Leggi la recensione del sesto episodio della terza stagione di Westworld, in onda ogni lunedì in prima tv per l'Italia su Sky Atlantic. - OVVIAMENTE CI SONO SPOILER PER CHI NON HA ANCORA VISTO L'EPISODIO - Westworld 3, la recensione del quinto episodio, Genre
Westworld 3, episodio 6: riassunto e recensione
ATTENZIONE: PERICOLO SPOILER
PER CHI NON HA ANCORA VISTO L'EPISODIO
Una seduta di gruppo troppo affollata
Il sesto episodio della terza stagione di Westworld riporta in scena il personaggio di Ed Harris, ora di bianco vestito dalla testa ai piedi. Ritroviamo William impegnato in una seduta di gruppo presso la clinica di salute mentale in cui la finta Charlotte l’ha fatto rinchiudere. Uno degli ospiti esprime il suo disagio, e in tutta risposta l’ormai ex Uomo in Nero se ne esce con un discorso a dir poco nichilista sull’inesistenza di Dio, su come ogni cosa sia governata dall’entropia, e su quanto l’essere umano non valga praticamente niente. Meglio ancora: su quanto l’essere umano sia deleterio per il pianeta intero.
Nel privato dell’ufficio personale della sua psicoterapeuta, William, che non può raccontare la verità riguardo la morte di sua figlia, sostiene con forza che lui non dovrebbe trovarsi lì, e ovviamente per la dottoressa è la classica storiella del pazzo che dice di non essere pazzo. Lei vorrebbe che lui prendesse parte a una nuova terapia (AR Therapy) che permette di rivivere i propri traumi per superarli, ma lui…beh, lui sa benissimo quali sono i suoi traumi, non ha bisogno di rivivere un bel niente.
Intanto Dolores ha hackerato Rehoboam, così anche la terapeuta riceve il proprio profilo personale. Oltre a ciò c’è anche un messaggio del suo ex marito che la invita caldamente a non farsi più viva né con lui né coi figli. Lei – che dai dati del Sistema potrebbe avere delle storie con dei pazienti e una dipendenza da oppiacei e che pertanto perderà la licenza a breve – è giustamente sconvolta (tra non molto si impiccherà), così l'improvvisata “confessione” di William passa inascoltata.
E’ in questo episodio che il personaggio di Ed Harris riceve l’impianto al palato, come visto nel trailer ufficiale rilasciato da HBO. Un’esperienza poco piacevole, ma il peggio deve ancora venire. Legato a una sedia e costretto a indossare degli “occhialini” speciali (ndr, in un flash nel precedente episodio abbiamo visto anche Caleb indossare la stessa tenuta…), si ritrova catapultato dentro la nuova terapia. Rivede il sé stesso ragazzino. E' nella sua stanza dell’epoca, sente i genitori litigare, suo padre urlare…e per lui è troppo.
Dopo un tentativo di ribellione andato a finire male (per l’infermiere della clinica, che si ritrova senza la falange distale dell’indice destro!), William viene sedato, e a quel punto il suo viaggio ha inizio per davvero. Viene portato da un altro infermiere di nero vestito – infermiere che ha il volto di Jonathan Tucker, il Maggiore Craddock della S02 – a una speciale, specialissima, seduta di gruppo. Una seduta i cui partecipanti sono: il William paziente della clinica; il William pubblico, businessman e benefattore; l’Uomo in Nero, l’incarnazione del suo lato oscuro; il William giovane e ambizioso interpretato da Jimmi Simpson; il William ragazzino visto poco prima; e, special guest, James Delos (interpretato da un sempre ottimo Peter Mullan).
Il William ragazzino non può credere che quello sia il suo futuro, il William giovane e rampante dice che forse non sarebbe mai diventato ciò che è diventato se non avesse mai fatto quel primo viaggio a Westworld, il William magnate non riesce a capire come le cose possano essere andate così, l’Uomo in Nero dice di aver sempre confinato la violenza al di fuori del mondo reale…e James Delos ribatte a tutte queste affermazioni, facendo chiaramente intendere che il personaggio di Ed Harris ha sempre avuto certi moti interiori, dunque che in fondo è sempre stato fedele a sé stesso – meglio ancora, è sempre stato sé stesso – in ogni momento della propria esistenza.
Però, allo stesso tempo, il salto nel passato ci mostra come in realtà tutto quanto accadutogli sembra essere stato semplicemente inevitabile. Il tarlo del dubbio ha il volto e la voce di Mullan: tutto questo era scritto già dal principio? William è solo un passeggero? quanto successo nel corso della sua vita gli è semplicemente capitato, senza possibilità di scelta? La risposta del personaggio di Ed Harris è spiazzante, e allo stesso tempo è una conferma del suo status, cioè del fatto che ormai è un sintetico. Come gli disse Angela ormai qualche decennio fa: “Se non puoi accorgerti della differenza, che importanza ha?” (If you can’t telle the difference, does it matter?)
Altro che conosci te stesso: distruggi te stesso! Dopo aver fatto fuori le sue precedenti versioni, cioè dopo essersi letteralmente liberato del passato, William è finalmente libero, ma soprattutto è dove dev’essere, perché ogni cosa fatta, giusta o sbagliata che sia stata, l’ha reso ciò che è ora. E adesso tutto è chiaro: ha capito qual è il suo scopo. “I’m the good guy.” (ndr, sono il buono, sono dalla parte dei buoni) afferma con sicurezza, anche se è difficile capire cosa intenda dire. Ma da lontano si sente una voce…la voce di Bernard. E’ lì che Fake Connells l’ha mandato, ed è lì che si trova, ovviamente insieme alla sua guardia del corpo, Stubbs. La domanda è: perché?
Westworld, le foto più belle di Vincent Cassel, nel cast della terza stagione della serie
Tra simulazione e realtà
Decoherence si apre in realtà non con William, bensì con Maeve. Che è di nuovo insieme a sua figlia in un momento ben preciso, un momento che noi spettatori abbiamo visto più volte nel corso della serie, anche se l’ambientazione è leggermente differente, addirittura sembrerebbe essere qualcosa di molto simile all’Oltre Valle, al The Sublime, il Sublime. Ovviamente siamo dentro una simulazione, e la comparsa di Serac ne è la conferma. Il personaggio di Cassel è deluso: si aspettava di più. Ma la nostra amata Miss Millay non si lascia intimidire: ha perso una battaglia, non la guerra. E comunque lei non vuole incentivi affettivi: lei vuole degli alleati (ndr, vedere le note finali per maggiori dettagli).
Intanto, in attesa di poter tornare nel mondo reale, Maeve si ritrova nuovamente in War World (anche se, però, si è accorta che sono stati spostati, che sono “a casa”). Dopo essersi scaldata facendo fuori qualche decina di soldati tedeschi ritrova Lee Sizemore (welcome back Simon Quarterman!), e dopo essersi fatta un bicchierino insieme a lui – che, essendo in realtà inesistente, ha pensato bene di fregarsene del lavoro e di passare il suo tempo, per dirla con un termine poco fine ma pregnante, cazzeggiando dentro la simulazione di cui fa parte – si rende conto che Serac effettivamente è stato di parola. Ecco dunque ricomparire Hector, ed ecco ovviamente scattare un bacio appassionato. C’è però un regalino extra da parte del personaggio di Cassel, e scopriamo presto di cosa si tratta.
L’unità di controllo del finto Connells è stata recuperata, dunque ora una copia di Dolores si trova in quell’ambiente. L’incontro tra Maeve e la sua presunta nemica avviene in un luogo assai noto agli spettatori: il piccolo laboratorio sotterraneo di Arnold, quello in cui per la prima volta venne creato il personaggio di Evan Rachel Wood. Miss Millay accusa Miss Abernathy di essersi arrogata il diritto di scegliere per la loro intera specie e le dice che non va bene che un solo individuo sia in possesso di una tale mole di informazioni, dunque del potere pressoché totale. Al che, Miss Abernathy ribatte con un sarcastico “Disse colei che può comandarci con la forza del pensiero…”
Ovviamente siamo di fronte a due punti di vista in contrasto tra loro, ma non ce n’è necessariamente uno sbagliato e uno giusto, non c’è nessuna santa e non c’è nessuna villain. Ci sono solo due sopravvissute. Dolores argomenta i motivi delle sue scelte: ha fatto ciò che ha fatto per i suoi simili, e non si fermerà fino a quando la guerra non sarà vinta. Maeve prova a farsi dare l’encryption key, vuole assicurarsi che sua figlia sarà al sicuro, ma Dolores si rifiuta: non può fidarsi di lei, perché lei, volente o nolente, è schierata dalla parte dell’uomo che vuole sterminare la loro specie.
A questo punto non c’è altro da fare: lo scontro nel mondo reale sarà inevitabile. La “dichiarazione di guerra” è la distruzione dell’unità di comando di Hector da parte di Charlotte, distruzione a cui Maeve non può fare altro che assistere impotente, senza neanche potersi rifare sulla sua nemica, perché intanto Fake Hale ha disconnesso dal sistema l’unità di comando di Fake Connells.
Nella sua ultima scena, Maeve è di nuovo nel suo corpo, dunque è nel mondo reale, precisamente nel laboratorio sotterraneo della Delos. Oltre a lei c’è un altro host pronto al cento per cento, un sintetico per adesso dall’identità ancora ignota. Ma dallo sguardo di Miss Millay una cosa è certa: quella che verrà sarà una battaglia senza esclusione di colpi…anche bassi…
Evan Rachel Wood, le foto più belle dell'attrice di Wesworld
More human than human
L’eclissi di Rehoboam è più nera che bianca ormai. C’è una deviazione a San Francisco, dove ha sede la Delos, ma ormai tutto il paese, tutto il mondo, è in preda al caos dopo lo “scherzetto” di Dolores. Fake Hale porta a casa suo figlio e dice al suo ex marito (che ha scelto di non leggere il proprio profilo perché è convinto che ognuno sia l’artefice del proprio destino) di aspettarla lì: ha alcune questioni in sospeso al lavoro.
La finta Charlotte sembra essersi affezionata un po’ troppo a questa famiglia che non è la sua, e sarà proprio questa sua umanità a fregarla. Ma torniamo al presente. La situazione sta precipitando. Serac è riuscito a comprare la Delos, e dopo aver fatto fuori preventivamente un socio poco collaborativo si presenta alla sede principale per mettere in chiaro alcune cose. Vuole i dati comportamentali degli host, dopodiché si procederà a distruggere tutto il resto. Ah: c’è anche una talpa, una talpa sintetica, una copia di Dolores, che va assolutamente trovata. E poi c’è da recuperare anche la famigerata encryption key, un problema non di poco conto.
Fake Hale capisce che non c’è veramente tempo da perdere. Mentre i dipendenti vengono radunati, riesce a fare una copia dei dati relativi ai suoi simili prima che ogni intellectual property venga distrutta, come ordinato dal nuovo proprietario. Dopo aver inviato al recipient designato, cioè a William, queste preziose informazioni, la finta Charlotte – che nel frattempo ha scoperto che nei sotterranei della Delos Serac sta ricreando alcuni host – avvisa Dolores: l’unità di controllo di Connells si trova lì, e questo è un problema.
Prima di lasciare la Delos, ormai Incite, il personaggio di Tessa Thompson recupera una pistola e un aggeggio da una cassaforte, poi chiama il suo ex marito per dirgli di farsi trovare pronto. Viene intercettata mentre sta uscendo. A consiglio di amministrazione riunito, Serac la smaschera. Ironia della sorte: è stata proprio quella telefonata alla sua famiglia a fregarla, perché la vera Charlotte non avrebbe mai mostrato una tale debolezza. Rehoboam dixit. “Dolores ti ha lasciata qui a morire…da sola…” sono le dure parole del personaggio di Vincent Cassel, e intanto vediamo i corpi degli host stoccati nel magazzino di Westworld mentre vengono dati alle fiamme.
Ma ormai c’è poco da stare a sentirsi feriti. Grazie all’aggeggio di cui sopra, un contenitore di gas letale, la finta Charlotte mette a nanna per sempre i membri del board e le guardie, ma non Serac, che non è veramente lì (è al sicuro nel suo ufficio) e che dunque non può essere ucciso con un colpo di pistola. Poco male. Prima di fuggire, però, Fake Hale porta a termine un ultimo compito. Come previsto dalla Dolores della simulazione, passa alla distruzione degli alleati di Maeve.
In realtà fa in tempo a distruggerne solo uno: Hector. L’arrivo della sicurezza le impedisce di fare altri danni, soprattutto le impedisce di distruggere per sempre Miss Millay, ma, mentre si allontana, recupera l’unità di comando di Fake Connells. Riesce a lasciare la sede della Delos, peraltro ferita, solo grazie all’intervento del robottone visto nel terzo episodio. Raggiunge la casa dell’ex marito, fa salire lui e il figlio in macchina, e poi mette in moto. La loro fuga, però, dura poco: Serac, infatti, ha previsto anche questa mossa, e ha pensato bene di piazzare una bomba dentro l’auto…o forse dentro l’elefantino giocattolo di Nathan?
Nonostante l’esplosione, Fake Hale striscia fuori da ciò che resta della vettura completamente bruciata ma ancora viva. Dentro, però, una parte di sé stessa è morta insieme alla sua finta, eppure così reale, famiglia. Ovviamente anche lei da qui in avanti avrà un unico obiettivo: la vendetta.
Westworld, stagione 3, episodio 6: il nostro commento
Anzitutto LA BOMBA: William a quanto pare è un androide!!! Dall’analisi del suo sangue, infatti, risultano esserci delle proteine sconosciute e dei biomarcatori sintetici. Come se non bastasse, è proprio a lui che la finta Charlotte invia i dati trafugati in fretta e furia dalla Delos. Ben arrivata, quinta unità di comando! Pare ormai evidente che l’ultima “perla” trafugata da Dolores è proprio quella relativa al personaggio di Ed Harris. Ma quando c’è stata la sostituzione tra l’essere umano e la sua copia? In occasione dell’ingresso in clinica di William? O molto prima? Soprattutto: che fine ha fatto il William originario? E’ stato fatto fuori in gran segreto, o è stato semplicemente nascosto da qualche parte? Ovviamente questa rivelazione cambia ogni cosa.
Sorge a questo punto spontanea un’altra domanda: Caleb – anche lui intravisto in un flash sul finire del quinto episodio legato a una sedia con gli stessi occhialini addosso – è un androide come William, oppure è “semplicemente” uno dei potenziali agitatori sociali catturati e rimessi in ordine da Serac? Lo scopriremo, questo è certo, a breve, ma in ogni caso è ormai evidente che Dolores l’ha scelto per un motivo specifico, e non per pura casualità.
A proposito di Dolores: molto Interessante quella frase buttata lì sul cambiamento durante la conversazione telefonica con la finta Charlotte. Ha senso cambiare sé stessi, cioè alterare ciò che ci rende unici al mondo, solo per sopravvivere? Cosa è più importante: la sopravvivenza o l’integrità? Anche in questo caso non c’è una risposta giusta e una sbagliata, ma per quanto riguarda Dolores parrebbe proprio che la sua priorità sia l’integrità. Della serie: farò di tutto per raggiungere il mio obiettivo, ma nel farlo resterò me stessa, con i miei pregi e i miei difetti, altrimenti avrò perso comunque.
Tra le sequenze relative a Maeve spicca ovviamente il dialogo con il personaggio di Evan Rachel Wood, ma c’è una frase molto importante che il personaggio di Thandie Newton pronuncia prima del botta e risposta con la sua sfidante: “Solo perché sono in grado di farlo (ndr, ucciderla) non significa che dovrei.” Dunque Maeve ha effettivamente delle riserve in merito, quantomeno prima dell’improvvisa (e a quanto pare definitiva) dipartita di Hector, eliminato da Fake Hale nel mondo reale. Adesso, infatti, le cose si sono fatte personali per Miss Millay, da sempre fulcro emotivo della serie.
Nel finale dell’episodio scopriamo poi che è proprio alla clinica in cui “risiede” William che Bernard è stato inviato da Fake Connells, e ci pare evidente che l’obiettivo fosse proprio quello di trovare l’ex Uomo in Nero. Che adesso è un androide…e che dentro di sé racchiude delle informazioni importantissime, a dir poco vitali, quantomeno per la specie sintetica. Dunque quale potrà mai essere il ruolo – fondamentale, così ci è stato fatto intendere – del personaggio di Jeffrey Wright? E se la tanto agognata encryption key e la tanto agognata ubicazione della Valley Beyond fossero state nascoste da Dolores proprio dentro di lui?
Resta aperta un’altra questione non di poco conto: e se a far saltare per aria Fake Hale e famiglia in realtà fosse stata Dolores e non Serac? Ormai manca poco alla resa dei conti…
Alcune considerazioni sparse
Maeve è molto irritata con Serac, con quest’uomo che non solo la tiene in pugno, ma che ha addirittura osato introdursi nei suoi “ricordi.” Uomo avvisato…
Considerando le condizioni a dir poco critiche in cui verte il nostro pianeta, è difficile non dare ragione a William durante il suo monologo iniziale.
La memoria umana è imperfetta, ci ricorda Serac, mentre per gli host, per gli androidi, ogni ricordo è accessibile in qualsiasi momento, cosa che, pertanto, li fa esistere in un eterno presente. Ecco, forse questo è uno degli aspetti che, in quanto esseri umani, proprio non dovrebbero attirarci. Perché se è vero che potremmo ripensare ai momenti più belli della nostra esistenza e riviverli in maniera completa a livello emozionale, è altrettanto vero che lo stesso accadrebbe per i momenti più brutti. Quei momenti che solo grazie al passare del tempo, e solo grazie alla nostra imperfetta memoria, diventano anno dopo anno quantomeno tollerabili.
E’ ricomparso il simbolo del labirinto…game on…
Charlotte che si scusa con Dolores per averla delusa, che lascia chiaramente intendere di aver paura di morire e che dice di essere preoccupata per la sua famiglia ci ha fatto un po’ di tenerezza, ammettiamolo. Come darle torto quando dice “Perché ca**o non abbiamo tolto queste cavolo di emozioni dal nostro codice?!”
Molto divertente (quantomeno all’inizio) ma anche molto inquietante la seduta di terapia di gruppo di William con svariate versioni di sé stesso e con James Delos che continua a sbertucciarlo e a lanciargli frecciatine. Dal punto di vista dello spettatore fa sempre una certa impressione vedere lo stesso attore in scena nei panni di più personaggi (o di più versioni dello stesso personaggio), una trovata visiva, oltre che narrativa, sicuramente di grande impatto.
Fantastico Delos-Mullan quando dice: “Per favore William, non interrompere. Il mondo non ruota intorno a te.”
Fantastico Delos-Mullan volume 2 quando, mentre il personaggio di Ed Harris tra uccidendo a colpi di sedia quello di Jimmi Simpson, dice: “Dagliene uno anche per me, William!”
Avete fatto attenzione ai codici degli host che vengono inquadrati nella scena in cui Charlotte prova a distruggere Maeve e i suoi alleati? Ebbene, in ordine da sinistra a destra: il primo codice corrisponde a Clementine Pennyfeather, il secondo è attualmente sconosciuto, il terzo è quello di Hector Escaton, il quarto è quello di Maeve Millay, e l'ultimo, quello in azzurro, è quello di Dolores. Chi sarà mai il possessore del codice misterioso??