Speravo de morì prima: la recensione dell'episodio 3 e 4 della serie tv su Totti
Nelle due puntate centrali della serie tratta dall'autobiografia dell'ex capitano della Roma, in onda su Sky Atlantic e NOW, torniamo indietro per scoprire alcuni momenti del passato del protagonista ** Attenzione: SPOILER **
I due episodi centrali di Speravo de morì prima ci consentono di approfondire la conoscenza con il passato professionale e privato di Francesco Totti. E se pensate di sapere già tutto su Cassano, Ilary e le sfide a “paperelle” in cui il piccolo Francesco si cimentava ai tempi della scuola elementare, ricordatevi che la serie si rivolge non solo a un pubblico di tottiani devoti, a cui peraltro gli snodi e i colpi di scena della vicenda erano già noti in partenza, ma anche a una folta schiera di non-calciofili che riconoscono, nei rovelli interiori di Totti, i dilemmi dell'uomo comune di fronte alla maturità (se non proprio alla vecchiaia).
Il giovane Totti, dunque. Già miliardario e famosissimo, tempestato di bigliettini con annessi numeri di telefono, eppure innamorato perso di una ragazza vista in tv (Ilary era una delle letterine di Passaparola, che non viene citato per ovvi motivi). A 25 anni già uno degli italiani più popolari del Paese, ma ancora “inquilino” dei suoi genitori, superiori agli approcci del Milan e alle lusinghe del Real Madrid, convinti a dare asilo anche a uno dei compagni di squadra più pittoreschi e memorabili, quell'Antonio Cassano che sta a Totti come Lucignolo a Pinocchio, reso benissimo – a cominciare dall'accento – da Gabriel Montesi, apprezzato nel 2020 anche in Favolacce (per cui ha ricevuto proprio ieri la nomination al David di Donatello come miglior attore non protagonista). Dall'assegno smarrito agli orologi regalati per riconoscenza, sono tutti episodi ripresi dall'autobiografia e riportati in modo fedele, ma sullo schermo risplendono di luce propria grazie alle interpretazioni impeccabili dei protagonisti e delle tante guest star che si succedono per dare vita a momenti piccoli, gustosi e sorprendenti, come la sequenza onirica in cui un Totti sotto i ferri e sotto anestesia immagina mostruosi inserimenti metallici per tenere insieme le sue ossa, con Ricky Memphis ferramenta a metà tra Cronenberg e i Vanzina. O, ancora di più, le partecipazioni straordinarie dei veri Andrea Pirlo e Alex Del Piero che illuminano Totti via Facetime su quale sia la qualità della vita, e soprattutto del cibo, dall'altra parte del mondo.
approfondimento
Speravo de morì prima, foto degli episodi 3 e 4
Per una serie tv sul calcio italiano non era facile trovare l'equilibrio capace di rendere la storia godibile sia agli appassionati che ai profani, ma Speravo de morì prima ci riesce molto bene, umanizzando i personaggi senza banalizzarli – prendete per esempio la sequenza notturna sulla spiaggia, in cui Francesco/Pietro e Ilary/Greta, con grande semplicità e spontaneità, si trovano alle prese con le piccole goffaggini di cui è tempestata qualunque proposta di matrimonio “normale”. O il contrasto tra la caricaturale solennità del ct Marcello Lippi e il realismo dell'ospedalizzato Totti richiamato ai suoi doveri da italiano: “Cosa si dice quando la patria chiama?” “Speriamo...”. Alla fine la chiave comica è la più indicata per raccontare i tormenti di un romano doc abituato a non prendere mai nulla sul serio e a prendersi gioco della serietà altrui, a cui di colpo la vita ha messo contro qualcosa che non si sarebbe mai aspettato: lo scorrere del tempo. Un avversario imbattibile che il nostro eroe s'illude brevemente di poter fregare, in quella primavera del 2016 in cui Totti non voleva smettere con il calcio, e il calcio non voleva smettere con Totti.