Un pomeriggio con “La famiglia salvanimali”
TV ShowTigri, leoni, scimpanzé, bertucce, procioni, istrici, lupi, gufi, cigni, emù, cani e gatti: il Centro Monte Adone è un rifugio (e una casa) per tutti. Abbiamo trascorso un pomeriggio con “La famiglia salvanimali”: ecco il resoconto del giro al Centro
Dal 13 dicembre su Sky Uno è in onda “La famiglia Salvanimali”, un viaggio in dieci puntate dentro la vita e il lavoro di Rudi, Mirca ed Elisa Berti, la famiglia del titolo che, insieme a numerosi volontari, gestisce ogni giorno con passione e dedizione il Centro Tutela e Ricerca Fauna Esotica e Selvatica – Monte Adone. Un posto unico, un rifugio per gli animali selvatici che hanno bisogno di aiuto e cure per poter tornare a vivere in libertà, e una casa per gli animali esotici sequestrati dalle autorità competenti a proprietari a dir poco sconsiderati e che non possono per svariati motivi essere reinseriti in quelli che dovrebbero essere i loro habitat naturali.
Il Centro, situato appunto sul Monte Adone, nell’Appennino Tosco Emiliano, dista solo pochi chilometri da Bologna, eppure sembra si trovi in un universo parallelo. La cosa che più colpisce quando ci si trova davanti al cancello che delimita l’area gestita dai Berti è il silenzio. La sensazione è veramente quella di trovarsi in un’oasi. E’ Gaia Ferrara, volontaria storica del Centro, a guidarci e a raccontarci le storie degli ospiti.
Mentre ci mostra l’area dedicata ai felini – una sezione per le tigri Cleo, Dotty, Morgan, Syria e Igor, e un’altra per i cinque leoni, la coppia formata da Leo e Kora più i loro due “cuccioloni”, e l’anziana leonessa Sissi –, Gaia ci confessa che secondo lei il segreto, o meglio, i punti di forza della famiglia Berti sono l’estrema sensibilità e la dedizione totale al loro lavoro, una vera e propria missione. “E’ grazie a loro se il Centro è nato e si è evoluto negli anni”, ci racconta, “ed è grazie a loro se ogni giorno siamo in grado di aiutare creature che hanno avuto la sfortuna di finire nelle mani di persone senza scrupoli e senza rispetto”.
Ci spostiamo un po’, verso l’area dei piccoli primati, una struttura piuttosto recente, ma necessaria, perché tra bertucce, gibboni e altre specie, gli ospiti sono davvero numerosi. Che gli animali del centro siano seguiti e non solo a livello fisico, ma anche a livello psicologico è evidente anche per chi non se ne intende. “Ma gli animali che avete qui, in fondo, sono felici?”, chiediamo a Gaia, e la sua risposta è chiara: “Il concetto di felicità è effettivamente un po’ difficile da definire, ma quando vediamo che gli animali sono tranquilli, non sono in condizioni di stress e non soffrono…beh, a quel punto possiamo dire che sì, sono felici, nel senso che stanno bene, psicologicamente oltre che fisicamente. E questo, per noi, è un grande traguardo”.
Proseguiamo il nostro tour. Purtroppo non riusciamo a vedere i grandi primati, gli scimpanzé: il clima non permette loro di stare all’aperto, così d’inverno vivono protetti in un’apposita struttura coperta. Per non annoiarsi, pare che amino dipingere, e che ognuno abbia uno stile riconoscibile. “Fa parte di quello che noi chiamiamo arricchimento, cioè presentare una serie di stimoli per fare in modo che gli animali non si trovino in una condizione di noia e dunque di frustrazione e di stress", ci racconta Gaia.
Non sembrano invece aver problemi climatici gli emù, i numerosi procioni, i due istrici asiatici, i rapaci nelle voliere – ci sono tre esemplari di gufo reale, un biancone, dei barbagianni, delle civette, tutti ospiti temporanei –, un buffo esemplare di genetta, e i due cigni che hanno volontariamente scelto il Centro come loro casa. Sì, succede anche questo!
La nostra visita si conclude con un tè alla sede operativa, che è la casa della famiglia Berti. Prima di arrivare al lungo tavolo di legno ci fermiamo a salutare alcuni dei cani di Rudi, Mirca ed Elisa. C’è spazio per tutti qui, dunque anche per i migliori amici dell’uomo e, ovviamente, per gatti e pappagalli. Mirca fa avanti e indietro dalle scale. “Si lavora sempre qui”, ammette, “è un impegno costante, e spesso non è facile, anche perché si deve vivere tutti insieme, come una grande, rumorosa famiglia. Certe volte è totalizzante, ma crediamo in quello che facciamo, altrimenti non lo faremmo”. E alla domanda “Quali sono i requisiti che bisogna avere per diventare volontari del Centro?” risponde senza indugi: “Non bisogna avere paura di sporcarsi le mani. Letteralmente!”.
Mentre sorseggiamo il tè, chiacchieriamo un po’ con Elisa, la figlia di Rudi e Mirca, che al Centro c’è praticamente cresciuta e che gestisce la pagina di Facebook. “Sinceramente non mi vedrei a fare nient’altro”, dichiara senza pensarci un secondo, “penso che quello che facciamo qui sia un lavoro molto importante, ed è per questo che vogliamo che la gente sappia di cosa ci occupiamo e che passi il giusto messaggio. E’ anche per questo motivo che abbiamo deciso di filmare il nostro lavoro nel corso degli ultimi quattro anni, perché vogliamo che la gente possa vedere quello che facciamo veramente tutti i giorni”.
Se anche voi siete curiosi di vedere cosa fanno Elisa, Mirca, Rudi e i volontari del Centro, l’appuntamento con le prossime puntate de La famiglia Salvanimali è per sabato 20 dicembre alle 18.40, solo su Sky Uno. E se vi siete persi la prima puntata, non preoccupatevi: potete ancora vederla sul sito, basta cliccare qui!
Il Centro, situato appunto sul Monte Adone, nell’Appennino Tosco Emiliano, dista solo pochi chilometri da Bologna, eppure sembra si trovi in un universo parallelo. La cosa che più colpisce quando ci si trova davanti al cancello che delimita l’area gestita dai Berti è il silenzio. La sensazione è veramente quella di trovarsi in un’oasi. E’ Gaia Ferrara, volontaria storica del Centro, a guidarci e a raccontarci le storie degli ospiti.
Mentre ci mostra l’area dedicata ai felini – una sezione per le tigri Cleo, Dotty, Morgan, Syria e Igor, e un’altra per i cinque leoni, la coppia formata da Leo e Kora più i loro due “cuccioloni”, e l’anziana leonessa Sissi –, Gaia ci confessa che secondo lei il segreto, o meglio, i punti di forza della famiglia Berti sono l’estrema sensibilità e la dedizione totale al loro lavoro, una vera e propria missione. “E’ grazie a loro se il Centro è nato e si è evoluto negli anni”, ci racconta, “ed è grazie a loro se ogni giorno siamo in grado di aiutare creature che hanno avuto la sfortuna di finire nelle mani di persone senza scrupoli e senza rispetto”.
Ci spostiamo un po’, verso l’area dei piccoli primati, una struttura piuttosto recente, ma necessaria, perché tra bertucce, gibboni e altre specie, gli ospiti sono davvero numerosi. Che gli animali del centro siano seguiti e non solo a livello fisico, ma anche a livello psicologico è evidente anche per chi non se ne intende. “Ma gli animali che avete qui, in fondo, sono felici?”, chiediamo a Gaia, e la sua risposta è chiara: “Il concetto di felicità è effettivamente un po’ difficile da definire, ma quando vediamo che gli animali sono tranquilli, non sono in condizioni di stress e non soffrono…beh, a quel punto possiamo dire che sì, sono felici, nel senso che stanno bene, psicologicamente oltre che fisicamente. E questo, per noi, è un grande traguardo”.
Proseguiamo il nostro tour. Purtroppo non riusciamo a vedere i grandi primati, gli scimpanzé: il clima non permette loro di stare all’aperto, così d’inverno vivono protetti in un’apposita struttura coperta. Per non annoiarsi, pare che amino dipingere, e che ognuno abbia uno stile riconoscibile. “Fa parte di quello che noi chiamiamo arricchimento, cioè presentare una serie di stimoli per fare in modo che gli animali non si trovino in una condizione di noia e dunque di frustrazione e di stress", ci racconta Gaia.
Non sembrano invece aver problemi climatici gli emù, i numerosi procioni, i due istrici asiatici, i rapaci nelle voliere – ci sono tre esemplari di gufo reale, un biancone, dei barbagianni, delle civette, tutti ospiti temporanei –, un buffo esemplare di genetta, e i due cigni che hanno volontariamente scelto il Centro come loro casa. Sì, succede anche questo!
La nostra visita si conclude con un tè alla sede operativa, che è la casa della famiglia Berti. Prima di arrivare al lungo tavolo di legno ci fermiamo a salutare alcuni dei cani di Rudi, Mirca ed Elisa. C’è spazio per tutti qui, dunque anche per i migliori amici dell’uomo e, ovviamente, per gatti e pappagalli. Mirca fa avanti e indietro dalle scale. “Si lavora sempre qui”, ammette, “è un impegno costante, e spesso non è facile, anche perché si deve vivere tutti insieme, come una grande, rumorosa famiglia. Certe volte è totalizzante, ma crediamo in quello che facciamo, altrimenti non lo faremmo”. E alla domanda “Quali sono i requisiti che bisogna avere per diventare volontari del Centro?” risponde senza indugi: “Non bisogna avere paura di sporcarsi le mani. Letteralmente!”.
Mentre sorseggiamo il tè, chiacchieriamo un po’ con Elisa, la figlia di Rudi e Mirca, che al Centro c’è praticamente cresciuta e che gestisce la pagina di Facebook. “Sinceramente non mi vedrei a fare nient’altro”, dichiara senza pensarci un secondo, “penso che quello che facciamo qui sia un lavoro molto importante, ed è per questo che vogliamo che la gente sappia di cosa ci occupiamo e che passi il giusto messaggio. E’ anche per questo motivo che abbiamo deciso di filmare il nostro lavoro nel corso degli ultimi quattro anni, perché vogliamo che la gente possa vedere quello che facciamo veramente tutti i giorni”.
Se anche voi siete curiosi di vedere cosa fanno Elisa, Mirca, Rudi e i volontari del Centro, l’appuntamento con le prossime puntate de La famiglia Salvanimali è per sabato 20 dicembre alle 18.40, solo su Sky Uno. E se vi siete persi la prima puntata, non preoccupatevi: potete ancora vederla sul sito, basta cliccare qui!