La terza puntata della serie tv è una sorta di sequel della graphic novel di Alan Moore, tra barzellette, telefonate interplanetarie e l’apparizione del personaggio di Laurie Blake, alias Spettro di Seta: leggi la recensione.
C'era una volta Spettro di Seta
“È stata uccisa dai rifiuti spaziali”, cantavano i Devo nel 1978. La canzone si intitolava Space Junk. Ed è proprio la band americana a introdurci nelle atmosfere new wave e post punk di questo terzo episodio di Watchmen in cui la Storia Afroamericana cede il passo alle suggestioni e alle trame presenti nel fumetto di Alan Moore e Dave Gibbons.
L’arrivo di Laurie Blake, un tempo nota come la vigilante Spettro di Seta, spariglia le carte. Innanzitutto perché la donna ha preso il cognome del padre biologico, ovvero il Comico, l’uomo che violentò sua madre Sally Jupiter Juspeczyk, ma soprattutto perché adesso Laurie è un'agente del FBI e non fa più parte degli Watchmen. Anzi, i vigilanti mascherati ora li arresta. Della sua vecchia identità conserva solo gli stivali neri con il tacco, inquadrati quando scende da un taxi per la gioia degli amanti delle fetish pin-up. All’ex Spettro di Seta piace raccontare barzellette, come a suo padre. Ma questa volta non riguardano il grande clown Pagliacci. L’altra passione di Blake è telefonare al suo ex amante, il Dottor Manhattan, che vive da 30 anni esiliato su Marte. Nel corso dell’episodio scopriamo che l’altro uomo della sua vita, Gufo Notturno (Nite Owl) è rinchiuso in prigione.
Laurie (ottimamente interpretata da Jean Smart) sembra uscita da un noir anni Quaranta, Una sorta di Philip Marlowe al femminile. Fredda e pungente quando parla con il Senatore Keene. che ha deciso di mandarla a Tulsa per indagare sull’omicidio del capo della polizia Judd Crawford, malinconica e ironica quando conversa telefonicamente con il Dio Blu.
Il terzo episodio ci svela inoltre che è stato Keene, il senatore dell’Oklahoma, a introdurre il decreto che consente ai poliziotti di nascondere la propria identità. Il provvedimento si chiama Defense of Police Act, o DOPA. Così l’incontro tra Blake e i nuovi Watchmen ha il sapore di uno scontro generazionale, non privo di sarcasmo. Laurie si diverte a specchiarsi nella maschera di Looking Glass per togliersi del cibo dai denti e sbertuccia il suo dispositivo per identificare i razzisti.
Ma la scena clou si svolge durante il funerale di Crawford. Un terrorista del Settimo Cavalleria minaccia di far saltare in aria tutti i partecipanti se non gli verrà consegnato il Senatore Keene, il “traditore della razza bianca”. Con Modalità molto diverse, Laurie e Angela riescono a neutralizzare il suprematista. Il successivo dialogo tra le due donne è una delle sequenze più intense del terzo episodio di Watchmen. L’ex Spettro di Seta cerca di scoprire se Sorella Notte nasconda qualche segreto riguardante il defunto capo della polizia. Ma il personaggio interpretato da Regina King risponde fingendosi spaventata e andandosene, dopo aver rovesciato il caffè per terra.
Insomma, la presenza di Laure Blake è una sorta di portale che unisce la serie tv con la graphic novel. E tra un motel che si chiama Black Freighter Inn and Suites, un sex toy blu e una copia della rivista Esquire con in copertina Silk Spectre Takes Manhattan, Laurie terminerà la sua barzelletta. Gli eroi finiscono tutti all’inferno. Game Over, la commedia si trasforma in dramma. E una lacrima scivola sulla guancia della donna che ha amato un dio.
Ecco a voi Ozymandias
L’altro protagonista di questo terzo episodio di Watchmen è il personaggio interpretato da Jeremy Irons. Finalmente ci viene rivelata la sua identità: si tratta effettivamente di Adrian Veidt, ovvero Ozymandias, l’uomo che ha inviato un calamaro gigante sulla terra per salvare l’umanità.
D'altronde già il sonetto di Shelley citato dal giovane agente del FBI che Laurie ha scelto come suo partner era un indizio assai rilevante. In quel “Ammirate, Voi Potenti, la mia opera e disperate!” c’è tutta la filosofia dell’uomo più intelligente del modo. E per la prima volta lo vediamo finalmente con il suo costume da Watchmen.
Ma nonostante le rilassanti cavalcate in sella al fido Bucefalo, la vita non sorride ad Adrian. Veidt infatti, è prigioniero nel suo castello. Un misterioso ranger a cavallo gli impedisce di uscire dalla propria tenuta. Così, in perfetto stile Steampunk, Ozymandias sperimenta sui suoi domestici-cloni una sorta di armatura che con ogni probabilità gli permetterebbe di evadere. Tuttavia l’esperimento continua a fallire.
Notiamo che anche in questo episodio c’è una torta di compleanno. Questa volta le candeline sono 3. Forse nelle successive puntate scopriremo la linea temporale in cui si muove Veidt. Per ora possiamo solo constatare la sua decadenza. E non si può non pensare a come finisce la poesia di Shelley: “Null'altro rimane. Intorno alle rovine. Di quel rudere colossale, spoglie e sterminate. Le piatte sabbie solitarie si estendono oltre confine”.