Ritoccàti, l'intervista a Giulio Basoccu, il Prof della serie sulla chirurgia estetica

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Barbara  Ferrara

Barbara Ferrara

Fino al 24 marzo la nuova stagione della sketch comedy sulla chirurgia estetica ideata da Luca Rochira e dal Prof. Giulio Basoccu, continua a giocare con una delle ossessioni dei nostri tempi, "il ritocchino". L'appuntamento è tutti i giorni su Sky Uno alle 19.50

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Sulla scia delle precedenti, la terza stagione della sketch comedy sulla chirurgia estetica ideata da Luca Rochira e dal Professor Giulio Basoccu, continua a giocare con una delle ossessioni dei nostri tempi, il "ritocchino". Con scanzonata ironia e leggerezza racconta di come la società contemporanea rispecchi lo sguardo e il giudizio spesso limitante sulla diversità in tutte le sue forme. Lo fa riuscendo a strapparci un sorriso, vero, antico rimedio all'incedere del tempo. Di questo e non solo abbiamo parlato con il professore Giulio Basoccu, ecco cosa ci ha raccontato nell'intervista.

Professore cosa dobbiamo aspettarci da questa nuova stagione?
Sicuramente un po’ di sano divertimento e altrettanta ironia, quello della chirurgia estetica e dei ritocchi è diventato un argomento ormai all’ordine del giorno, noi cerchiamo di affrontarlo con la giusta dose di leggerezza. Spesso vediamo in giro dei fenomeni che fanno sorridere, noi ci ridiamo un po’ sopra, in maniera pulita e rispettosa, senza pretese. In questo senso lo show, anche nel suo breve formato, è molto godibile.


Qual è il messaggio che un programma come Ritoccàti può e vuole veicolare?
Il messaggio sta nel ricordare sempre che, come per tutte le attività che riguardano la bellezza e l’immagine, temi forti e molto presenti nella vita di tutti noi, basti pensare ai social, le cose vanno prese con intelligenza, e con la giusta misura. Noi nel programma spesso prendiamo in giro le esagerazioni, così come alcuni clienti che vogliano fare interventi per così dire risibili, discutibili. Tutto va fatto con criterio e solo quando serve, la chirurgia estetica non è uno strumento di cui abusare.

 

Però oggi è facile abusarne.
La chirurgia estetica è uno strumento pericoloso se non viene utilizzato con le dovute attenzioni, è vero che oggi se ne abusa, se ne fa troppa, se ne fa tanta e lo dice chi, in questo campo ci lavora e ci vive. A volte se ne fa uso impropriamente, mi riferisco soprattutto ai giovani, per meglio dire ai “troppo giovani” per i quali la chirurgia non deve essere considerata.

 

Ci spieghi meglio.
La decisione di ricorrere al bisturi nell’ottica di cambiare il proprio corpo richiede una certa maturità, una riflessione seria, una struttura psicologica formata ed è per queste ragioni che deve esserci un’attenzione particolare da parte di tutti, dei genitori e dei chirurghi, soprattutto. Il messaggio è “trattiamo la cosa con le pinze e con i guanti”. La chirurgia estetica non si fa senza nessuno scrupolo, non si consuma. Questo è un passaggio importante, e va sottolineato.

 

C’è una richiesta a cui più spesso lei dice di no?
Mi riallaccio a quanto detto prima e cioè dico di no alle richieste dei giovanissimi, ormai mi capitano spesso ragazzi e ragazze troppo giovani e questo non mi piace. Mi spaventa e mi mette in discussione, mi chiedo, da padre prima e poi da chirurgo, se quello che stiamo facendo è corretto e rispettoso del loro futuro. Se un paziente di una certa fascia di età vuole ricorrere ad un intervento per risolvere un problema che magari è una piccola sicurezza, prima immagino un percorso piscologico, umano, familiare e poi, forse, se serve, di chirurgia estetica.

 

In questa nuova stagione si affrontano anche temi quali inclusion e body positivity ma anche di larper e social hater.
Sì sono due temi che vengono affrontati, da un lato la body positivity e il modo in cui la società osserva e giudica il nostro essere fisicamente, elemento questo che deve farci riflettere. La diversità in tutte le sue forme, fisica, sessuale, di genere, di gusti deve essere apprezzata e valorizzata per le ricchezze che ha in sé e non può diventare motivo di discriminazione. Noi ne parliamo molto e in modo divertente evidenziamo tutta una serie di distorsioni che possono emergere. Spesso i giovani sono vittime di queste distorsioni. L’altro argomento riguarda i social hater e la continua attività di insulti, giudizio e condizionamento.

 

Cosa la gratifica della sua professione?
Dal mio lavoro sono stato “costretto” a comprendere soprattutto le donne, capire le forze, le debolezze e le sfaccettature di una natura ricchissima, molto più ricca di quella maschile e spesso meno apprezzata. Dal mio lavoro ho avuto questa immensa fortuna, entrare più facilmente in un mondo che non mi appartiene per genere, ma che mi consente di capire meglio le mie figlie, le persone che ho vicino e che amo. Inoltre “Secondo Cuore Onlus”, l’associazione che si occupa delle donne che hanno subito violenza è in fondo il coronamento di questo mio percorso. Dalle donne ho appreso una grande lezione di umanità e umiltà. 

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