Benvenuti a Oz, la serie tv che ha cambiato la storia della tv

Serie TV

Paolo Nizza

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A partire dal 7 giugno, tutti i giovedì alle 00:15  doppio appuntamento con la serie tv Oz.  Ideata da Tom Fontana e prodotta da Barry Levinson Un viaggo in 6 stagioni in un mmaginario carcere di massima sicurezza, fra droga, violenza e sesso.

 

“Toto, ho l'impressione che non siamo più nel Kansas. “

Queste parole le pronuncia la piccola Dorothy nel mago di Oz, rivolgendosi al suo cagnolino. Una frase che si è posizionata al quarto posto nella classifica delle citazioni più famose del cinema americano. Ma esiste un’altra Oz, ovvero la seria tv che nel titolo rende omaggio in maniera beffarda la pellicola del1939. Un serio tv che merita di essere riscoperta e di diventare famosa,

Realizzata tra il 1997 e il 2003, ideata da Tom Fontana e prodotta da Barry Levinson e dallo stesso Fontana. È la prima serie televisiva della durata di 55 minuti circa a episodio della HBO. Mai si erano visti così tanti personaggi interagire sul piccolo schermo. Storie crude e feroci che si intrecciano come catene e inchiodano lo spettatore. Violenze, torture, stupri, tossicodipendenze, Ma anche amori impossibili, lacrime, pentimenti, speranze, sogni. Con la sua carica di originalità, con la sua morale in cui bene e male finiscono per assomigliarsi, Oz ha cambiato la storia della HBO e della televisione. Senza Oz probabilmente non ci sarebbero stati il Trono di Spade e True Detective

Oz è ambientata nell’immaginario carcere di Oswald. Una malabolgia, un girone infernale in cui i detenuti divisi per etnie, orientamenti religiosi, gusti sessuali cercano di sopravvivere: Afroamericani, Ariani, irlandesi gay siciliani, latinos, mussulmani passano il tempo a uccidere la routine e uccidersi fra loro, mentre la tv trasmette Felix The Cat o i Teletubbies. In ogni episodio il prigioniero Augustus Hill (interpretato da Harold Perrineau Jr) guardandoci gli occhi come un oracolo ci rivela inquietanti verità. Per esempio che l’unica cosa che non è cambiata negli ultimi cento anni la malvagità umana. O che il sistema penale e in realtà il sistema del pene. Perché la vita a Oz si basa sulle dimensioni del proprio organo sessuale. E forse ha ragione il detenuto Ryan O'Reilly, capo della gang degli irlandesi. "La morte è meglio di qualsiasi giorno ad Oz."

Certo c’è molta violenza in Oz. Basti a pensare al crudele Vernon 'Vern' Schillinger, il capo della fratellanza ariana (interpretato da J.K. Simmons, premio Oscar nel 2015 per Whiplash) che marchia con una svastica sulle natiche il detenuto Tobia Beecher,

Ma è la stessa violenza della tragedia greca, dei drammi di Shakespeare. Non a caso nell’ultimo episodio della serie i detenuti mettono in scena il Macbeth. Macbeth è la tragedia dell’uomo che ha ucciso il sonno, di ferita era la benda non il braccio, di spegniti spegniti breve candela, la vita non è che un’ombra che cammina. La brama di potere, i legami di sangue, la follia omicida raccontata dal Bardo li ritroviamo anche in Oz. 

E pensare che Tom Fontana conobbe e scritturo i fratelli Winters, che nella serie interpretano  i fratelli O Reily,. mentre facevano i camerieri in un bar di New York. Sono passati 20 anni dal primo episodio, ma oz resta selvaggia, splendida, feroce. Una serie non per tutti, ma per molti. Oz: It’ no place like home

Perché come di Augustus "Ogni detenuto vorrebbe scappare da Oz. La verità è che la fuga è inconcepibile. Mettiamo che tu riesca a svignartela, che cosa succede? Che devi correre, correre sempre..e una vita fatta di fuga non è una vita, è un inferno. Meglio stare fermi, affrontare la realtà, far profitto di quello che si ha pensando a mantenerlo. Un uomo non si misura dal luogo nel quale vive ma dalla capacità di appropriarsi del meglio di questo luogo-"

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