The Loudest Voice, la recensione dell'episodio 2

Serie TV

Leggi la recensione del secondo episodio di The Loudest Voice, in onda in prima tv per l'Italia ogni mercoledì alle 21.15 su Sky Atlantic. - The Loudest Voice, Naomi Watts è Gretchen Carlson

The Loudest Voice, episodio 2: il recap

11 settembre 2001. Roger e i suoi sono scioccati da quanto appena accaduto. Le Torri Gemelle sono state colpite, e l'America e il mondo intero non saranno mai più gli stessi. Fedele al suo credo, Ailes mobilita autori, giornalisti e produttori, ai quali viene ordinato di stare fissi su quanto sta accadendo, anche a costo di mandare in onda immagini così forti da rimanere impresse per sempre nella coscienza collettiva. Karl Rove, consulente del governo, lo contatta per dirgli che questa tragedia rappresenta in realtà un'occasione per il Presidente Bush: la guerra contro l'Iraq è dietro l'angolo, basta solo riuscire a darle la totale legittimazione ovunque ce ne sia bisogno, dunque anche sui media.

Mentre il paese scivola nella paranoia e nel terrore, e nonostante uno scontro piuttosto acceso con Lachlan, il figlio (ed erede) di Murdoch, Ailes, spingendo sul patriottismo, continua a macinare successi. Fox News è il canale di informazione più seguito...e Ailes, nonostante i suoi modi vessatori e misogini (e nonostante il suo comportamento da predatore sessuale), diventa sempre più potente e sempre più importante per i Repubblicani, che in lui vedono un alleato preziosissimo.

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The Loudest Voice, episodio 2: la recensione

Il secondo episodio di The Loudest Voice, 2001, ci riporta indietro senza tanti complimenti a una delle date più nere della storia americana (e occidentale) contemporanea: l’11 settembre. Una data che mai verrà dimenticata, e che mai dovrà esserlo. Qui, però, non siamo davanti a un documentario, ma siamo dentro la vita romanzata di Roger Ailes, che seguiamo passo dopo passo in questa giornata di fuoco. Lo vediamo salutare la moglie e il figlioletto la mattina, prima di andare al lavoro, come milioni di uomini fanno ogni giorno, e lo vediamo gestire alcuni problemi in ufficio, tra cui un fuori onda del commentatore politico Bill O’Reilly potenzialmente critico. O’Reilly, però, è uno che fa fare numeri, dunque va difeso a prescindere.

Di lì a poco, ecco succedere il finimondo. Ailes è nel suo ufficio insieme a Brian Lewis. Viene informato del primo aereo via telefono. Il tempo di accendere il televisore di fronte alla sua scrivania, ed ecco che un secondo aereo si schianta sulla seconda torre. Per Roger, così come per il resto del mondo, è evidente: non si è trattato di un incidente. Come prima cosa dice a Judy, la sua fidata assistente (un personaggio piuttosto interessante, speriamo venga utilizzato di più nei prossimi episodi), di chiamare sua moglie e di dirle di non uscire di casa. Come seconda cosa, invia Shephard Smith, uno dei giornalisti, sul tetto con una troupe per andare in onda live. Un marito e padre amorevole e preoccupato per la sua famiglia e un businessman che non si lascia scappare l’occasione anche in un momento così delicato. E se Ailes fosse stato “solo” questo sarebbe stato meglio per tante persone…persone di sesso femminile.

Ma torniamo all’episodio. Nonostante 2001 abbia come sfondo l’attentato alle Torri Gemelle e le settimane successive, è evidente che il focus è molto più ristretto. Mettendo in mostra l’operato di Ailes, che si ritrova a prendere decisioni a dir poco controverse e dichiaratamente di parte (nonostante si tenti di passare per “quelli che semplicemente dicono la verità anche, soprattutto, quando la verità è orribile da vedere e accettare”), ciò che viene messo in scena è il delicato rapporto tra il mondo della politica e il mondo dell’informazione. Il confine tra informazione e propaganda è sottilissimo, e a volte sembra quasi inesistente, come ben ci mostra questo secondo episodio.

Come si colloca il personaggio interpretato da Crowe in tutto questo? Da una parte sembra veramente colpito da quanto sta accadendo, dunque sembra sincero nel portare avanti il suo punto di vista, i suoi ideali. Dall’altro, però, è pur sempre un produttore, un professionista in grado di mettere da parte qualsiasi emozione pur di raggiungere il risultato desiderato. Si prenda per esempio la scena in cui Ailes ordina di mandare in onda le immagini di quelle povere anime che, nella disperazione e nell’essere ben consce di essere arrivate alla fine, si sono gettate dalle finestre delle Torri Gemelle: tutto il mondo deve vedere cosa è stato fatto agli Stati Uniti d’America. E tutto il mondo deve vederlo su Fox News Channel, l’unico canale a cui veramente importa qualcosa dell’America e dei suoi valori. Il collegamento tra il protagonista e il governo attualmente in carica (siamo in epoca George W. Bush) d’altronde sono qualcosa di concreto.

Per quanto riguarda la psicologia del personaggio, anche questo episodio ci mostra le due facce della medaglia chiamata Roger Ailes: da una parte il padre di famiglia, il marito amorevole e l’americano patriottico, dall’altra il produttore senza scrupoli e senza rimorsi, e il manipolatore che continua a fare dei suoi sottoposti (soprattutto delle sue sottoposte) ciò che vuole, situazioni e frasi che fanno accapponare la pelle, specialmente perché si tratta di situazioni e frasi che, purtroppo, ancora al giorno d’oggi non sono infrequenti in certi ambienti.

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