Il mondo sci-fi di Westworld sarà presto realtà?

Serie TV

Floriana Ferrando

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La tecnologia la fa da padrona nella serie tv HBO, in onda ogni lunedì alle 21.15 su Sky Atlantic. Ma l’universo fantascientifico dello show potrebbe davvero vedere la luce nel mondo reale? Ecco le risposte di David Eagleman, neuroscienziato di Stanford e consulente della serie

6 parchi tematici abitati da androidi dotati di intelligenza artificiale che portano in scena crudi momenti di sesso e violenza. Ma cosa succede se i residenti di Westworld, uno dei parchi in questione, acquisiscono sensibilità e iniziano a uccidere impunemente i loro padroni umani?

Parte da qui la seconda stagione dello show HBO in onda ogni lunedì alle 21.15 su Sky Atlantic. Quanto è distante il mondo reale dall’universo di Westworld, ambientato fra “soli” 30 anni? A spiegarlo è David Eagleman, neuroscienziato di fama mondiale che fa da consulente scientifico della serie, allo scopo di fare incontrare in maniera credibile scienza e fiction sullo schermo.

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Fiction VS realtà

Eagleman e gli showrunner Lisa Joy e Jonathan Nolan, insieme al resto della troupe, hanno avuto un incontro di sei ore sul tema androidi, intelligenza artificiale e libero arbitrio, perché lo show fosse il più possibile vicino alla realtà. E così riuscire a mostrare sullo schermo uno scenario oggi impensabile ma, magari, possibile in futuro grazie alle scoperte scientifiche in atto. Un po’ come era stato fatto qualche tempo fa da Steven Spielberg prima di girare Minority Report, dove il regista voleva mettere in mostra un tipo di tecnologia che potrebbe davvero vedere la luce: “Lo spettacolo ha luogo 30 anni nel futuro e così sono sempre alla ricerca di cose che rispecchiano un genere di tecnologia davvero futuristica”, spiega Eagleman. Il neuroscienziato ha anche realizzato un’invenzione nel suo laboratorio che vedremo negli spazi della Delos nel corso della seconda stagione, per fare fronte alla rivolta degli host.

Verso l’AI, l'Intelligenza Artificiale

La strada verso l’universo di Westworld, dice il professore, è ancora molto lunga perché al momento l’intelligenza artificiale ha trovato campi di applicazione ben diversi da quelli narrati nello show: “L'intelligenza artificiale riceve molta attenzione per cose come AlphaGo e giochi online, ma non può ancora permettere di fare cose come navigare in una stanza complessa e raccogliere oggetti facilmente, né avere scambi sociali attraverso il linguaggio”. Insomma, se gli androidi di Westworld sanno fare fronte in tutto e per tutto ai padroni umani, nella realtà le cose sono ancora molto diverse: "Ciò di cui l'AI è davvero carente - continua Eagleman - è la capacità di prendere conoscenze e sentimenti legati a passate esperienze e applicarle a nuove situazioni”, proprio il concetto che spinge Dolores e Maeve - le vere protagoniste della seconda stagione - alla rivalsa.

Un mondo di robot?

Tuttavia i robot trovano sempre una maggiore applicazione negli ambiti più svariati della vita quotidiana. Se il trend è in crescita, è possibile che un giorno gli androidi possano ribellarsi agli umani, come sta succedendo in Westworld 2, dove a guidare la rivolta degli host c’è la spietata Dolores interpretata da Evan Rachel Woods? Le scuole di pensiero in merito sono diverse, tuttavia il dottor David Eagleman parla dei robot del futuro chiamando in campo le emozioni, come nel caso di Westworld: "Abbiamo bisogno di scoprire cose completamente nuove e modi di pensare su questo argomento, per essere in grado di creare quel tipo di realtà che ha i propri desideri e le proprie motivazioni e si preoccupa di attività come guidare una rivoluzione”, ha detto. Eppure, qualcuno potrebbe pensare: avrebbe senso costruire un robot con dubbi, paure, rimpianti e tutto il resto che rende gli umani tali?

 

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