La Commissione ha scritto una bozza del “cookie pledge”. Ad adesione volontaria, il progetto raccomanda banner più chiari e semplici e, richiede un'alternativa tra l'abbonamento e la profilazione degli utenti nell'accesso ai siti
Annunciata per la prima volta a fine marzo, la Commissione europea ha pubblicato la bozza del cookie pledge, la proposta di legge per la regolamentazione della profilazione degli utenti su internet. Questa iniziativa – a cui le aziende sono chiamate ad aderire su base volontaria – mira a rendere la gestione dei cookie più chiara e trasparente per gli utenti in modo da evitare la cosiddetta cookie fatigue: quella dinamica per cui un costante bombardamento di banner e richieste di accettazione porta l’utente ad accettare tutto.
I principi proposti
L’idea della direttiva è quella di eliminare le informazioni ritenute poco rilevanti per il consumatore. Il nodo principale che si vuole regolare con questa iniziativa è quello del “pay or leave”, ossia l'opzione di pagare per usufruire del sito oppure essere costretti ad abbandonarlo. Una dinamica nuova che vediamo diffondersi sempre più spesso nel web. La novità più importante proposta è che i siti, giornali e i social dovranno offrire, oltre alla versione a pagamento e a quella con la profilazione pubblicitaria attiva, anche una terza via che preveda una pubblicità meno invasiva. Su questi punti è intervenuto il comitato dei garanti europei della privacy (Edpb) che, in una lettera indirizzata alla Commissione, ha proposto di indicare come alternativa l’uso della pubblicità contestuale. Il contextual advertising è una forma pubblicitaria legata al contesto in cui è fruita.
Più chiarezza e meno sforzi nella gestione dei cookie
La Commissione contesta la modalità di dare all’utente la possibilità di deselezionare ogni singolo cookie, ritenendo che si tratti di una finta trasparenza che, al contrario, spinge l’utente a cliccare sempre i pulsanti “accetta tutto” o “rifiuta tutto”. Questo dovrebbe essere possibile solo nel secondo livello di informazioni, per coloro che sono davvero interessati ad un tale grado di approfondimento. Per evitare la cookie fatigue, inoltre, non si potrà riproporre uno stesso banner più di una volta l’anno (come già richiesto dal Digital markets act) e sarà lecito usare applicazioni terze che permettano di dare istruzioni sulle proprie preferenze di trattamento dei dati (browser inclusi). Questo intervento è ancora più necessario considerando che il regolamento e-Privacy dell'Ue, originariamente previsto per aggiornare le normative sui cookie, probabilmente non sarà mai approvato, data l'incapacità di raggiungere un accordo a causa di molteplici interessi in gioco. Anche se questa nuova proposta, basata su un approccio volontario, sembra essere una misura tampone piuttosto che una soluzione definitiva. Intanto il risultato è che ogni stato membro dell'Ue va per conto suo, così come ogni Autorità garante della privacy ha le sue linee guida, che, seppur simili, non sono uguali nei 27 paesi. E questo contribuisce alla frammentazione e a creare confusione negli utenti e nelle aziende. I prossimi passi del progetto della Commissione prevedono un continuo confronto con le aziende, tenendo in considerazione i suggerimenti dei garanti della privacy in vista della prossima versione di gennaio e della presentazione del testo finale al Consumer summit di aprile 2024.