ACAB, cosa significa il titolo della serie tv Netflix e tutto quello che c'è da sapere
Serie TVIntroduzione
Quattordici anni dopo l'uscita del film omonimo di Stefano Sollima, che inaugurò una trilogia sulla Roma criminale proseguita con Suburra e Adagio, arriva su Netflix (visibile anche su Sky Glass, Sky Q e tramite la app su Now Smart Stick) ACAB, una serie televisiva che riprende e amplia le atmosfere e i temi della pellicola diretta da Sollima.
Anche la serie, così come il film, è tratta dal romanzo omonimo di Carlo Bonini.
Appena ACAB è stata disponibile sulla piattaforma, si è subito piazzata in cima alla classifica dei titoli più visti, segno dell’attesa e del forte impatto del suo debutto.
La trama ruota attorno al reparto mobile di Roma, orfano del suo leader Pietro Fura (interpretato da Fabrizio Nardi), rimasto gravemente ferito durante violenti scontri in Val di Susa. I protagonisti principali sono Mazinga (Marco Giallini), Marta (Valentina Bellè) e Salvatore (Pierluigi Gigante), membri di una squadra che si distingue per il suo spirito di corpo e i suoi metodi spesso al limite. L’arrivo del nuovo comandante Michele (Adriano Giannini), esponente di una polizia più riformista e distante dalla vecchia scuola, metterà a dura prova l’equilibrio della squadra, portando in superficie tensioni e conflitti.
Scopriamo di seguito tutto quello che bisogna sapere sulla serie televisiva ACAB, a partire dal significato del titolo.
Nel frattempo, potete guardare il trailer ufficiale della serie nel video che trovate in alto, in testa a questo articolo.
Quello che devi sapere
ACAB, cosa significa il titolo della serie
La serie ACAB trae ispirazione dal romanzo di Carlo Bonini, da cui già era tratto il celebre film di Stefano Sollima (il quale in questo progetto televisivo ricopre il ruolo di produttore esecutivo).
Oggi, quelle stesse atmosfere intense e quei racconti carichi di tensione tornano in una nuova forma con questa serie, che già è un successo.
Il titolo è l’acronimo della frase "All Cops Are Bastards”, un’espressione provocatoria e controversa che descrive il punto di vista di chi vive ai margini della legge e che significa, letteralmente, “tutti i poliziotti sono dei bastardi”.
Lo show riporta in scena i protagonisti e i conflitti che hanno reso il film un cult. Appena approdata su Netflix, la serie ha immediatamente conquistato il pubblico, piazzandosi al primo posto tra i titoli più visti sulla piattaforma. Questo successo conferma non solo l'attesa per un racconto così emblematico, ma anche l'interesse per storie che mettono in discussione temi complessi come l'autorità, la violenza e il senso di giustizia.
Il regista della serie ACAB è Michele Alhaique
La serie tv ACAB è diretta da Michele Alhaique, il quale ha voluto focalizzarsi sul delicato rapporto tra la vita privata e la professione dei poliziotti.
"Quello che mi è saltato subito agli occhi leggendo i primi copioni di ACAB è il lavoro che gli autori avevano fatto per mettere a fuoco il rapporto tra la professione e la vita privata dei personaggi “, ha scritto Alhaique nelle sue note di regia.
“Si tratta di una relazione bidirezionale. Per sua natura, il lavoro del celerino è continuamente esposto a situazioni emotivamente e fisicamente traumatiche. Abbiamo provato a raccontare le ripercussioni che provengono da una parte e dall’altra e l’impatto che ne deriva. Come può un poliziotto lasciare alle spalle i propri conflitti privati quando si trova in prima linea dietro a uno scudo di fronte a centinaia di antagonisti? Acab è una serie che mette al centro i personaggi, sono loro che veicolano la storia fin dal primo fotogramma. È la frustrazione privata di Pietro a far sì che usi la mano pesante contro gli antagonisti in Val di Susa? O si tratta invece del suo modo di gestire l’ordine pubblico? Nascono prima i conflitti interiori o quelli esteriori? La violenza è un tema che ho sempre provato ad esplorare nei miei lavori. In Acab la violenza viaggia su due binari paralleli, c’è quella visibile, fisica, messa in scena negli scontri. Poi c’è un’altra violenza, che viaggia più sotterranea e minacciosa, che condiziona in maniera più profonda i personaggi e le loro relazioni. Ognuno di loro affronta un percorso privato che lo porterà a scontrarsi con i propri affetti e saranno questi conflitti a influenzare le azioni che compiranno con la divisa addosso”.
La serie ACAB è prodotta da Cattleya in sei episodi
ACAB è disponibile su Netflix (visibile anche su Sky Glass, Sky Q e tramite la app su Now Smart Stick). Tratta dall’opera letteraria di Carlo Bonini edita in Italia da Feltrinelli, la serie è ideata dallo stesso Carlo Bonini e da Filippo Gravino.
È scritta da Filippo Gravino, Carlo Bonini, Elisa Dondi, Luca Giordano e Bernardo Pellegrini, con lo story editing di Filippo Gravino, è ispirata al film ACAB diretto da Stefano Sollima, che in questo progetto ricopre il ruolo di produttore esecutivo.
Prodotta da Cattleya – parte di ITV Studios - in sei episodi, ha una colonna sonora firmata dai Mokadelic, già noti per le musiche di un’altra serie cult, ossia Gomorra.
La serie ACAB si distingue per il suo stile crudo e realistico, offrendo una riflessione profonda su temi universali come la violenza, il senso del dovere e l’impatto delle scelte individuali. Un prodotto che, come il film da cui trae ispirazione, promette di lasciare il segno nel panorama delle produzioni italiane contemporanee.
Il cast stellare di ACAB, da Adriano Giannini a Marco Giallini
Il cast di ACAB è ricco di talenti e di star del panorama attoriale italiano.
Tra i protagonisti troviamo Marco Giallini, che interpreta Mazinga, leader carismatico della squadra mobile di Roma. Valentina Bellè recita invece nei panni di Marta, una figura determinata e complessa, mentre Adriano Giannini veste il ruolo di Michele, il nuovo comandante che si confronta con una squadra forgiata da metodi controversi e un forte spirito di appartenenza.
Pierluigi Gigante interpreta Salvatore, un altro membro chiave della squadra, mentre Fabrizio Nardi dà volto a Pietro, il capo storico segnato da conflitti personali e professionali.
A completare il cast principale ci sono Julia Messina nel ruolo della Dottoressa Emma, Francesco Buttironi, Aiman Machhour, che interpreta Azzouz, e Francesco Primavera, nel ruolo di un funzionario di polizia.
La trama della serie ACAB
La serie televisiva ACAB racconta quello che accade durante una notte caratterizzata da violenti scontri in Val di Susa, un evento drammatico segna profondamente il Reparto Mobile di Roma. Nel cuore del caos, il loro comandante viene gravemente ferito, lasciando l'intera squadra priva di una guida in un momento di estrema difficoltà. Questo colpo inatteso scuote il gruppo, costretto a fare fronte comune per affrontare una situazione critica e imprevedibile.
Tra le unità in campo, una squadra emerge per il suo carattere peculiare e il legame unico che la contraddistingue. Composta da Mazinga (interpretato da Marco Giallini), Marta (Valentina Bellè) e Salvatore (Pierluigi Gigante), questa formazione si distingue non solo per l’efficacia operativa, ma anche per un rapporto quasi familiare. Le loro relazioni, profondamente radicate, sono state forgiate nelle tensioni delle piazze, durante disordini e manifestazioni, dove l’unità del gruppo è stata messa alla prova ripetutamente.
Il loro legame va oltre la semplice collaborazione lavorativa: è un vincolo di fiducia e complicità che li rende capaci di muoversi come un'unica entità anche nelle situazioni più caotiche. Tuttavia, questa affinità si accompagna a metodi operativi spesso al limite della regolarità. Nel loro approccio, la linea tra ciò che è lecito e ciò che è necessario si fa sottile, alimentando un senso di giustizia personale che, seppur efficace, li pone spesso in una zona grigia rispetto ai protocolli ufficiali.
La perdita della loro guida diventa quindi un banco di prova non solo per le loro capacità operative, ma anche per il tessuto relazionale che li tiene uniti. In un clima di crescente tensione e pericolo, Mazinga, Marta e Salvatore devono affrontare non solo il caos esterno, ma anche le proprie fragilità interne, mentre cercano di rimanere fedeli a se stessi e ai loro ideali in un mondo dove la violenza sembra dominare.
ACAB, Adriano Giannini interpreta il nuovo comandante
Nella serie tv ACAB, centrale per la storia è l’arrivo di Michele (interpretato da Adriano Giannini) come nuovo comandante rappresenta un punto di svolta decisivo per il Reparto Mobile di Roma, scuotendo profondamente gli equilibri che per anni hanno caratterizzato l’unità.
Michele proviene da un ambiente di polizia orientato verso l’innovazione e la riforma, un approccio che lo spinge a vedere con disprezzo realtà come quella della squadra romana, che considera ancorata a metodi ormai obsoleti. Secondo il suo punto di vista, la squadra di Roma è diventata il simbolo di un sistema da cui è urgente liberarsi, ritenendo necessaria una rivoluzione profonda, che parta proprio da quella realtà.
La sua visione, radicalmente diversa, porta con sé un conflitto evidente tra tradizione e rinnovamento, mettendo in discussione i valori e le pratiche su cui si è sempre basata l'unità. Michele non è soltanto un comandante, ma una figura di rottura che si propone di cambiare radicalmente le dinamiche interne del reparto. La sua leadership non è vista di buon occhio da molti, che lo vedono come un elemento di destabilizzazione.
A complicare ulteriormente la situazione, un'altra novità si profila all’orizzonte: l'inizio di un periodo di forte agitazione sociale. Un’ondata di malcontento popolare travolge le istituzioni, e il paese è investito da una serie di manifestazioni e proteste che portano a quello che viene definito un “autunno caldo”. Le piazze sono infuocate, e la tensione cresce, mettendo a dura prova l’intero corpo della polizia.
In questo contesto turbolento, i membri del reparto sono chiamati a fronteggiare non solo il caos che esplode nelle strade, ma anche le loro stesse convinzioni più intime. Ogni singolo componente della squadra dovrà confrontarsi con il significato del proprio ruolo all’interno dell'istituzione e il senso di appartenenza al gruppo. Per molti di loro, il reparto rappresenta una seconda famiglia, un rifugio nel quale si riconoscono e si sostengono a vicenda. Ma ora, la loro fedeltà verrà messa alla prova da nuove dinamiche, che li costringeranno a riflettere sulla loro posizione e sui cambiamenti in atto.
Il conflitto tra il vecchio e il nuovo, tra l'individualismo e il gruppo, tra la tradizione e la necessità di adattarsi ai tempi moderni, diventa il cuore pulsante di questa nuova fase della serie. Il destino della squadra dipenderà dalla loro capacità di affrontare le sfide non solo esterne, ma anche interne, che potrebbero minare la loro unità.
Potete guardare il trailer ufficiale della serie nel video che trovate in alto, in testa a questo articolo.