35 anni fa la musica diventava digitale: nasceva il lettore cd

Tecnologia
Un lettore cd portatile (Getty Images)

Il 1 ottobre 1982 esordiva in Giappone il CDP-101, il primo dispositivo di lettura digitale rivolto al mercato di vasta scala

È stato il simbolo della rivoluzione digitale applicata alla musica. Quando fu immesso sul mercato, 35 anni fa, rappresentava il massimo miglioramento dell'ascolto fino ad allora reso possibile dalla tecnologia. Era il 1 ottobre del 1982 quando la Sony lanciò sul mercato giapponese il CPD-101, il primo lettore di compact disc della storia.

La nascita del digitale

Il progetto per diffondere l'ascolto della musica digitale risale al 1979 quando l'olandese Philips e la giapponese Sony si unirono in una joint venture volta a portare avanti la progettazione dei compact disc, sulla quale entrambe le aziende stavano già lavorando da diversi anni. La Philips usciva da un'unione con l'americana Du Pont, colosso della lavorazione del policarbonato, con la quale tentò di sviluppare un nuovo formato di disco ottico digitale. Stessa operazione che i giapponesi della Sony cercavano di portare avanti dal 1975. Dopo anni di ricerca, nell'agosto del 1982 la Philips produsse il primo cd per utilizzo commerciale contenente la "Sinfonia delle Alpi" di Richard Strauss diretta da Herbert Von Karajan con la Berliner Philharmoniker.

L'arrivo del primo lettore Cd

Se gli olandesi produssero il primo cd, furono i giapponesi a immettere sul mercato il primo lettore musicale della storia: il Sony CDP-101, lanciato al prezzo di 168mila yen (circa 730 dollari di allora). Era passato poco meno di un secolo da quando Thomas Edison aveva presentato al mondo il suo fonografo, e il mondo era già davanti a una nuova rivoluzione musicale. Il CDP-101 era già stato presentato un anno prima sotto forma di un prototipo chiamato "Goronta" dal quale era possibile notare la rotazione del cd attraverso uno sportellino trasparente posto sul lato anteriore del dispositivo. A differenza del modello sperimentale la versione prodotta per il mercato, comprensiva di telecomando a distanza, prevedeva l'inserimento orizzontale del disco in un sistema composto per lo più di plastica, con un'entrata audio per un jack da 6,35 mm.

Il ritardo di Philips e il primo disco

Il lancio del nuovo sistema di lettura era stato annunciato a Tokyo da quattro compagnie: Sony, Philips, e le due etichette musicali rispettivamente legate alle due aziende, la CBS/Sony e la Polygram. A causa di alcuni ritardi dei partner olandesi, Sony decise di uscire secondo le normali tempistiche in Giappone e di posticipare di sei mesi le vendite del lettore nelle altre parti del mondo per permettere a Philips di recuperare il ritardo. Le due compagnie arrivarono insieme sul mercato globale nel marzo del 1983: Sony con il CDP-101 e Philips con il CD100, che conteneva alcune componenti del modello nipponico.

I primi album in formato Cd

Quando i lettori iniziarono ad affacciarsi sul mercato, alcune case discografiche avevano già fiutato la rivoluzione e e dato avvio alla stampa dei primi album in formato compact disc. Si trattava di dischi in policarbonato trasparente capaci di essere letti per mezzo di un laser e che rispondevano a caratteristiche tecniche ben precise. A riassumerle c'erano, e ci sono ancora, i Rainbow Books, una sorta di manuali contenenti le specifiche standard di ogni formato di compact disc. Quelle del cd audio sono contenute nel "red book" che imponeva un diametro di 12 centimetri con un foro di 1,5 centimetri al centro dedicato all'albero di fissaggio. Inoltre veniva prevista un'area trasparente al centro, ancora presente, con un diametro di 2 centimetri per migliorare l'aderenza con l'albero di rotazione del lettore. Il primo album stampato in questo formato è stato "The Visitors" del gruppo svedese ABBA, prodotto il 30 novembre 1981 dall'etichetta Polar. Tuttavia, il primo cd della storia a entrare in un negozio di dischi per la vendita è stato "52nd Street" di Billy Joel, commercializzato il 1° ottobre 1982 in Giappone da CBS/Sony insieme al lettore CDP-101.

Analogico contro digitale

Quella fra vinile e compact disc è una sfida che a livello musicale può essere paragonata a quella fra Beatles e Rolling Stones. Suono caldo contro suono freddo, bassi contro acuti, gommalacca contro policarbonato. In realtà, per la maggior parte degli esperti, i due supporti sono incomparabili in virtù della loro differente funzionalità con il vinile azionato da una puntina e il cd da un fascio di luce. A livello di vendite il compact disc ha fatto la parte del leone lungo tutto il corso degli anni Novanta con diversi artisti che hanno sperimentato l'inserimento di documenti multimediali, come video e immagini, all'interno dei propri album. La crescita degli album digitali ha soppiantato quella dei vinili per circa vent'anni. Il passo successivo è stato l'avvento dei formati "portatili" come l'Mp3 che, dall'inizio del nuovo millennio, ha inferto un duro colpo a entrambi i formati. Nonostante la resurrezione del vinile negli ultimi anni, il cosiddetto "formato fisico" rappresentato da vinili, cd e musicassette è nettamente indietro rispetto a Mp3 e AAC (formato Advanced Audio Coding).

I numeri delle vendite

Come si ascolta oggi la musica? Lo svela l'International Federation of the Phonographic Industry. un'organizzazione che rappresenta gli interessi dell'industria discografica a livello mondiale. Secondo il suo Global Music Report 2017, nel 2016 i ricavi musicali registrati a livello mondiale sono ammontati a 15,7 miliardi di dollari. Di questi il 50% è provenuto dalle vendite di album on-line, con i supporti fisici che hanno conquistato il 34% della torta. E se il primo segmento di mercato è cresciuto in un anno del 17,7% per i dischi e i singoli distribuiti da negozi virtuali come Itunes e Amazon, la vendita di vinili, compact disc e musicassette è scesa del 7,6%. In questo caso è da evidenziare che i ricavi ottenuti dalla trasmissione degli album in streaming, in piattaforme come Spotify e YouTube, sia balzata del 60,4% dal 2015 al 2016. Nonostante questi numeri suggeriscano che la maggior parte dell'utenza musicale si stia spostando verso il formato digitale, rimane comunque un'altra fetta di appassionati ancora legata al buon vecchio supporto fisico.

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