Leopardi, a Recanati si gira la serie tv di Sergio Rubini sul poeta

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Primo ciak per la miniserie in due puntate Leopardi - Vita e amori del poeta, che racconterà la visione del mondo del letterato. Il protagonista sarà interpretato da Leonardo Maltese, che sarà affiancato da Alessio Boni, Cristiano Caccamo e Giusy Buscemi

A Recanati i carretti percorrono selciati fiancheggiati da mucchi di paglia e i soldati marciano nel borgo antico. Per il primo ciak di Leopardi – Vita e amori del poeta, la miniserie in due puntate diretta da Sergio Rubini, la città marchigiana torna indietro nel tempo e ospita le riprese della terza pellicola dell’anno dopo InFiniti e Leopardi & Co con Whoopi Goldberg. “È un Leopardi senza gobba. Nel senso che il nostro desiderio è quello di raccontare la vita di Leopardi, ma soprattutto il leopardismo, la sua visione del mondo, liberarlo dalla croce di essere esclusivamente il poeta del Sabato del villaggio o di versi – pur immortali – come quelli de L’infinito” aveva dichiarato il mese scorso Rubini in un’intervista a Il Corriere della Sera. Ora tra le suggestive scenografie dell’Ottocento, realizzate grazie alla rimozione di segnaletiche moderne, alla copertura di campanelli e di cassette delle poste e alla realizzazione di tendaggi e di porte anticate per nascondere portoni e vetrine contemporanee, si muovono Leonardo Maltese nel ruolo del poeta, Alessio Boni nel ruolo del padre Monaldo, Cristiano Caccamo nei panni dell’amico Ranieri e Giusy Buscemi nelle vesti di Fanny Targioni Tozzetti, emblema dell’amore irraggiungibile reso immortale nei versi eterni.

LA MODERNITÀ DI LEOPARDI

“Abbiamo portato il saluto dell’intera città a Sergio Rubini, un grande attore e regista che sta girando a Recanati una miniserie televisiva che racconterà la vita del nostro poeta in modo profondo, toccando i luoghi cari a Giacomo Leopardi a partire dall’infanzia” ha dichiarato il sindaco Antonio Bravi. Come dichiarato dallo stesso Rubini a Il Corriere della Sera, il regista mostrerà anche il volto più sconosciuto del poeta, che cela “il Leopardi filosofo e il Leopardi comico”, e senza pregiudizi, perché “è stato un poeta che in qualche modo tutti hanno tirato per la giacchetta: i cattolici hanno raccontato che in punto di morte si era convertito; i marxisti lo hanno dipinto come un nichilista; il mondo del Risorgimento ha posto l’accento sul suo patriottismo”, ma in realtà “è stato una figura assolutamente libera. Vogliamo mettere a fuoco la sua modernità, prescindendo dall’immagine da presepe del poeta triste e depresso perché la sua depressione e il suo pessimismo erano frutto di un assoluto vitalismo; piuttosto il senso del tragico nasceva da tutte quelle domande alle quali non trovava risposta”. Come ha poi dichiarato a Il Resto del Carlino, Rubini ha scelto di raccontare uno dei massimi esponenti della letteratura italiana “perché parlava agli uomini del Duemila. Mi sembra che sia l’autore e scrittore più contemporaneo. Era un veggente, un visionario. Abbiamo bisogno di grandi maestri”. Già in precedenza il regista aveva spiegato che Leopardi “è attuale nel timore degli aspetti disumanizzanti della tecnologia; è attuale nelle domande che si è posto rispetto all’aldilà e a Dio; è attuale quando parlava dell’Italia come di un paese di preti e poliziotti. Mi sembra che non ne siamo così lontani...”.

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