Gomorra 3, trucco, parrucco e tattoo. L’intervista a Susanna Mastroianni

Serie TV

Barbara Ferrara

Arturo Muselli è Enzo - Foto di Gianni Fiorito

In attesa dell'ultimo appuntamento con la terza stagione di Gomorra - La serie, in onda venerdì 22 dicembre alle 21.15 su Sky Atlantic, la costumista Susanna Mastroianni ci racconta cosa si nasconde dietro i tatuaggi dei personaggi e cosa rivelano i loro look. Accessori, abiti, giacche, t-shirt, trucco, parrucco e tatuaggi svelano il vero volto degli uomini e delle donne di Gomorra. Continua a leggere e scopri di più

Gomorra - La serie si conferma un successo planetario, per citare qualche numero parliamo di 350 attori, 4500 comparse, 140 persone coinvolte sul set e 190 paesi in cui è stata venduta. Gomorra è una serie che parla molte lingue, e parla anche attraverso il linguaggio non verbale degli abiti indossati dai protagonisti.

 

In attesa degli ultimi due episodi, in onda venerdì 22 dicembre alle 21.15 su Sky Atlantic, abbiamo chiesto alla costumista Susanna Mastroianni di raccontarci tutto ciò che si nasconde dietro il look dei personaggi, dal trucco al parrucco ai tatuaggi. La terza stagione segna un momento di transizione importante, decisamente più torvo rispetto al passato, si abbandona il vecchio per andare incontro al nuovo che avanza. I nuovi personaggi rispecchiano in pieno questo passaggio, basti pensare al clan di Sangue Blu, alle loro barbe lunghe, ai loro tatuaggi e ai loro tagli di capelli innovativi.

 

Il lavoro sui costumi della nuova stagione ha saputo coniugare la necessità di studiare l’immagine di nuove zone e nuovi strati sociali che rappresentassero i nuovi protagonisti e la responsabilità di trovare un’evoluzione negli stili dei personaggi familiari amati dal pubblico: “Fare evolvere delle icone non è facile, ma i personaggi di Gomorra hanno mille sfaccettature e sono state assorbite dal pubblico facilmente”, come ci spiega  Susanna Mastroianni. Leggi l’intervista e scopri di più.

 

Due parole sui tatuaggi dei personaggi di Gomorra 3.

Non se ne sono mai visti così tanti come in questa terza stagione. Si concentrano nel clan di Sangue Blu, sono loro i più tatuati, il gruppo si ispira a un gruppo realmente esistito in cui tutti avevano tatuaggi e barbe. Napoli tra l’altro ha un grandissimo culto del tatuaggio, i napoletani sono molti tatuati.

A prescindere dal ceto sociale?

Sì, è un gusto decisamente dedicato al tatuaggio che diventa protagonista come un capo di abbigliamento, un look nell’outfit totale, un taglio di capelli. In una dimensione come Roma per esempio non esiste, non c’è una cura così specifica nello studio del taglio dei capelli o del tatuaggi. Ci sono grandissimi professionisti che si sono specializzati nei tatuaggi. E sono dei grandissimi cultori del tatuaggio in generale.

Cosa simbolizzano le tre croci che Enzo ha sul collo?

Nella documentazione dell’ambito camorristico malavitoso, abbiamo scoperto che esiste una sorta di culto del riconoscimento dei caduti. C’è una grandissima attenzione nei confronti delle persone che sono state sacrificate, in un caso specifico avevo notato che alcune persone portavano dei ciondoli con le foto dei morti di famiglia, in un altro c’era un accumularsi di croci sulla stessa collana e questa cosa mi ha colpito molto, soprattutto perché a indossarla era un uomo. L’incrocio di questi tre simboli è una citazione, è l’evidenza di un dolore esibito.

La documentazione da dove arriva?

Dal vissuto e dalle persone che ci circondano, poi ci sono i social network che aiutano molto nella ricerca: le vite di tutti sono a disposizione di tutti, ed è molto facile guardare le foto anche di emeriti sconosciuti e ricostruire le loro vite. Vedere una certa foto con tanto di didascalie relative a mancanze o a lutti e associarla a un gesto così estetico, che mette in evidenza quel lutto in maniera così esplicita, era molto interessante.

Arriviamo al lutto di Sangue Blu.

Esatto, Enzo arriva da una famiglia luttuosa, da una grande mancanza, un nonno importante che era una sorta di super leader. Esibire il proprio dolore alla faccia di tutto e di tutti era la nostra intenzione. Quelle tre croci sul collo palesano quella mancanza agli occhi del mondo. Siamo partiti dalla bellissima visione di una collana d’oro con tre croci grandi esposte indossate sopra una maglietta e l’abbiamo trasformata in un tatuaggio.

Che dire del look del clan?   

Era fondamentalmente pensato per fare scalpore, un gruppo tutto nero, con un unico comun denominatore che era la barba, e i molti tatuaggi. si sa che un gruppo diventa più forte se unificato e in linea. Capeggiati da Sangue Blu, i fratelli di strada si stagliano sui panorami del centro freddi e grigi. Sopra quegli scooter, con tutto quel nero, con tutte queste barbe e tutti quei tatuaggi, hanno reso l’effetto dirompente che volevamo. Un “effetto branco” molto forte.

Anche Valerio si tatuerà.

E’ un momento fondamentale, Valerio assorbirà il tatuaggio del gruppo, le tre croci che simbolizzano l’appartenenza al gruppo e la disponibilità a perdere tutto per difenderlo, costi quel che costi.

Come sono stati realizzati i tatuaggi?

Quasi tutti erano ovviamente posticci, fatti con una sorta di trasferelli, vengono prima lavorati al computer per scegliere il colore giusto e per non sembrare finti: se si fanno troppo neri sembrano appena fatti e non sono credibili, se sono troppo sbiaditi sembrano troppo antichi, bisognava trovare il giusto colore che trasferito sulla pelle rendesse l’effetto di un tatuaggio reale.

La loro durata?

Da fare e rifare ogni volta, e ogni volta sono da togliere con oli e prodotti particolari che ungono la pelle lasciando scivolare via il colore, vengono regolarmente tolti e rifatti. Un impegno grosso, considerando che i ragazzi erano una media di quindici, sedici. Un lavoro di trucco impegnativo quotidiano.

Che dire invece dei look, quello di Genny per esempio.

In questa terza stagione distinguiamo tre fasi fondamentali: c’è un Genny di potere a Roma che ha dovuto abbandonare, almeno in parte, l’immagine napoletana, si è tra virgolette ripulito per adattarsi a situazioni più formali, come gli appalti immobiliari. La sua doveva essere un’immagine che facesse riconoscere la sua personalità ma in maniera più discreta. Poi c’è il decadimento, dopo la perdita di tutto Genny torna quasi a essere quello indifeso della prima stagione, un ragazzotto in tuta che non ha più nulla e deve ricominciare tutto partendo da capo, essendo adulto.

Nella prima stagione lo abbiamo visto indossare colori improponibili.

Ora non usa più quelle tute sgargianti di un tempo. Tornando alle diverse fasi, c’è Genny adulto che non ha più la struttura da leader, ma allo stesso tempo è un ragazzo di Napoli che sta lottando per tornare a essere il capo. Abbiamo una lunga fase in cui indossa tute anonime e semplici, toglie la cresta per avere un’immagine più matura, Pian piano aggiunge dei punti di forza, come le felpe borchiate, molto aggressive, appena ricomincia a prendere potere, lo dimostra attraverso l’abbigliamento.

Ciro invece appare invecchiato.

Da subito lo abbiamo visto invecchiato, lo abbiamo visto trascinarsi privo di voglia di vivere, non si impegna neanche per cercare una casa, figuriamo se può pensare al guardaroba, è anonimo e tutti i suoi sforzi, tra cui coinvolgere Sangue Blu, sono volti alla sopravvivenza. L’unica cosa che sa fare è fare quello che fa. Lo fa senza ambizione, è molto statico nell’abbigliamento e il suo modo di vestirsi rimarrà quello. Ci sarà una minima evoluzione, ma di fatto continuerà a essere il triste Ciro abbattuto dalla vita.

Un aneddoto divertente?

Ci sono state diverse situazioni comiche, non riesco a sceglierne una. O forse sì, mentre giravamo nella pizzeria di Carmela, uno dei ragazzi del clan di Emzo arriva con il motorino e viene fermato dalla polizia: gli chiedono i documenti e lo interrogano. E’ stato divertente, e ci ha fatto piacere pensare che potesse passare per un delinquente, era molto credibile.

Come è stato vivere tutt’e tre le stagioni?

La cosa bella di Gomorra è che ogni stagione è molto diversa dalla precedente, nella prima c’è stata la creazione dei personaggi, idem nella seconda perché ci sono sempre nuovi personaggi, e ognuno di loro ha delle evoluzioni sostanziali. Quest’anno Gomorra 3 inizia con uno stravolgimento da parte di tutti, nessuno  ripartirà dallo stesso punto, tutti potevano essere stravolti, sia come personalità, sia come immagine, hanno subito delle situazioni di vita talmente forti, talmente sconvolgenti che potevano venir fuori come persone completamente diverse.

Qual è stata l’evoluzione più forte?

Abbiamo cercato di far avere un’evoluzione più o meno morbida a tutti, forse quella più forte è quella di Ciro. Siamo riusciti a invecchiarlo e renderlo drammaticamente triste. Come uomo appare distrutto e credo che si veda molto. Se guardiamo al Ciro alla sua massimo potenza della prima parte della scorsa stagione e al Ciro di oggi, è ovvio che gli siano successe delle cose orribili e terrificanti: questa è una sorta di successo di immagine.

Pronti per la quarta stagione?

Siamo quasi pronti per rimetterci in moto, io non ho ancora idea di cosa succederà, non so cosa ne sarà di noi e dei personaggi, ma siamo contenti di tornare al lavoro. 

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