L’azienda cinese è riuscita a imporsi sulla rivale nel Regno Unito, in Italia, in Spagna e in Francia. Samsung continua a mantenere salda la sua posizione sul podio
Qualcosa sta cambiando nel mercato europeo degli smartphone. Mentre Samsung continua a guardare tutti i concorrenti dall’alto, nella parte bassa del podio Xiaomi e Huawei si scambiano il posto in quattro Paesi: Regno Unito, Italia, Spagna e Francia. Questo sorpasso, evidenziato dall’ultimo report di Strategy Analytics, potrebbe essere in parte spiegato dal ban imposto dall’amministrazione Trump al colosso di Shenzhen nel 2019, che ha creato non poche difficoltà all’azienda, soprattutto in occidente. Anche l’emergenza coronavirus ha contribuito a modificare gli equilibri esistenti tra i principali nomi del mondo del settore mobile.
La crescita di Xiaomi in Europa
Per Xiaomi questa crescita in Europa rappresenta un traguardo importante, soprattutto considerando che all’inizio del 2019 deteneva una quota di mercato compresa tra lo 0 e il 2% nei Paesi in cui ora ha sorpassato Huawei (in Spagna è arrivata persino a un soffio dallo scalzare Samsung dal primo posto). In Italia, Xiaomi ha superato Huawei nel corso del secondo trimestre 2020, piazzandosi al secondo posto del podio con una quota di mercato del 19% e una crescita annua del 122%. Non stupisce, dunque, trovare tre smartphone del marchio cinese nella top 10 dei dispositivi più venduti nella Penisola. In Germania la situazione non è ugualmente rosea per Xiaomi, ma i segnali incoraggianti non mancano e un’ulteriore crescita nei prossimi mesi sembra tutt’altro che improbabile.
I risultati del terzo trimestre 2020
Anche a livello mondiale, il terzo trimestre del 2020 si è concluso in modo molto positivo per Xiaomi. L’azienda è riuscita a inserirsi nella top 3 dei produttori di smartphone, superando Apple e piazzandosi dietro a Samsung e Huawei, con una crescita che gli analisti stimano tra il 40 e il 45%, a quota 46-47 milioni di unità. Il colosso di Cupertino, invece, ha subito una flessione del 10% a 41,6 milioni di unità, almeno stando all’ultimo report di Idc. Per Canalys, invece, il calo è stato solo dell’1% (43,2 milioni di unità).