphone

Un’altra evoluzione del codice a barre standard si chiama “Digital link”. E, come ci spiega il CEO, "è legato alla possibilità che ha il consumatore di leggere la codifica". L’ultimo passaggio è quindi nello smartphone dei consumatori, che scansionando il codice QR possono conoscere data di scadenza e valori nutrizionali, ordinare prodotti o raccogliere punti fedeltà. "Con lo smartphone ci si aspetta di poter leggere un codice e di avere delle informazioni in cambio - dice Bruno Aceto - Il digital link è il codice identificativo che, abbinato a una url, ti porta sul web e a un menu da cui si può accedere a diverse informazioni relative al prodotto. Si possono consultare così la provenienza e gli ingredienti, ma anche suggerimenti sull'utilizzo o info sulla sostenibilità". Ampliando, con un clic, il livello di trasparenza sui prodotti che compriamo. 

Tecnologia: I più letti