I big del web hanno eluso oltre 50 miliardi di tasse

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Per nomi del calibro di Tencent, il colosso cinese noto per la messaggistica WeChat, di Microsoft e di Alphabet si tratta di risparmi nell'ordine rispettivamente di 19,2 miliardi, 12,3 miliardi e 7,1 miliardi nel quadriennio 2019-2022

 

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I giganti del web capitanati da Amazon, Alphabet (Google) e Microsoft crescono senza sosta con un giro d'affari che è arrivato l'anno scorso a 1.792 miliardi di euro (+9,6%) a livello globale, una cifra che corrisponde al 90% del Pil italiano. Ma continuano a pagare poche tasse. Secondo una ricerca dell'ufficio studi di Mediobanca circa un terzo dell'utile prima delle imposte dei 25 maggiori gruppi del cosiddetto comparto websoft (web e software) è stato tassato in Paesi a fiscalità agevolata, dove hanno impiantato la propria sede, per risparmiare 13,6 miliardi solo l'anno passato con un'aliquota media del 15,1%, inferiore a quella teorica del 21,9%. Contando anche gli esercizi 2019-2020-2021 l'elusione fiscale raggiunge 50,7 miliardi, cumulati negli ultimi quattro anni.

La situazione in Italia

Per nomi del calibro di Tencent, il colosso cinese noto per la messaggistica WeChat, di Microsoft e di Alphabet si tratta di risparmi nell'ordine rispettivamente di 19,2 miliardi, 12,3 miliardi e 7,1 miliardi nel quadriennio 2019-2022. Se osserva l'Italia, dove i giganti del settore operano con proprie filiali concentrare nel Nord del Paese e più precisamente a Milano e provincia, il fatturato aggregato ha raggiunto 9,3 miliardi di euro nel 2022 con circa 26.400 lavoratori, saliti di 11.000 unità dal 2019, nella stragrande maggioranza dei casi assunti da Amazon che vanta il maggior numero di occupati (16.250). A livello fiscale la musica non cambia di molto rispetto a quanto avviene a livello globale.

 

L'analisi di Mediobanca

Nel 2022 i grandi nomi del websoft hanno versato al fisco italiano 162 milioni, con un tax rate effettivo del 28,3%. Considerando anche l'accantonamento per il pagamento della digital service tax, l'aliquota fiscale salirebbe invece al 36%. Nel complesso la fotografia scattata da Mediobanca, aggiornata anche ai primi nove mesi del 2023, quando il fatturato dei colossi del web a livello mondiale ha ripreso a crescere a due cifre (+10,6%), continua a essere dominata da imprese statunitensi e cinesi. Sono loro ad avere generato rispettivamente il 70% e il 26% dei ricavi di cui oltre la metà (481,9 miliardi) realizzati dai primi tre player, Amazon, Alphabet e Microsoft, con il colosso fondato da Jeff Bezos che ne concentra da sola oltre un quarto. I tassi di crescita più significativi sono tuttavia stati segnati quest'anno dai servizi innovativi di mobilità come la sharing mobility (+23,8%), la vendita di viaggi online (+20,4%) e le consegne a domicilio (+19,3%).

L'ascesa del colosso Pdd

A livello di singoli gruppi una vera impennata dei ricavi l'ha registrata in Cina il colosso Pdd (+75%), che controlla le piattaforme di vendite online PinDuoDuo e Temu, seguita a distanza da una connazionale, la 'Uber cinese' Didi (+31,2%), e dalle prenotazioni alberghiere della statunitense Booking (+27,1%).    

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