E poi c'è Cattelan, Elisabetta Canalis e gli anni '80

TV Show

Arriva il ciclone Elisabetta Canalis a E poi c'è Cattelan: l'artista sarda è ospite di Alessandro Cattelan su Sky Uno giovedì 12 alle ore 22.45. In puntata anche Valentina Lodovini e The Bloody Beetroots oltre ai resident Street Clerks

Plana negli studi di E poi c'è Cattelan il ciclone Elisabetta Canalis. L'artista sarda, da anni residente a Los Angeles, è in Italia, e in Europa, per qualche giorno e dunque ha colto l'invito di Alessandro Cattelan a partecipare al late night show di Sky Uno giovedì 12 alle ore 22.45. Insieme a lei in puntata Valentina Lodovini, The Bloody Beetroots e la resident band Street Clerks.

Elisabetta si è divertita a menare Cattelan (c'è una scena dove lei, esperta di arti marziali, si "allena" col conduttore, ndr)?
E' stato divertente.
Che tecnica usa?
E' una tecnica di combattimento israeliana che si chiama Krav Maga.
Israeliana?
A New York è pieno di israeliani. E' una disciplina che mi ha sempre incuriosito, mi ci sono avvicinata e ne sono diventata una adepta.
Come nasce.
Risale alla metà del secolo scorso, il fondatore si chiama Imi Lichtenfeld, un ufficiale dell'esercito israeliano esperto di tecniche di combattimento cui il suo governo ha dato mandato di studiare una tecnica di...combattimento.
Tradotto significa combattimento con contatto, a corta distanza.
Ed è così. In origine era utilizzata dai pastori che non avevano alcuna cultura difensiva. Ora anche la polizia la pratica. Si basa su sopresa e velocità.
Che fa in Italia?
Impegni di lavoro e quattro giorni di vacanza con mio marito.
E un passaggio a E poi c'è Cattelan.
Mi piace il programma e mi piace lui. Ha un grande futuro davanti, è un ottimo conduttore.
Oltre a menare Cattelan in un altro momento del late night show ci porta negli anni Ottanta insieme a Valentina Lodovini. Che ricordi ha di quella stagione?
I Ragazzi della III C e un cartone animato che guardavo solo io, quindi credo fosse per bambine disturbate, si chiamava La balena Giuseppina.
Abbigliamento?
Ricordo mio fratello che staccava non so dove etichette del Moncler e se le attaccava sulla giacca. Era un paninaro vero.
Lei?
Le tracolle Naj-Oleari, le calze Burlington, un Henri Lloyd che ho sudato per anni e mia madre mi prese due taglie più grandi perché lo portassi a lungo. Forse lo ho ancora in qualche armadio. Costò 300mila lire, una bella cifra per l'epoca.
Le spalline?
Ero troppo piccola ma le portava mia madre. Io avevo All Stars, bomber e jeans Uniform.
E' ambasciatrice Unicef.
Sì, un onore. Sono stata in Libano a visitare i campi per rifugiati siriani. Tutto è documentato. In Medio oriente ci sono tantissimi rifugiati siriani. Mi inorgoglisce questo incarico.
Impegni pubblicitari?
in Italia col marchio di abbigliamento Talco e in Germania col cioccolatino Giotto, griffato Ferrero.
Torniamo a muovere i muscoli?
Un paio di settimane fa mi sono fatta male in allenamento ed è due mesi che poltrisco sul divano. Ma proviamoci.
Le piacerebbe fare un action-movie?
Tantissimo, un sogno. Potrei anche fare la controfigura.
C'è qualcuno che menerebbe davvero?
Non posso dire il nome ma c'è.
E' l'obiettivo per cui si allena?
Mi alleno perché mi piace e mi fa stare bene. E comunque, a proposito di lotta vera, proprio a Milano pochi giorni fa ho collaborato con gli agenti a bloccare un borseggiatore.
Diciamo che a Cattelan è andata bene...
Con lui ho giocato!



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