Dal naturismo al barefooting, sono tante le filosofie di vita di chi preferisce un maggior contatto con la natura. A costo di rimanere a piedi (nudi) o (nemmeno) in mutande! Aspettando la finale di The Island con Bear Grylls, in prima tv assoluta martedì 3 novembre alle 21.10 su Sky Uno, ecco come vivere le metropoli come se fossero giungle (d’asfalto)
di Camilla Sernagiotto
Calzini, mutande, maglietta della salute, camicia, pantaloni, collant, maglioni, giacche, cappotti, sciarpe, cappelli… Se l’uomo di Neanderthal non aveva certo tutti questi strati da mettersi addosso di prima mattina e si è comunque estinto, figuriamoci l’uomo contemporaneo dove andrà a finire a furia di perdere minuti preziosi a vestirsi e prepararsi per la società!
E, dato che a ogni estremismo corrisponde anche l’estremismo dall’altro estremo, contro l’uomo vestito di tutto punto c’è quello che auspica a un ritorno alla natura. Anche in pieno centro di Milano.
Sono tante le filosofie di vita che propongono un contatto stretto con la natura circostante e, in mancanza di quella, con ciò che ci passa sotto i piedi. Cemento, asfalto, terra battuta, prati… poco importa agli adepti delle correnti naturaliste se l’habitat in cui vivono è naturale o industriale, l’importante è seguire l’istinto e spogliarsi di tutte quelle inibizioni causate da secoli di galateo.
Aspettando di tornare a strettissimo contatto con la natura attraverso le avventure sulla selvaggia isola deserta dei concorrenti di The Island con Bear Grylls, in prima tv assoluta martedì alle 21.10 su Sky Uno, ecco un vademecum per portare un po’ di The Island nella nostra vita. Anche quando la cosa più simile a un’isola è l’aperitivo nel quartiere Isola di Milano oppure la scelta all’Ikea di una cucina a isola.
Naturisti – Non si è mai Naturisti per caso ma sempre per scelta consapevole. Nonostante molti confondano questa pratica con quella prosaica e modaiola dei nudisti (a cui interessa soltanto la tintarella uniforme e, altre volte, l’esibizione dei gioielli di famiglia), il naturismo ha radici profonde sia nel passato sia nella coscienza di chi lo pratica. In Germania negli anni Venti, dopo prime esperienze embrionali di nudismo datato fine Ottocento, nasce la Nacktkultur (la cultura della nudità) che ben presto si tramuta in Freikörperkultur (cultura del corpo libero). Messa al bando dal Nazismo negli anni Trenta, solo dopo la fine della Seconda guerra mondiale si assiste a una nuova esplosione del naturismo che predica un ritorno alla naturalità e spontaneità dell’essere umano che si deve spogliare letteralmente di ogni fronzolo e tornare a essere un animale non solo sociale. In Italia questa pratica libertina arriva negli anni Cinquanta e viene ufficializzata nel 1964 quando nasce l’Unione Naturisti Italiani. I naturisti nostrani si danno appuntamento ogni anno sulla spiaggia nudista di Capalbio, in provincia di Grosseto, dove a maggio si tiene il Festival Nazionale Naturista organizzato dalla rivista Vita Naturista Magazine. Altro che Playboy: qui le conigliette del paginone centrale non lasciano nulla all’immaginazione!
Cristiani Naturisti – Se qualche bigotto si stesse chiedendo se il naturismo va contro alla morale religiosa, smetta pure di recitare Ave Marie per la salvezza dei naturisti depravati perché è in errore. Esistono addirittura i Cristiani Naturisti, una corrente che unisce naturismo e religione e che considera il cosiddetto birthday suit (“il vestito della nascita” ossia il costume adamitico) un’espressione divina da non celare assolutamente. Anzi: convinti che il corpo umano sia la migliore creazione di Dio, reputano blasfemo tentare di nasconderlo sotto a jeans, magliette, gonne e addirittura abiti telari.
Smooth Naturism – Per la gioia delle estetiste, esiste una sottocategoria di Naturisti che non solo vanno in giro nudi ma anche totalmente depilati. Sono i seguaci del cosiddetto Smooth Naturism, la corrente estremista che professa l’eliminazione totale sia degli abiti sia dei peli. Per diventare membri onorari è necessario depilarsi totalmente, sopracciglia, ciglia e capelli compresi.
BareFooting – Meno impegnativo del Naturismo, questo stile di vita elimina solo scarpe e calze dal vostro guardaroba. Si tratta infatti di un ritorno al piede nudo, diventato un vero e proprio movimento che dalla Nuova Zelanda è approdato rapidamente negli Stati Uniti e ora anche in Europa, Italia compresa. Chi pratica questa disciplina viene chiamato Barefooter oppure, in italiano, gimnopodista o nato scalzo. Se doveste imbattervi a gennaio in un uomo d’affari vestito in giacca e cravatta ma a piedi nudi, non chiamate un’ambulanza per un TSO d’urgenza. Al massimo chiamatela per una broncopolmonite.