Daniele Tombolini, dopo aver calcato per anni i campi da calcio come arbitro, è tra i protagonisti di Celebrity MasterChef, in onda su Sky Uno, tutti i giovedì alle 21.15. L' abbiamo incontrato ed ecco cosa ci ha raccontato. LEGGI L'INTERVISTA
Ben 151 gare da arbitro tra serie A e più di 130 gare di Serie B prima di appendere le scarpette al chiodo; poi consulente tecnico dell’arbitraggio per diversi programmi sportivi in tv; laureato in enologia e produttore di vino verdicchio e ora anche uno dei concorrenti della nuova edizione di Celebrity Masterchef, in onda su Sky Uno, ogni giovedì alle 21.15. Stiamo parlando dell’ex arbitro Daniele Tombolini che, da grande appassionato di cucina ha accettato di partecipare alla seconda edizione del cooking show più famoso e amato della TV: l’imperdibile spin-off Celebrity MasterChef Italia. Lo abbiamo intervistato ed ecco cosa ci ha raccontato.
Lei è stato un grande arbitro di Serie A, abituato a grandi sfide agonistiche. Cosa l’ha spinta ad accettare questa nuova prova, questa volta in cucina?
Direi che per una volta ho voluto provare a stare dall’altra parte. Mi spiego. In tutta la mia carriera da arbitro sono stato io a prendere le decisioni più importanti e controverse durante una partita. Per questo mi sono preso pochi applausi e il più delle volte insulti. Ma questo fa parte del gioco. Ora, con questa partecipazione a Celebrity MasterChef voglio vedere che effetto fa essere giudicato da altri. Insomma non essere da solo al centro a prendere decisioni ma essere alla pari di tutti gli altri concorrenti.
Come è nata la sua passione per la cucina?
Tutto è successo dopo aver smesso con la carriera di arbitro. Ho fatto, da quando avevo appena 20 anni, per così dire un po’ lo zingaro. Per motivi sportivi, intendo. Poi una volta smesso mi sono ritrovato a casa. A volte mi toccava cucinare visto che mia moglie insegna e mia figlia è a scuola. Ho quindi cercato di sfruttare questa “necessità” per imparare. In verità all'inizio non c’era questa passione ma c’era tuttavia la passione del mangiar bene. E quindi se non c’è nessuno che ti cucina ho imparato. Di necessità, virtù, come si suol dire.
Il piatto che le riesce meglio?
In realtà tutti i primi, in particolare pasta e spaghetti in tutte le sue declinazioni: con la bottarga, pomodoro e basilico tanto per fare due esempi. Ricette semplici, e comunque legate alla mia terra, le Marche. Ma questo non significa che non mi sia aperto anche alle altre tradizioni regionali. In fondo la mia cucina rispecchia la mia vita che è stata per molto tempo itinerante e che mi ha portato in tutta Italia e anche all’estero. Se poi devo fare una scelta precisa voto per la cucina del Centro e Sud Italia. Prova è che nei miei menu c’è sempre qualche ricetta campana, siciliana pugliese, abruzzese e naturalmente marchigiana.
E invece il piatto che proprio non le riesce?
Generalmente quando mi trovo davanti ad un piatto “scorbutico”. Generalmente non mi piace cucinare piatti “contaminati”, tipo quelli con la frutta che tendono al dolciastro.
Ho letto che lei coltiva un orto sinergico? Mi spiega cos'è?
Un orto sinergico è un modo di coltivare ortaggi e verdure in un piccolo spazio cercando di rispettare i meccanismi e gli equilibri che esistono in natura. Per farla semplice, tra gli insetti e le piante si crea una sorta di collaborazione reciproca che permette una crescita naturale.
Lei è anche produttore di un ottimo verdicchio. Che tipo di vino è?
Produco Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore fatto con uve verdicchio al 100 per cento e Rosso Conero Doc che è fatto con Moltepulciano e Sangiovese. Però io utilizzo soltanto quest’ultime Il marchio del mio vino si chiama 101 per cento.
Quando è nata la passione per il vino?
La mia passione è stata quasi indotta. Nonno e papà erano liquoristi, vendevano Vermouth e Marsala. Noi siamo sette figli. La famiglia ha deciso che dovevo diventare enologo e così è stato. Ho lasciato perdere il Vermouth e indossato la giacchetta nera. A 45 anni, come vuole lo statuto, ho finito la carriera. E sono tornato enologo, dedicando al vino (e alla famiglia) l’80% del mio tempo. Dimenticavo di dire che produco anche un vino in quantità limitatissima fatto con le visciole, un prodotto tipico della costa adriatica e di quella dalmata. Viene fatto con il succo delle visciole molto simili alle amarene che viene fatto fermentare insieme al del mosto d’uva. Quello che viene fuori è un vino da dessert dal sapore fruttato.
Ha nostalgia della sua passata carriera da arbitro?
Dopo 13 anni di Serie A non molto, visto che è una carriera che consuma sia a livello fisico che mentale. Si è sempre sotto stress, e sempre sotto giudizio. Per questo ho accettato di essere uno dei concorrenti di Celebrity MasterChef e di ri-mettermi in gioco liberamente.
Progetti per il futuro?
Il sogno nel cassetto è quello di poter partecipare o condurre una trasmissione nel settore “verde” ovvero nel segmento, natura, viaggio e scoperta di luoghi non troppo conosciuti della nostra bellissima Italia.