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"Best Bakery Italia", a ogni città la sua specialità. Su Sky Uno

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Scopriamo i dolci tipici delle sei città italiane protagoniste del programma "Best Bakery Italia": Milano, Torino, Roma, Napoli, Palermo e Catania. L'appuntamento da non perdere è tutti i lunedì alle ore 21.15 su Sky Uno (canale 108) e su digitale terrestre al canale 311 o 11.

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Il dolce più conosciuto della Città della Madonnina è sicuramente il Panettone. Secondo una delle tante leggende tramandate, questo dolce nacque nel XV secolo Milano. La vigilia di Natale, il cuoco di Ludovico il Moro bruciò malauguratamente il dolce preparato per il banchetto. Fortunamente, però, un certo Toni, al servizio degli Sforza, decise di sacrificare il suo panetto di lievito - gelosamente custodito per il Natale - e di lavorarlo con farina, uova, zucchero, uvetta e canditi, fino a ottenere un impasto soffice e molto lievitato. Il risultato fu strepitoso: i Signori della città lo apprezzarono a tal punto che decisero di chiamarlo, in suo onore, "pan de Toni", da cui deriverebbe il termine "panettone".

 

Il Piemonte è una regione di eccellenze e di prodotti culinari, tra cui i Gianduiotti che hanno reso Torino famoso in tutto il mondo. Il cioccolatino a forma di barca rovesciata, solitamente avvolto in una carta dorata, nasce nei primi anni dell'800. La sua creazione si attribuisce ai pasticceri torinesi che, per preparare il cioccolato, sostituirono parte del cacao con un prodotto molto presente sul territorio: la Nocciola Tonda Gentile delle Langhe, una varietà dal gusto deciso e delicato, ma soprattutto più economica del cacao che in epoca napoleonica aveva prezzi esorbitanti. Il Gianduiotto fu presentato al pubblico nel Carnevale del 1865 dalla maschera torinese Gianduja, da cui prende il nome, che distribuì per le strade della città la nuova bontà.

 

A Roma non può di certo mancare l'assaggio del tipico maritozzo romano. Un’antica ricetta fatta di ingredienti semplici da vita alla pagnottella soffice, spaccata a metà, riempita di panna montata o di crema. Per esprimere al meglio l'incontro ravvicinato con questa prelibatezza italiana riportiamo una poesia di Iganzio Sifone del 1964 intitolata Ode ar maritozzo:"Me stai de fronte, lucido e 'mbiancato, la panna te percorre tutto in mezzo, co 'n sacco de saliva nella gola, te guardo 'mbambolato e con amore. Me fai salì er colesterolo a mille, lo dice quell'assillo d'er dottore, ma te dirò, mio caro maritozzo, te mozzico, poi pago er giusto prezzo!"

 

La pastiera napoletana a Napoli è una vera e propria istituzione: capace di ingolosire anche i meno golosi e di strappare sorrisi a chi è restio. Si racconta che l’ombrosa Regina Maria Teresa D’Austria, soprannominata "la Regina che non ride mai", si fosse lasciata sfuggire un sorriso dopo aver assaggiato la beneamata pastiera. "Per far sorridere mia moglie ci voleva la pastiera, ora dovrò aspettare la prossima Pasqua per vederla sorridere di nuovo", commentò il goloso consorte Ferdinando II di Borbone.

 

Il cannolo siciliano è una delle specialità più conosciute della pasticceria italiana. Il riferimento del nome è legato alle canne di fiume cui veniva arrotolata fino a pochi decenni fa la cialda durante la sua preparazione. Il cannolo sarebbe stato inventato, in occasione della festa del Carnevale, dalle abili mani delle suore di clausura di un convento nei pressi di Caltanissetta, partendo da un'antica ricetta romana poi elaborata dagli arabi. Secondo una diffusa tradizione esso deve il proprio nome ad uno scherzo carnevalesco che consisteva nel far fuoriuscire dal cannolo la crema di ricotta al posto dell'acqua. Cannolo, infatti, è un termine dialettale che indica una sorta di rubinetto. Il dolce deve gran parte della sua notorietà e diffusione ai pasticceri di Palermo, che hanno contribuito a stabilizzarne la ricetta, così come la conosciamo oggi.

 

La granita si degusta in tutto il mondo, ma nessuna è come quella di Catania. Sbarcata sull'Isola grazie alla dominazione araba, la granita è diventata nel corso dei secoli un vero e proprio simbolo per la Sicilia, qualcosa di veramente unico, un vero e proprio rito - a detta dei siciliani - da provare almeno una volta nella vita. Il segreto della sua perfetta riuscita sta nel ghiacciare lentamente, e mai completamente, il composto di acqua, zucchero e frutta, mescolando il tutto di continuo. Tradizionalmente la granita siciliana si preparava (e lo si fa ancora oggi) usando la neve raccolta sull’Etna o sugli altri monti siciliani, stivandola poi in apposite "niviere" in pietra, dentro grotte naturali per mantenere una temperatura fresca. La neve, così conservata, si trasformava in ghiaccio e durante l’estate si andava a raccoglierla, grattandola dalle lastre di ghiaccio formatesi e aggiungendo sale in modo da mantenere bassa la temperatura. Si creava quindi un pozzetto con neve e sale e all’interno si poneva un contenitore di acciaio dove si preparava la granita.