La Rivoluzione sta arrivando ed è griffata Negramaro

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Negramaro
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Dopo cinque anni arriva il nuovo album della band salentina, un disco bellissimo, come da tempo non se ne sentivano. E mentre su Sky Uno, ogni giovedì alle ore 21.10, c’è XF9 loro dicono che “se avessimo oggi 15 anni potrebbe essere una bella idea”. Li ho intervistati

di Fabrizio Basso

Un disco così non si sentiva da anni. Mettiamola così. Un disco ispirato, con così tante canzoni alte, per musica, testi e arrangiamenti, è una rarità. La speranza, almeno la mia, è che sia l’inizio di una rivoluzione anche in musica perché come mi raccontano loro, i Negramaro, “le rivoluzioni culturali nascono da piccole cose”.

Cosa è La Rivoluzione sta Arrivando?

E’ la nostra evoluzione di questi anni, abbiamo riflettuto se devono esserci anche cose personali o che hanno innescato fenomeni personali, la vita, la morte, la malattia, l’ironia.
Riferimenti molto personali.

Quando per la prima volta perdi un padre, un caro il nero diventa una sfumatura, è una rivoluzione interiore che ti porta a vivere il mondo esterno in modo fortissimo.
Insomma una propria rivoluzione culturale.

Sì ma anche un bel disco e un bel libro cambiano le sensazioni. Nella scrittura di questo album c’è una consapevolezza nuova della vita portata all’extrema ratio.
La vita va al centro di tutto?

Se ci badassimo di più quanto vale per ognuno di noi molti settori cambierebbero. Si dice piccola rivoluzione ma sarebbe grande.
Chi sono oggi i Negramaro?

Da molto tempo condividiamo vita musica, storia, esperienze. La nostra vita musicale è passata per tante stagioni. Casa 69 è di cinque anni fa, il discorso musicale era molto diverso. Da lì siamo arrivati a La Rivoluzione sta Arrivando attraverso un best oft con sei inediti.
Questo disco è nato in famiglia, nella vostra come sempre?

Siamo stati per mesi in una masseria nel Salento e abbiamo iniziato a parlare e stare insieme tra rivoluzioni ed evoluzioni: ci siamo approcciati a questo disco in maniera tecnicamente diversa, con un discorso musicale immediato e scarno che non significa misero perché il lavoro di costruzione è stato pazzesco.
Cosa respiriamo di nuovo?

Un sapore vintage, amaro, blues che prima non emergeva, è un mix delle nostre esperienze. Non ci siamo mai stancati di imparare e apprendere, di appassionarci a quello che facciamo. A Nashville abbiamo collaborato con Jaquire King, un fonico straordinario.
E’ stata la scelta azzeccata?

Dalla sala prove al mix ha amantenuto un equilibrio pazzesco, non so come ci si riuscito. Il nostro concept parte dai testi e va alla produzione artistica e a un mondo grafico. Ci siamo sentiti catapultati in un mondo parallelo.
E dentro ci siete voi.

Il disco racconta la nostra storia fino a oggi, la nostra crescita: è a storia di una rivoluzione di gruppo. Oggi non è facile trovare aziende che credano nella forza di sei ragazzi. La Sugar con noi lo fa.
Oggi c’è bisogno di fiducia.

Forse anche i Beatles non conoscevano la portata della loro musica e hanno cambiato il mondo. Noi vogliamo che cadano i muri, che Sei tu la mia città rappresenti la città di tutti: davanti a ogni muro c’è un bambino. E’ bello confrontarsi fino allo scontro civile. L’arte cambia il mondo attraverso piccoli gesti.
La musica può cambiare il mondo?

Lasciamo alla musica il sogno che non ci sono barriere. Lasciamo all’arte l’arte del sogno.
La cover è passata dai colori di Casa 69 a un tono scuro.

Ci sono un sorriso, un uovo e il teschio…vita morte e ironia: c’è tutto il disco. La morte non deve spaventare come non deve spaventare la parola rivoluzione. La vita dà valore a tutto, anche la morte che sarebbe la sua negazione prende una nuova forma e una nuova coscienza. I colori erano il sentirsi adulto di ognuno di noi, ognuno a suo modo. Ora siamo in un’altra fase.
Speciale la ghost track L’amore qui non passa mai.

E’ dedicata alla nostra passione insieme, è tutto quello che rimarrà di noi.
Aveste 15 anni oggi andreste a X Factor?

Abbiamo avuto un percorso diverso ma  se oggi avessimo quell’età lo prenderemmo in considerazione.
Lo vedete?

Se riusciamo sì e abbiamo visto persone interessanti.
Come porterete la vostra rivoluzione in tour (parte il 4 novembre da Mantova organizzato da Live Nation ndr)

Sarà uno spettacolo raccontato da immagini che segue concept grafico del disco e del disco stesso.
Un rivoluzionario di oggi?

Il Papa è un rivoluzionario, sta seguendo un’ottima strada, bello vederlo sotto il ritratto di Che Guevara. Sentiamo che sta tornando il senso della collettività, non vogliamo più vedere un bambino con la faccia in giù sulla spiaggia. L’uomo sta cambiando e la sua coscienza anche.
X Factor a parte, che consigli date a chi vuole tentare un percorso come il vostro?

Fare attenzione a non essere troppo esterofili che si perde la vena italiana: non dimentichiamo che restiamo un popolo di cantautori.

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