Internet e ambiente: promossi e bocciati secondo Greenpeace
TecnologiaQuali sono le società tecnologiche che si stanno spendendo di più per le energie pulite? Apple guida la classifica per il terzo anno consecutivo. Buoni risultati anche per Google e Facebook
Promossi Apple, Google e Facebook. Rimandata Amazon. Bocciate Baidu e Alibaba. E' il giudizio di Greenpeace sulle politiche energetiche delle grandi aziende tech. Il report “Clicking clean: who is winning the race to build a green Internet?” indica le compagnie che starebbero affrontando in modo efficace la transizione verso le energie rinnovabili, puntando il dito contro quelle che non lo starebbero facendo.
Promossi e bocciati – Apple, dunque, si conferma in vetta per il terzo anno consecutivo. La società fondata da Steve Jobs guida il settore, precedendo di poco Google. Entrambe, sottolinea Greenpeace, ricorrono in modo sempre più massiccio alla energie rinnovabili. Il loro buon punteggio è inoltre dovuto anche per l'attività di pressioni su Governi e aziende energetiche. Tra le grandi compagnie, oltre a Cupertino e Mountain View, ottiene il voto massimo (A) solo Facebook. Più indietro nella classifica ci sono Adobe, Microsoft e Salesforce, mentre Alibaba, Oracle e Samsung si sono meritate una D. Ultime le cinesi Tencent e Baidu che si sono meritate solo una F. Il report stila anche le classifiche in base ai servizi offerti. Nel video streaming (settore che costituisce una fetta importante del traffico dati globale) si salva solo YouTube, mentre Amazon Prime si ferma alla C e precede le valutazioni negative di Netflix, Hulu e Vimeo. Nello streaming musicale, l'unica piattaforma promossa è iTunes. Bocciata Spotify (D), che precede comunque i pessimi voti assegnati a Pandora e SoundCloud. Per quanto riguarda la messaggistica, buono è il riscontro dei servizi controllati dalle società occidentali (iMessage, Skype e WhatsApp). Male invece i cinesi Qq e WeChat. Tra i social, promossi Facebook, Instagram e LinkedIn. Bocciati Twitter e Pinterest.
Quanto consuma internet - Ma che nesso c'è tra questi servizi così "volatili" e la tutela dell'ambiente? Semplice: la diffusione di Internet, la circolazione e la conservazione di dati, il cloud richiedono il funzionamento di data center sempre più grandi. Strutture energivore, soprattutto a causa dei giganteschi sistemi di raffreddamento necessari per evitare che le macchine si surriscaldino. Il settore It, afferma Greenpeace citando lo studio “Emerging trends in electricity consumption for consumer Ict”, assorbe oggi il 7% dell'elettricità globale e triplicherà i propri consumi entro il 2020.
Appello all'Asia - La sostenibilità è diventato un obiettivo per diverse compagnie: venti società sono determinate ad alimentare i propri data center solo con energie rinnovabili. Una cifra in crescita di anno in anno. Soprattutto in Asia (con Tencent, Baidu, and Alibaba), però, questo traguardo non è ancora stato preso in considerazione. Il problema non è legato solo ai propositi delle aziende ma, scrive Greenpeace, “alla mancanza di accesso alle rinnovabili causato dal monopolio delle utility”. Nello specifico, “grazie all'impegno di società come Apple, Google e Facebook, il settore tech sta facendo grandi passi avanti per alimentare internet con energia pulita”, afferma Gary Cook, analista di Greenpeace. “Un numero crescente di compagnie riconoscono il bisogno di questa transizione, anche se serve ancora una maggiore trasparenza”. L'esempio fornito da Cook è quello di Amazon Web service: “La società è stata una delle prime a promuovere progetti rinnovabili, ma tiene nell'ombra le sue performance energetiche”.