Torna finalmente Westworld, e lo fa con un episodio, Journey Into Night, che fa il punto su quanto successo nel finale della prima stagione e prepara il terreno per il viaggio che i personaggi si troveranno a compiere nella seconda. Da una Dolores completamente accecata dal desiderio di vendetta a una Maeve assolutamente determinata a ritrovare sua figlia, passando per un Bernard costretto a mettere profondamente in discussione sé stesso, per i protagonisti della serie comincia un nuovo capitolo delle loro esistenze: leggi la recensione del primo episodio di Westworld 2 (NB, ovviamente ci sono SPOILER se non l'avete ancora visto!!)
Sei in un sogno. Il mio sogno. Le parole che Ford rivolge a Dolores nella prima stagione suonano sprezzanti e allo stesso tempo terrificanti in bocca al personaggio di Evan Rachel Wood nel primo episodio del secondo capitolo di Westworld, in onda in esclusiva su Sky Atlantic ogni lunedì (clicca qui per scoprire tutti gli appuntamenti).
Torna il nuovo cult targato HBO, dicevamo, e lo fa con un episodio, Journey Into Night, che fa il punto su quanto successo nel finale della prima stagione e prepara il terreno per il viaggio che i personaggi si troveranno a compiere nella seconda. Da una Dolores completamente accecata dal desiderio di vendetta a una Maeve assolutamente determinata a ritrovare sua figlia, passando per un Bernard costretto a mettere profondamente in discussione sé stesso, per i protagonisti della serie comincia un nuovo capitolo delle loro esistenze: leggi la recensione del primo episodio di Westworld 2.
ATTENZIONE, SPOILER SE NON AVETE ANCORA VISTO L’EPISODIO
WESTWORLD 2, EPISODIO 1: LA TRAMA
Journey Into Night, il primo episodio di Westworld 2, si apre con una sorta di prologo, un incontro tra Arnold e Dolores. Il personaggio di Jeffrey Wright, o meglio, uno dei due personaggi di Jeffrey Wright, sempre più distante da ogni cosa, le parla di un sogno che ha fatto: da una parte lui, rimasto indietro, e su una spiaggia lontana loro, le sue creature. In mezzo, l’oceano. Dolores vuole sapere cosa significhi, ma Arnold smonta subito il suo entusiasmo: i sogni non significano niente, sono solo rumore, non sono reali. Ma allora cosa lo è? “Ciò che è insostituibile”, risponde lui.
Lei non è soddisfatta della risposta, perché la risposta “non è completamente sincera”. La reazione di Arnold di fronte a una Dolores che è ancora ben lontana da quello che diventerà è di preoccupazione: lei comincia a fargli paura. “Perché mai dovresti avere paura di me?” chiede incredula la prima versione del personaggio di Evan Rachel Wood. Lei si vede innocua, e in effetti è così, è ancora pura, non contaminata. E infatti lui non ha paura di questa lei: ha paura di ciò che lei potrebbe diventare e della strada che potrebbe intraprendere.
Inutile dire che le paure di Arnold si sono rivelate più che fondate: quando torniamo nel presente, precisamente a due settimane dall'interruzione delle comunicazioni, quindi presumiamo a due settimane dagli eventi del finale della prima stagione, capiamo subito che la situazione è critica.
Da qui in avanti, per il resto dell’episodio la narrazione si snoda lungo due linee temporali: il presente, per l’appunto, e il passato, cioè quanto successo tra la notte della strage e l'inizio vero e proprio dell'episodio. La struttura di Journey Into Night è dunque la seguente: prologo, macrosequenza nel presente, parte centrale nel passato (flashback), e macrosequenza finale di nuovo nel presente.
Il presente
Nel presente ci svegliamo insieme a Bernard su una spiaggia cosparsa di cadaveri (se di residenti o di ospiti non è chiaro, ma parrebbe di residenti). Scopriamo che Stubbs è sopravvissuto allo spiacevole incontro con alcuni residenti appartenenti alla Ghost Nation della S01, e scopriamo anche che Westworld e gli altri parchi si trovano su un’isola, separati dal resto del mondo. Proprio come Arnold.
Conosciamo Karl Strand (interpretato da Gustaf Skarsgård, il Floki di Vikings), un pezzo grosso della Delos Destinations. E’ lui infatti a dirigere le operazioni, è a lui che rispondono i numerosi uomini armati che vediamo arrivare su dei gommoni.
Il compito di Strand è duplice: trarre in salvo gli ospiti ancora vivi, se ce ne dovessero essere, e neutralizzare (possibilmente piantandogli una pallottola nel cranio o nel petto) i residenti, i ribelli ma anche quelli tendenzialmente innocui. C’è però un altro particolare non da poco di cui veniamo informati, seppur indirettamente: Strand e i suoi uomini (e anche Stubbs, presumiamo) sanno che Bernard è un host. Un host che va tenuto sotto strettissima osservazione.
Le ultime immagini registrate dagli occhi di un residente nativo americano – la “scatola nera” è contenuta nel cranio, e l’operazione di recupero effettuata da un certo Costa (interpretato da Fares Fares) è abbastanza disgustosa – non lasciano spazio a dubbi: a sparargli è stata Dolores. Che, ovviamente, non è più l’accogliente e sorridente figlia del rancher di Sweetwater. Qualcosa è andato storto. Molto storto.
Strand e i suoi, con Bernard e Stubbs al seguito, si spostano a Escalante, un villaggio di cadaveri in putrefazione, tra cui quello di Ford. Ma le sorprese non finiscono qui: un’anomalia segnala la presenza di una tigre del Bengala morta in riva al fiume. Tigre che, ci informa Stubbs, dovrebbe trovarsi nel Parco N.6.
Il satellite finalmente comincia a funzionare e segnala la presenza di un grosso gruppo di residenti ammassati nello stesso punto. Lo spettacolo che il gruppo di trova di fronte è inquietante: gli host sono tutti morti, e sono tutti morti annegati. Piccolo particolare: in quel punto del parco non dovrebbe esserci un “fottuto mare”. Che diavolo sarà successo? Tra i cadaveri c’è anche quello di Teddy. Che di cognome fa Flood, inondazione… E’ però Bernard a prendersi la colpa per tutti quei morti: “Li ho uccisi io”, sussurra Bernard. In che senso? E perché? Qui si chiude il primo episodio.
Il passato
Il filo conduttore tra i piani temporali è sempre il personaggio di Jeffrey Wright. Si riparte proprio dalla notte della strage: Bernard – che ha dei tremori a una mano e che perde liquido da un orecchio, segni evidenti dei danni riportati dopo il “suicidio” ordinato da Ford – e Charlotte Hale sono scampati al massacro nascondendosi in una stalla. Insieme a loro ci sono altri ospiti. Fuori c’è il caos.
Il gruppo riesce a fuggire da Escalante, la speranza è di raggiungere una stazione di rifornimento a poche miglia, ma durante il tragitto vengono intercettati da un gruppo di residenti capitanati da Angela. Si salvano solo Bernard e Charlotte, che riescono a raggiungere un’altra stazione segreta, conosciuta soltanto a lei.
Dentro il bunker c’è un laboratorio in cui due androidi-drone recuperano le scatole nere dalle teste dei residenti. Di cosa si tratta? Charlotte non lo dice chiaramente, ma non nega quando Bernard le rivela di aver capito: la Società per tutto questo tempo si è impossessata dei dati dei clienti, dei loro gusti, delle loro preferenze, delle loro abitudini di “consumo”. E del loro DNA...
Charlotte riesce a mettersi in contatto con qualcuno da un terminale. Chiede immediatamente aiuto, ma la risposta che le arriva è categorica: prima dovrà ritrovare Peter Abernathy – che è improvvisamente scomparso dal radar e non è mai arrivato a destinazione col suo carico prezioso –, dopodiché verranno inviati gli aiuti.
Bernard sfrutta una particolare forma di comunicazione tra loro dei residenti per scoprire dove si trova Abernathy, e mentre Charlotte si cambia d’abito riesce appena in tempo a farsi una auto trasfusione di (finto) liquido cerebrale prima di perdere completamente le funzioni motorie. E’ messo male, ma non può rivelare la sua vera natura alla sua compagna di viaggio. Non ora, quantomeno.
L’Uomo in Nero, soddisfatto, perché finalmente la posta in gioco è diventata reale, riesce a raggiungere quello che, ci viene fatto intendere, dovrebbe essere il suo rifugio personale nel parco. Dopo essere sopravvissuto all’attacco di due residenti, si medica il braccio, si cambia d’abito, indossa il cappello e salta in sella al suo cavallo.
Poco lontano si imbatte in altri cadaveri, ma soprattutto si imbatte nella copia sintetica e preadolescente di Ford, che si fa riconoscere subito dalla voce, e che annuncia che ora c’è un nuovo gioco. Questa volta si tratta di un gioco fatto proprio per lui, per William: dopo il Labirinto, è tempo di andare alla ricerca della Porta. Un gioco che “inizia dove finisci tu e finisce dove tu inizi”. L’Uomo in Nero non perde tempo: spara al giovane Ford e si mette subito alla ricerca della misteriosa Porta.
Ritroviamo Maeve esattamente dove l’avevamo lasciata. Il personaggio di Thandie Newton compie la sua prima vera scelta autonoma nel momento in cui decide di scendere dal treno e di tornare nel parco per andare alla ricerca della figlia. Maeve si fa strada per i piani della Delos. Ovunque ci sono cadaveri, sia di umani sia di androidi.
Dopo aver salvato il fastidioso Lee Sizemore da un’affamata creatura cannibale, l’ex Madame del bordello di Sweetwater – con Sizemore al seguito, tutto sommato qualcuno che conosce la struttura del parco può sempre tornare utile – va alla ricerca di Hector. Lo trova all’ultimo piano, crivellato di colpi e seduto su una delle sedie a sdraio. Ad avere la peggio, però, sono stati tutti quelli che hanno avuto la sfortuna di imbattersi in lui.
Un bacio appassionato e una dichiarazione di eterna fedeltà (dove vai tu vado io), poi i due, sempre con Sizemore al seguito, tornano in laboratorio per curare le ferite di lui.
C’è tempo anche per umiliare il loro non proprio gradito compagno di viaggio: Maeve gli rende pan per focaccia e lo fa spogliare completamente. Nudo come un verme, Sizemore finalmente ha un assaggio della sua stessa medicina.
Veniamo infine a Dolores. Cosa è rimasto della dolce e innocente prima creazione di Arnold? Poco. O meglio Dolores c’è ancora, ed è una e trina: è quella che abbiamo visto nel prologo, quasi una bambina che ancora non sa chi o cosa essere ma che impara e cresce velocemente; è la giovane figlia dell’allevatore Peter Abernathy, che ogni mattina si sveglia piena di meraviglia per tutta la bellezza che la circonda; ma è anche Wyatt, il villain. E’ queste tre cose fuse insieme. E’ sé stessa. E’ ciò che doveva diventare.
E’ anche la vendetta personificata. Cavalca per il parco sparando a vista a degli ospiti in fuga. Ne cattura altri e mette un cappio attorno al loro collo, lasciandoli in equilibrio precario, destinati a morte certa. Ora sono loro, gli ospiti, a essere dentro il suo sogno, un sogno che è diventato un incubo. Dolores si prende gioco dei suoi prigionieri, chiede se hanno mai messo in discussione la natura della loro realtà, se si sono mai fermati a mettere in discussione le loro azioni in vista della resa dei conti. Perché il momento della resa dei conti è arrivato.
Dolores però non è sola, ha dei seguaci. Il primo, il più fedele, da sempre, è Teddy. Che però qualche scrupolo comincia a farselo. Dietro di loro non hanno fatto altro che lasciare una scia interminabile di cadaveri: davvero la sua amata Dolores vuole questo? Perché non accontentarsi di avere un pezzo di terra in cui vivere tranquilli? “Perché loro non ci hanno mai dato scelta prima, dunque perché mi dovrebbero lasciarci in pace?” risponde categorica lei. La vendetta è dunque l’unica strada possibile.
A interrompere il loro bacio è l’arrivo di Angela, che annuncia: “We found it.”, l'abbiamo trovato. Ma cos’è che Angela e gli altri hanno trovato? Qualcosa che Teddy deve assolutamente vedere, a quanto pare. Perché solo così vedrà finalmente la verità.
WESTWORLD 2, EPISODIO 1: LA RECENSIONE
Finalmente si torna a Westworld, ma niente sarà mai come prima, a cominciare dal tono e dal ritmo della narrazione, decisamente più asciutta e meno poetica. D’altronde stiamo giocando a un altro gioco, come si premurano di dirci gli autori tramite il personaggio del giovane Ford, non si tratta più di scavare dentro noi stessi, ma di andare là fuori alla ricerca di qualcosa. Raggiunto il centro del Labirinto bisogna ora trovare la Porta che ci renderà definitivamente liberi.
Journey Into Night, il primo episodio della seconda stagione, è ovviamente un episodio “di passaggio”: da una parte si riaggancia direttamente agli avvenimenti dell’ultima parte del finale della stagione 1, dall’altra ci proietta nel presente e lancia qua e là degli indizi sui possibili sviluppi futuri della trama. Ad accompagnarci in questo viaggio tra passato (anche se sarebbe più corretto parlare di passati, al plurale) e presente è il personaggio di Bernard (ottimamente interpretato da Jeffrey Wright), nuovo fulcro emotivo del racconto.
Sarà difficile riabilitare il personaggio di Lee Sizemore, che, non a caso, è stato "affidato" a Maeve, character dotato di grandissima sensibilità. Molto bella la scena in cui l’ex madame del bordello di Sweetwater ritrova Hector: impossibile non amare questa coppia. Assente per ora Felix, il pessimo essere umano, che speriamo di rivedere nei prossimi episodi, così come speriamo di rivedere anche Clementine e Elsie. Ci sarà tempo.
Sono molte le informazioni che ci vengono fornite con la scusa dell’arrivo di nuovi personaggi: anzitutto, i parchi (che sono almeno 6) si trovano su un’isola. E la Delos Destinations sa benissimo che Bernard è un androide. Fa uno strano effetto vedere Gustaf Skarsgård nei panni dell’americanissimo (a giudicare dall’accento, quantomeno) Karl Strand dopo averlo visto in quelli del vichinghissimo Floki in Vikings, ma fa sempre piacere vedere una faccia nota.
Viene svelata almeno in parte la natura degli androidi-drone, utilizzati in gran segreto per raccogliere dati sui clienti. Con quale obiettivo? E’ evidente che la Delos Destinations è una società che non si occupa soltanto di offrire esperienze uniche e indimenticabili, dunque cosa c’è veramente sotto? Con chi comunica Charlotte Hale da dentro il bunker?
Sconvolgente la scoperta finale del cadavere di Teddy tra quelli degli host morti annegati, ma sconvolgente anche, soprattutto, la Dolores 3.0 a cui ci troviamo di fronte: che fine ha fatto la dolce e innocente ragazza che aveva scelto di vedere la bellezza di quel mondo? Cosa vuole veramente Dolores? Vuole conquistare tutto il parco? In che senso vuole andare oltre? Oltre cosa? Di quale mondo al di là di questo sta parlando? Bravissima Evan Rachel Wood, che ormai passa da Original Dolores a Vendicatrix Dolores con la stessa facilità con cui berrebbe un sorso d’acqua.
Nota finale, la sigla di apertura, completamente rinnovata, che vi presentiamo qui sotto. Sicuramente sono presenti degli indizi su ciò che vedremo nel corso della stagione, dunque è tempo di rivederla un’infinità di volte e di analizzarla fotogramma per fotogramma!