Il car sharing in Italia: come funziona un settore da 690mila utenti

Tecnologia

Antonio Marafioti

Vetture di car sharing alla stazione Centrale di Milano (Fotogramma)
Fotogramma_Car_sharing

Oltre 5mila vetture sparse in tutto il territorio nazionale per un numero di noleggi che nel 2015 ha superato i 6 milioni. Le città più attive sono Milano, Roma, Torino e Firenze. LA SCHEDA

La rivoluzione del car sharing in Italia è iniziata con un decreto del Ministero dell'Ambiente datato 27 marzo 1998 e nominato “Interventi per la mobilità sostenibile”. La manovra prevedeva un maxifinanziamento da 8 miliardi e mezzo di lire e, di fatto, apriva il nostro paese a “forme di multiproprietà delle autovetture destinate ad essere utilizzate da più persone”. Nel giro di meno di un decennio il fenomeno dell'auto condivisa ha finito per coinvolgere in tutto il territorio nazionale circa 690mila utenti. Questo è uno dei dati contenuti nel primo rapporto su “La sharing mobility in Italia: numeri, fatti e potenzialità” a cura della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
 

Come funziona

Il car sharing si distingue in due maxi categorie: quella del "free floating", o a flusso libero, che dà all'utente la libertà di prelevare e depositare il veicolo all'interno dell'area coperta dal servizio; e quella "station based" che prevede che l'inizio e il termine del noleggio avvenga in stazioni di servizio specifiche. Quest'ultimo modello ha rappresentato per i primi anni la forma principale di car sharing. Fino al 2013 quando l'arrivo degli investitori privati ha introdotto, sotto le sigle di EnJoy e car2go, il car sharing free floating a Milano. Un cambio di passo che, progressivamente, ha coinvolto altre città e altre imprese, migliorando tanto la qualità quanto la quantità del servizio.

 

I numeri 

Fino al luglio 2016 il numero dei veicoli di car sharing in Italia ammontava a 5.764 suddivisi tra il 56% del Nord, il 39% del Centro e il 5% del Sud e delle Isole. Gli utenti coinvolti sul territorio nazionale sono passati da meno di 20mila del 2011 a circa 690mila del 2015, per un totale di noleggi pari a circa 6.8 milioni.

 

Le città del car sharing

Sebbene il servizio di car sharing coinvolga a oggi 29 città italiane, il grosso della torta è diviso fra i quattro grandi centri di Milano, Roma, Torino e Firenze che da soli rappresentano l'89% del territorio coperto dal servizio dei vari gestori. E se in 26 città è attivo un servizio station based, sono solo 7 i centri che offrono anche l'opzione a flusso libero. Un dato curioso visto che l'84% delle flotte di autovetture sono quelle gestite da un servizio free floating che supera il sistema station based anche in relazione al numero di iscritti, 91% contro 9%, e a quello dei noleggi, 97% contro 3%. “Il modello vincente è stato trovato con l'attivazione dei servizi che consentono tramite un'app sullo smartphone di noleggiare e lasciare il mezzo in qualunque posto della città”, dice Emiliano Saurin, fondatore di Urbi, una piattaforma di aggregazione dei servizi di sharing mobility.

 

Oltre 6 milioni di noleggi

Nel 2015 sono stati 6.435.571 i noleggi registrati dai diversi gestori di mobilità condivisa per un numero di chilometri che ha sfiorato l'impressionate cifra di 50 milioni. Ma, secondo Saurin, il senso della proporzione è dato dalle cifre delle quattro città campione. “Su Milano siamo sui 9.400 noleggi al giorno, Roma si attesta intorno ai 5.800, poi Torino con 1.500, infine Firenze con 1.100. Il totale solo di queste quattro città supera i 18mila noleggi giornalieri”.

 

Quanto costa

Prima azienda nazionale è EnJoy che conta su un parco macchine di 2.080 veicoli per un numero di iscritti poco inferiore ai 400mila, segue car2go con 1.880 vetture e 225mila utenti, infine il polo ICS, 594 vetture e più di 20mila iscritti, e Share'nGo con 483 auto e 9mila app attive. La migliore? Per Saurin “tutti i servizi sono complementari fra di loro", dice. “car2go ha un ottimo rapporto qualità/prezzo perché offre delle smart molto comode a 24 centesimi al minuto, Share'nGo che tariffe che possono arrivare a 15 centesimi di euro al minuto. Infine, c'è da segnalare DriveNow che è partito ultimamente a Milano ed è un servizio premium che consente di noleggiare BMW e Mini a un costo che varia dai 31 ai 34 centesimi al minuto”.

 

Il taglio di emissioni e i servizi integrati

È ancora presto per valutare l'impatto ambientale dall'introduzione della mobilità condivisa anche se “alcuni studi parlano di un risparmio del 30% annuo di emissioni di CO2”, dice il fondatore di Urbi. Ma la vera sfida, conclude l'imprenditore, è quella sul miglioramento del sistema intermodale, grazie al quale si potranno “integrare fra di loro varie realtà della sharing mobility, dalle bici alle auto, in modo che sia più semplice per l'utente poterne usufruire”.

 

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