L'attore americano veste i panni del detective Roland West, che affianca Wayne Hays (Mahershala Ali). In attesa dell'episodio finale doppiato in italiano, in onda lunedì 4 marzo su Sky Atlantic alle 21.15, scopriano cosa sappiamo di uno dei personaggio più interessanti e complessi del cast di True Detective 3.
Stephen Dorff: da Britney Spears a True Detective 3
Aprile 2004. Esce il videoclip di Everytime di Britney Spears, diretto da David LaChapelle. Una ballad dolente incentrata sul lato oscuro dello show business in cui l'irrequieta pop star interpreta sé stessa e Stephen Dorff il suo iracondo fidanzato. L’attore ha appena passato la trentina. La sua carriera è in una fase di stallo. È stato un ribelle, uno che amava divertirsi, avrebbe persino potuto salire sul Titanic al posto di Leonardo DiCaprio e diventare una star planetaria. Ma il tempo non fa sconti, passa velocemente.
Sicché, al netto del divo hollywoodiano in crisi interpretato in Somewhere di Sophia Coppola o del gangster Homer Van Meter, sodale di Dillinger in Nemico Pubblico di Michael Mann, Dorff sembrava destinato al limbo di un percorso fatto di alti e bassi, luci e ombre. Ma nel dicembre del 2016, una tragedia sconvolge la sua vita. In vacanza a Turks & Caicos, suo fratello Andrew muore annegato. Stephen è distrutto, vorrebbe smettere di recitare. E, invece, il giorno del primo anniversario dalla morte di Andrew, l'attore accetta il ruolo del detective Roland West in True Detective 3. Un'interpretazione che aiuterà a superare il lutto e a dimostrare al pubblico tutto il suo talento attoriale.
L'amicizia con il partner Mahershala Ali
Si sa, a volte l'arte imita la vita e viceversa. Infatti, come accaduto nella terza stagione di True Detective è stato proprio l'incontro con Mahershala Ali, che nella serie interpreta il detective Wayne Hays, a permettere a Stephen Dorff di ritrovare la forza per andare avanti. Tant’è che nel quinto episodio della serie, quando per la prima volta i due personaggi si incontrano nel 2015, alla fine delle riprese Dorff e Ali si sono abbracciati e hanno pianto insieme per un'ora e mezza.
E, in effetti, l'amicizia tra Roland e Waynet è uno dei punti di forza della serie. Nic Pizzolato riesce a raccontare in maniera originale e toccante il rapporto tra due tutori della legge, uno nero, l'altro bianco. Una relazione che sia il cinema, sia la tv hanno mostrato spessissimo, ma molte volte con un stile scontato e zeppo di luoghi comuni.
Che True Detective sia di un’altra categoria rispetto a un corrivo buddy-movie lo capisci già dal primo episodio. Nel giorno della morte di Steve McQueen, West e Hays sono seduti, di notte, davanti a una discarica e, tra una sigaretta e una birra, sparano ai topi. Roland propone di finire la serata andando a far visita a una certa Miss Minnie. Per il personaggio interpretato da Dorff andare a prostitute è più onesto di molte relazioni. E infatti dice: “Io sono femminista, se vogliono vendermi un pezzo di culo, ne hanno il diritto. In un modo o nell’altro devi pagare."
Parole crude e ciniche. Ma si tratta dello stesso detective che nell’ottavo e ultimo episodio di True Detective, nella sequenza ambientata negli anni 90, dopo aver scatenato una rissa in un bar di motociclisti accoglie tra le sue braccia un cane randagio di cui si occuperà per tutta la vita. Lo stesso poliziotto che tenta di aiutare Tom Purcell, accusato dell'omicidio dei suoi, e che si rifiuta di esprimere un giudizio sulle sue tendenze omosessuali.
Roland West, un detective di cuore
Insomma, dietro la scorza del duro con l'outfit da cowboy texano, Roland West nasconde una sensibilità inusitata. Basti pensare a quando nel quarto episodio di True Detective 3, lo sbirro fa una battuta sessista sul fondoschiena di una frequentatrice della chiesa di San Michele e 10 anni dopo scopriamo che la donna si chiama Lori e che è diventata la sua fidanzata. E se, a differenza del suo partner Wayne, Roland non è riuscito a farsi una famiglia e nel 2015 vive come un eremita tra cani e alcol, al tempo stesso non è un assassino a sangue freddo come il suo collega “Purple Hays”.
In fondo, quando nel finale di stagione i due uomini di abbracciano con la promessa di ritornare a frequentarsi, si capisce che l’amicizia va oltre la memoria, oltre la perdita, oltre il senso di colpa. E, infine, con la pancia dilatata dal whisky, stropicciato dalle rughe (Dorff è rimasto scioccato la prima volta che si è visto allo specchio, invecchiato dal make up), Roland conosce la famiglia di Wayne. Si salutano sul porticato di casa, mentre guardano due ragazzini, i nipotini del personaggio di Ali, che vanno in bicicletta.
Un’inquadratura che rimanda a quella del primo episodio di True Detective 3. Il tempo è un cerchio. Un eterno ritorno. Forse, al pari della verità, le storie esistono solo nelle storie. Così, parimenti a Roland e Wayne, il messaggio finale di questa stagione è che in questo mondo, al tempo stesso orribile e meraviglioso, possiamo solo volerci bene e perdonarci. Perchè, per citatare le parole del personaggio di Amelia (Carmen Ejogo, vera rivelazione della serie) quando legge i versi di Delmore Schwartz: "Il tempo è il fuoco in cui bruciamo."