Yellowstone, la recensione del sesto e del settimo episodio

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Linda Avolio

Leggi la recensione del sesto e del settimo episodio della prima stagione di YellowstoneIl gran finale (episodi 8 e 9) andrà in onda venerdì 10 aprile alle 21.15 su Sky Atlantic. - OVVIAMENTE CI SONO SPOILER PER CHI NON HA ANCORA VISTO GLI EPISODIKevin Costner ieri e oggi: com'è cambiato il protagonista di Yellowstone negli anni. FOTO

ATTENZIONE: PERICOLO SPOILER

PER CHI NON HA ANCORA VISTO GLI EPISODI

 

Yellowstone, episodio 6: la recensione

Dall’entrata in politica di Jamie all’incidente di Monica, passando per una stretta di mano che darà parecchio filo da torcere a John Dutton, per la rabbia di Kayce e per una Beth sempre più dilaniata internamente: il sesto episodio della prima stagione di Yellowstone, The Remembering, non fa altro che mostrarci che è veramente difficile uscire dai propri schemi mentali e dai propri loop comportamentali, specialmente quando si tratta di rapporti familiari.

Prima di immergerci nella disfunzionalità dei Dutton, occupiamoci dei nemici di John, Dan Jenkins e Thomas Rainwater. Il primo ha chiamato i rinforzi, cioè la combattiva Melody, spietata quanto Beth ma apparentemente priva di daddy e mommy issues, mentre il secondo ha deciso che è arrivato il momento di passare all’attacco. In base alla logica del “il nemico del mio nemico è mio amico” Jenkins e Rainwater decidono di unire le forze e di mettere a punto un piano d’attacco che, se andrà come previsto, toglierà pian piano un sacco di terreno – e di potere – a John Dutton. Un mega casinò, un mega hotel, una denuncia per aver deviato il corso del fiume mettendo in pericolo delle specie protette dell’area: il gioco è (forse) fatto.

Veniamo poi a Jamie, Kayce e Beth, le tre vittime della serie. Perché vittime? Semplice: perché hanno John come padre. Perché sono di sua proprietà. Perché esistono solo in funzione dei suoi obiettivi e del suo volere. E’ proprio il personaggio di Kevin Costner a rivelare a Monica di aver marchiato suo figlio come punizione per non aver portato ad abortire quella che poi sarebbe diventata sua moglie. Ed è sempre lo stesso personaggio di Kevin Costner a snocciolare una frase che non si può definire in altro modo se non cattivissima. Per lui, Beth ha perso il diritto di nominare sua madre e tirarla in ballo, perché, questo viene fatto ovviamente intendere, è colpa sua se Evelyn è morta. Avete letto bene: John ufficialmente pensa che la colpa della morte di sua moglie sia di sua figlia. Non c’è che dire, il padre dell’anno, anzi, del decennio.

Sull’ingresso in politica di Jamie – che si candiderà come District Attorney, Procuratore Distrettuale, col supporto del funzionario uscente e, soprattutto, della Governatrice Perry – per ora non c’è molto da dire, ma non possiamo non soffermarci sullo scontro tra Lynelle e Beth, con la prima che tenta di rimettere al suo posto la seconda, e con la seconda che -  dopo aver ascoltato, e dopo aver incassato, almeno in parte, il discorso sul trauma vissuto e sul fatto di essere rimasta bloccata a livello di “età sentimentale” al momento della morte della madre - , risponde che lei di mestiere distrugge aziende e carriere, senza farsi minimamente intimidire. Perché c’è una sola cosa che Beth teme: suo padre. E c’è una sola cosa che Beth vorrebbe: l’amore di questo genitore così crudele. E forse il perdono, ma quello potrà arrivare solo da lei stessa.

C’è però un’altra cosa che salta fuori in questo episodio e che coinvolge Jamie e Beth: la scoperta della malattia del padre, che a quanto pare non ha rivelato a nessuno, neanche ai suoi stessi figli, le sue condizioni di salute. Una cosa veramente triste, perché implica una forte mancanza di fiducia anche verso il sangue del proprio sangue. Forse, ma questa è solo una nostra ipotesi, qualcuno a conoscenza di questo fatto però potrebbe esserci: Rip Wheeler. Che, proprio in questo episodio, prima prende a cazzotti Kayce – dicendogli di tornarsene da dove è venuto –, e poi gli intima di stare attento, perché lui non ha più intenzione di lavare i suoi panni sporchi. E’ evidente che i due non sono mai andati d’accordo, e non potrebbe essere altrimenti. Kayce, che non solo non si è piegato, ma che, addirittura, ha sfidato apertamente l’autorità del padre, del capo, del boss, del dio di quel regno, è una vera e propria offesa per Wheeler.

Veniamo infine alla parte più tragica, cioè all’incidente di Monica, coinvolta per errore in una rissa tra ragazzini. Che la cosa non si sarebbe risolta solo con una fasciatura e un piatto di spaghetti al pomodoro l’avevamo capito benissimo, e infatti, sul finire dell’episodio, la vediamo crollare a terra. Probabile emorragia subcraniale. Roba brutta, insomma. La disperazione di Kayce è evidente, e adesso, dopo aver saputo la storia del suo marchio, capiamo ancora di più quanto sia profondo il legame tra lui e la moglie. C’è però anche un’altra cosa che finalmente possiamo comprendere appieno: il motivo del rancore che il personaggio di Luke Grimes prova per suo padre. Ora la situazione è nettamente più chiara. E, per dirla tutta, fa anche un po’ impressione adesso vedere John interagire con Tate, con quel bambino che, per lui, non sarebbe mai dovuto nascere…

Un’ultima cosa: se vi state chiedendo chi sia la tizia sulla barca con la fidanzata pescatrice…beh, ce lo stiamo chiedendo anche noi! In realtà, da quel poco che si può evincere, potrebbe trattarsi di una giornalista. E se fate attenzione nel settimo episodio compare brevemente nella scena ambientata al quartier generale della campagna elettorale di Jamie: inchiesta ci cova?

Yellowstone, scopri tutto nello speciale sulla serie

Yellowstone, episodio 7: la recensione

A Monster Is Among Us, il settimo episodio della prima stagione di Yellowstone, si apre con John Dutton che caccia via in malo modo dalla sua proprietà – però in realtà allontanandoli da un pericolo non da poco! – un gruppo di turisti giapponesi intenti a fare foto a un grizzly (!!). Molto divertente la risposta del personaggio di Costner a un visitatore scocciato: “Questa è l’America, qui non condividiamo la terra!” Sì, insomma, la filosofia del vecchio west (ma non solo) riassunta in pochissime parole. Ma dove sta andando Dutton, con tanto di smoking e papillon? A una serata di gala dell’Associazione degli Allevatori…serata che passerà da solo, perché nessuno dei suoi figli si degnerà di farsi vivo (ah, il karma!), ma anche perché Lynelle non gli si avvicinerà neanche per sbaglio. Ops.

Kayce d'altronde ha ben altro a cui pensare: Monica ha superato l’intervento, ma è impossibile sapere che conseguenze ha avuto l’emorragia. Come se non bastasse, Tate, preoccupato per la mamma, dà uno spintone a un’infermiera, così i due vengono cacciati via dall’ospedale. Aveva ragione nonno Long nel precedente episodio: qualcuno deve insegnare un po’ di educazione a questo bambino! Per fortuna Monica si risveglia, ma è evidente che non sarà una passeggiata. Oltre ai problemi motori, pare abbia anche dei problemi di memoria. Un colpo durissimo, per lei e per Kayce, ma forse un punto a favore di John, che con la scusa della sua ricchezza potrà farsi avanti: con la moglie in quelle condizioni, suo figlio non potrà certamente arruolarsi, ma potrebbe tornare a lavorare per lui…

Decisamente meno tragica la storyline di Jamie, che sta finendo di allestire il suo ufficio per la campagna elettorale e che sembra accettare di buon grado i tentativi di flirt di Christina, l’ex assistente del procuratore uscente, che ammira il suo idealismo. Il personaggio di Wes Bentley mette subito le cose in chiaro: lui non è e non sarà mai un rivoluzionario, un progressista, semmai il contrario. Sia perché si è messo in politica per aiutare in maniera ancora più concreta la sua famiglia (il suo clan), sia perché tutto sommato sembra essere attaccato a quella terra relativamente selvaggia e incontaminata, che così è bene che rimanga. E poi…beh, poi perché gli piace l’idea di avere finalmente in mano il potere. Christina, come dicevamo sopra, sembra sinceramente attratta da lui…ma quando la vediamo rifiutare una chiamata proveniente dal ranch capiamo bene che, tutto sommato, la sua fedeltà va prima di tutto a Perry.

Veniamo poi a Beth. Dopo il pugno nello stomaco del precedente episodio, è tempo di fare un salto indietro nel tempo. Siamo nel 1996. E’ Natale. I Dutton sono riuniti davanti all’albero per aprire i loro regali. Manca solo Beth. Evelyn va a chiamarla, ma, arrivata in camera sua, la trova in lacrime sul pavimento del bagno. Poco più in là, il motivo di quel pianto disperato: le sono arrivate le prime mestruazioni. E come ogni donna ben sa, l’arrivo delle prime mestruazioni può essere traumatico anche per la ragazzina più matura e preparata.

Con una dolcezza a noi spettatori sconosciuta, Evelyn prepara un bagno caldo a sua figlia, e poi le fa un discorso che è ben lontano da quanto ci si potrebbe immaginare. Da questo momento il mondo intero la tratterà come se varrà meno di un uomo, ma lei, da oggi, l’aiuterà ad arrivare preparata. L’aiuterà a diventare forte. L’aiuterà come sua madre fece con lei. Diventando la Evelyn che abbiamo visto nel terzo episodio. E infatti così è stato. Perché le parole di Lynelle sono vere solo in parte: Beth ha una ferita che non si cicatrizzerà mai, una ferita che ha cristallizzato la sua emotività al 1997. Ma grazie a sua madre è effettivamente diventata uno squalo. “Devo renderti l’uomo che la maggior parte degli uomini non sarà mai…e lo odierai…” sono le parole, rivelatesi veritiere, di Evelyn Dutton.

Intanto John è andato a fare un controllo, e pare che la situazione non sia proprio rosea. Mentre sta uscendo dall’ospedale vede Tate in sala d’attesa, e viene così a sapere quanto accaduto a Monica. Dice a Kayce che si occuperà del nipote mentre lui è lì, ma, una volta arrivato al ranch, chiede, anzi, ordina a Beth di tenere d’occhio il bambino. Dutton non sta bene. Lo ritroviamo riverso sul water, intento a sputare sangue. Invoca Dio di non chiamarlo a sé, non ancora, non adesso. Chissà se le sue preghiere verranno ascoltate. Ma non è solo il cancro che John deve temere: a quanto pare Rainwater ha un asso nella manica, ed è pronto a condividerlo con Jenkins non appena avranno formalizzato il loro accordo. Come se non bastasse, Melody ha trovato il modo per sferrare il primo attacco: deviando il corso del fiume, Dutton ha commesso un reato, perché il fiume fa parte dell’ecosistema in cui vive il grizzly, una specie protetta.

Su Jimmy che non riesce a evitare di cadere da cavallo non c’è molto da aggiungere: il ragazzo ha ancora tanta strada da fare. In compenso Walker pare essersi integrato molto bene. E’ lui a spiegare a Beth, decisa ad affrontare le sue paure, come evitare di farsi disarcionare. Per risalire metaforicamente in sella e andare avanti con la sua vita, il personaggio di Kelly Reilly si ritrova a dover letteralmente compiere quel gesto, ma la strada è accidentata. Walker, che sembra aver preso molto seriamente il discorso del vivere all’altezza del marchio, le spiega il trucco…ed ecco accadere il miracolo. Quei giri di pista al trotto, senza tenere le redini e affidandosi solamente all’animale, per lei sono a dir poco liberatori. Ora è pronta per tornare a essere l’assassina di aziende e di carriere di cui suo padre ha bisogno.

Torniamo infine al grizzly, “personaggio” ricorrente di questo episodio, e a Rip Wheeler, in missione in solitaria per localizzare questo nemico che, in realtà, nemico non è: gli orsi abitavano quelle terre ben prima dell’arrivo degli europei, ma quella è l’America, e, come ha ben detto John all’inizio dell’episodio, qui non si divide la terra con nessuno. Alla ricerca della bestia, Rip trova due incauti turisti giapponesi, due fidanzati, appesi alle rocce. Prova a salvarli, ma la donna a un certo punto cade, sfracellandosi al suolo. Lui, disperato e in colpa, si lancia nel vuoto. Giusto il tempo di processare quanto appena successo, ed ecco il grizzly, sempre più vicino. Rip spara per salvarsi la vita, e uccide la bestia. Quello sicuramente sarà un problema.

Finale amaro per questo episodio, con Wheeler che si rende chiaramente conto che Beth è interessata a Walker. E pensare che Walker al ranch ce l’ha portato lui…alle volte il destino è proprio infame.

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