Arriva il nuovo album della band inglese. Il titolo è la durata. Ce lo anticipa in questa intervista Sergio Pizzorno, leader della band. Poi appuntamento su Sky Uno sabato 7 alle ore 13.20
di Fabrizio Basso
Arrivano i Kasabian con l'atteso seguito di "Velociraptor": si intitola "48:13" e ce lo racconta Sergio Pizzorno, voce, chitarra e tastiera della band di cui è tra i fondatori. Aspettando di vederli dal vivo in Italia, con due imperdibili date organizzate da Vivo Concerti e in programma il prossimo 31 ottobre a Roma e l'1 novembre a Milano, eccoli su Sky Uno sabato 7 alle ore 13.20 a raccontare la loro storia e il quinto album, che esce nell'anno del decennale. Li abbiamo incontrati e intervistati.
Che significa il titolo?
E' una cosa stupida, siamo ossessionati dai numeri, pensavamo di dover allungare la lunghezza dell'album perché quello era il numero che avevamo in mente, invece era proprio lungo così e abbiamo pensato fosse il nostro numero magico.
Originale.
Quello sì ma è anche un suicido commerciale.
Si sentono influenze hip hop.
Siamo sempre stati attratti dall'hip hop da quando avevamo undici-dodici anni e ascoltavamo i Public Enemy. Ad esempio DJ Shadow è uno che ci ha aperto la mente e il modo di concepire il gruppo. E anche i Bestie Boys. Non siamo una band hip hop ma lo apprezziamo.
Avete sonorità originali.
Tutte le band, anche le più classiche, cercano di trovare una via diversa. E noi non facciamo eccezione.
Dove puntate?
Cerchiamo il futuro della musica rock in altri generi, in altre influenze. Anche i Led Zeppelin erano influenzati da Elvis ma poi cercavano altrove la loro strada. Noi cerchiamo influenze ovunque, nell'hip hop e nell'elettronica. Anche quando guardiamo, da rock band, quello che fa Kanye West non possiamo non notare che sta facendo dei grandi passi avanti e noi lo rispettiamo molto. Deve essere quello il nostro approccio alla musica, il nostro modo di fare.
Influenze dal cinema?
Siamo sempre stati influenzati dal cinema, è giusto che la musica sia influenzata dall'immagine. Tutta la musica pop è influenzata dal cinema.
Come vi vedete rockstar con famiglia?
Prima di avere figli pensi in un altro modo, anzi non pensi neanche, ma poi quando li hai vuoi vivere il più possibile con loro. Speriamo di goderceli più tempo possibile.
Peraltro i figli sono ottimi critici.
Sono i più puri, non guardano se una cosa è cool oppure no, se a loro piace. Spesso per colazione ascoltiamo la musica e loro criticano i nostri lavori.
Si dice che voi siete il dopo-Oasis.
Siamo dei loro fan, avremmo preferito non si fossero mai sciolti. Ma c'è di bello che oggi sono loro nostri fan.
48:13 in cosa è diverso da Velociraptor?
Intanto è il primo tutto prodotto da noi. E poi l'ispirazione questa volta arriva dal rock fine anni Sessanta con innesti di hip hop e musica elettronica.
Non teme che tutti questi generi spiazzino il pubblico?
Ognuno di noi è fatto di tante cosè, alcune cool altre meno. Nella musica è uguale. Ma quel che fa la differenza è l'onestà. E' lei la cosa più cool al mondo.
Arrivano i Kasabian con l'atteso seguito di "Velociraptor": si intitola "48:13" e ce lo racconta Sergio Pizzorno, voce, chitarra e tastiera della band di cui è tra i fondatori. Aspettando di vederli dal vivo in Italia, con due imperdibili date organizzate da Vivo Concerti e in programma il prossimo 31 ottobre a Roma e l'1 novembre a Milano, eccoli su Sky Uno sabato 7 alle ore 13.20 a raccontare la loro storia e il quinto album, che esce nell'anno del decennale. Li abbiamo incontrati e intervistati.
Che significa il titolo?
E' una cosa stupida, siamo ossessionati dai numeri, pensavamo di dover allungare la lunghezza dell'album perché quello era il numero che avevamo in mente, invece era proprio lungo così e abbiamo pensato fosse il nostro numero magico.
Originale.
Quello sì ma è anche un suicido commerciale.
Si sentono influenze hip hop.
Siamo sempre stati attratti dall'hip hop da quando avevamo undici-dodici anni e ascoltavamo i Public Enemy. Ad esempio DJ Shadow è uno che ci ha aperto la mente e il modo di concepire il gruppo. E anche i Bestie Boys. Non siamo una band hip hop ma lo apprezziamo.
Avete sonorità originali.
Tutte le band, anche le più classiche, cercano di trovare una via diversa. E noi non facciamo eccezione.
Dove puntate?
Cerchiamo il futuro della musica rock in altri generi, in altre influenze. Anche i Led Zeppelin erano influenzati da Elvis ma poi cercavano altrove la loro strada. Noi cerchiamo influenze ovunque, nell'hip hop e nell'elettronica. Anche quando guardiamo, da rock band, quello che fa Kanye West non possiamo non notare che sta facendo dei grandi passi avanti e noi lo rispettiamo molto. Deve essere quello il nostro approccio alla musica, il nostro modo di fare.
Influenze dal cinema?
Siamo sempre stati influenzati dal cinema, è giusto che la musica sia influenzata dall'immagine. Tutta la musica pop è influenzata dal cinema.
Come vi vedete rockstar con famiglia?
Prima di avere figli pensi in un altro modo, anzi non pensi neanche, ma poi quando li hai vuoi vivere il più possibile con loro. Speriamo di goderceli più tempo possibile.
Peraltro i figli sono ottimi critici.
Sono i più puri, non guardano se una cosa è cool oppure no, se a loro piace. Spesso per colazione ascoltiamo la musica e loro criticano i nostri lavori.
Si dice che voi siete il dopo-Oasis.
Siamo dei loro fan, avremmo preferito non si fossero mai sciolti. Ma c'è di bello che oggi sono loro nostri fan.
48:13 in cosa è diverso da Velociraptor?
Intanto è il primo tutto prodotto da noi. E poi l'ispirazione questa volta arriva dal rock fine anni Sessanta con innesti di hip hop e musica elettronica.
Non teme che tutti questi generi spiazzino il pubblico?
Ognuno di noi è fatto di tante cosè, alcune cool altre meno. Nella musica è uguale. Ma quel che fa la differenza è l'onestà. E' lei la cosa più cool al mondo.