Nuovo album per Lorenzo Fragola, vincitore di X Factor. Si intitola Bengala. Lo abbiamo incontrato e ci ha raccontato come sono cambiati l'uomo e l'artista. Un ulteriore approfondimento è su Sky Uno sabato 28 aprile alle ore 17.25 nello speciale Uno in Musica Lorenzo Fragola
(@BassoFabrizio)
Dieci canzone e tutte firmate Lorenzo Fragola. Questo il primo importante, decisivo segno di un artista che nell'ultimo anno e mezzo si è rivoltato come un calzino, ha affrontato i suoi demoni. Anche per questo il suo nuovo album per Sony Music si intitola Bengala, un luogo selvaggio e letterario che evoca bellezza, quiete ma anche la legge del più forte che da sempre regolamenta la natura. Abbiamo passato un po' di tempo con lui, ascoltando alcuni brani in anteprima, commentandoli insieme. Vi raccontiamo il nuovo Lorenzo Fragola che è anche approfondito in uno speciale Uno in Musica Lorenzo Fragola in programma su Sky Uno sabato 28 aprile alle ore 17.25.
Lorenzo dieci brani firmati da te.
E' la prima volta e in realtà sono undici.
Uno è la ghost track?
No. Cemento è nato con i due brani uniti, abbiamo anche pensato di accorciarlo ma poi mi è venuta la onesta presunzione di farlo ascoltare dall’inizio alla fine.
Ci presenta Bengala?
E’ un concept album iniziato con Battaglia Navale e finito con Bengala, lo ho costruito in un anno e mezzo, quando mi sono un po’ fermato.
Solo un brano in inglese, Echo.
Guarda mi sono presentato a Sanremo nel 2015 con la prima cosa scritta in italiano solo pochi giorni prima della finale di X Factor: Siamo uguali la ho scritta nei camerini del Forum.
Che artista sei?
Sono pop italiano, radiofonico e come dimostra l'eterogeneità di Bengala sono tante cose e questo disco dimostra che sono tante prime volte.
E' un album maturo.
Sono cresciuto, il tempo me lo sono preso. Ho scelto di non fare un secondo tour e non avere un produttore che in un mese fa tutto.
E' la prima volta che c’è il tuo nome in tutti i pezzi.
Non è stato facile, molti pezzi li ho scritti da solo. Traspare anche un confronto costante con la lingua italiana. Una scrittura non facile per chi viene dall’inglese. Forse era più facile scrivere in inglese.
Davvero?
Certo. Echoes la ho fatta in mezz’ora. Ho affrontato i miei demoni compreso quello del fare tutto da solo. Non avevo mai seguito il lavor al mixer, per citare un esempio. Ora ho una visione globale di come nasce un disco.
Molte canzoni parlano di solitudine.
Un concetto che è emerso naturale in un percorso che ho affrontato da solo. Tutti si relazionavano con me e io ero l’interfaccia di tutto il progetto.
Grande responsabilità.
Non ho paracadute, se ci sono errori è un problema mio.
Dal vivo che vestito avrà il tuo repertorio?
L'ottica degli arrangiamenti ha pesato molto. Qui è una questione di tappe, alcuni vecchi brani li rivesto altri fanno parte di un percorso e li lascio nella versione originale.
Cosa cambia?
Forse è diverso il mio approccio al brano: Siamo uguali solo piano e voce comprendo d’improvviso che non deve essere riarrangiata.
Città però un bramo epico della sua discografia.
Guardi Siamo uguali lo avessi scritto a 16 anni sarebbe stato...uguale.
La filosofia di Bengala?
Devo fare quello che mi rappresenta e raccontarlo con sincerità. Se no un brano di sei minuti come Cemento non lo avrei mai fatto. Basta compromessi con me stesso, così difendo tutto quello che faccio.
La vedremo ospite di Uno in Musica.
E' stata una esperienza bella. Abbiamo registrato a Milano al Circolo Arci Bellezza, un luogo magico che non conoscevo anche se è in una zona che conosco bene. Parlo, suono, canto, racconto Bengala.