La soundtrack della prima e della seconda stagione della serie cult è uno degli ingredienti basilari del suo successo. Merito dei Mokadelic, la band post rock specializzata in colonne sonore televisive e cinematografiche che ha curato tutto il tappeto musicale della prima stagione e parte della seconda. Ma anche innumerevoli nomi del rap partenopeo e della canzone neomelodica targata Napoli sono tra i protagonisti dell’acclamatissima colonna sonora di Gomorra – La serie. Ecco tutte le tracce, analizzate una a una
di Camilla Sernagiotto
Una colonna sonora non è mai qualcosa di accessorio bensì si rivela sempre colonna portante.
Esempio eclatante di quanto la soundtrack sia la seconda anima di un prodotto audiovisivo (se già il termine “audiovisivo” non dovesse esplicitarne abbastanza l’importanza precipua) è senza dubbio la colonna sonora di uno dei prodotti più acclamati della storia del nostro schermo: Gomorra – La serie.
Unica nel suo genere, inimitabile per le sue caratteristiche che l’hanno resa genuina, altamente realistica e - in quanto tale - impietoso specchio sociale, la serie entrata da subito nel mito deve tanta della sua vis tragica a quel tappeto sonoro intessuto dai Mokadelic che rende magnetica l’atmosfera sprigionata da ogni frame delle due stagioni.
Parlare di frame è stavolta errato dal momento che proprio l’audio è protagonista assoluto di questo focus volto a sottolineare quanto il suono delle note dei Mokadelic siano essenziali come quello degli spari di pistola e dei dialettismi partenopei di cui è imbevuto l’intero universo gomorriano.
Senza i giri ipnotici di Doomed To Live, per esempio, le gesta tutt’altro che eroiche dei Savastano, di Ciro l'Immortale, di Salvatore Conte e di tutti i personaggi che animano la saga di Gomorra - La serie non avrebbero la stessa eco.
Il riverbero di ogni loro vile azione dipende molto anche dagli arabeschi sonori ricamati dalle chitarre, dal piano, dalla batteria e, dulcis in fundo, dai synth che sono diventati la cifra stilistica di quel suono firmato Mokadelic.
Questo gruppo specializzato nella composizione di colonne sonore per il piccolo e grande schermo si avvale di un sound post rock frangiato di psichedelia che richiama band internazionali come quella dei Mogwai e degli Explosions in the Sky. Eppure il suono dei Mokadelic riesce a mantenere qualcosa di altamente italiano che ben si sposa con le immagini che vanno a sfumare.
E se l’atmosfera tricolore non dovesse bastare, la prima stagione si arricchisce anche di un brano italianissimo, nonostante il cantato sia spiccatamente dialettofono: si tratta di Nuje vulimme 'na speranza del rapper Ntò (alias Antonio Riccardi) feat. Lucariello (alias Luca Caiazzo, altro rapper di casa a Scampia).
Questo pezzo (con cui la prima stagione calò il sipario) si adattò talmente bene all’atmosfera creata da Stefano Sollima che pose le basi per una seconda stagione ricchissima di camei musicali del genere.
Da Gino Apredda ad Anna Fiorillo passando per Cinzia Oscar e Luchè, i Neomelodici napoletani non mancano certo all’appello.
Ecco le tracce della colonna sonora delle due stagioni di Gomorra – La serie, analizzate una a una per conoscerne il significato intrinseco ed estrinseco, capendo così perché la scelta sia ricaduta proprio su quel titolo.
La colonna sonora della prima stagione di Gomorra – La serie
DUST RING
Come intro alla serie, i Mokadelic scelgono un brano dal sound ruvido e aggressivo, perfetto per disegnare anche sonoramente quella disperata desolazione che la fotografia plumbea scelta dal regista Stefano Sollima immortala in maniera impietosa.
Si tratta di un brano strumentale (come tutti e sedici i pezzi della prima stagione firmati dai Mokadelic) in cui fin da subito la seconda chitarra parrebbe protagonista, con la ripetizione ossessiva di sole due note che, alla maniera rossiniana, fanno percepire inconsciamente la follia sottesa a quel mondo strabordante furia cieca.
Quando la prima chitarra entra per il solo sembra quasi rendere sonoramente la solitudine dei personaggi che si stagliano sullo schermo mentre l’ingresso della batteria intensifica quella tristezza malinconica venandola di paura e ansia.
Una musica capace di marmorizzare l’immagine di nero, presagio di ciò che da quel momento in avanti accadrà inesorabilmente frame dopo frame. Sparo dopo sparo.
RIGHT TO THE EDGE
Per il secondo brano della soundtrack, i Mokadelic scelgono un’altra composizione che ben si adatta alle atmosfere tetre e desolanti della serie.
Inediti suoni cristallini subentrano quasi a rischiarare il clima plumbeo ma ben presto il piano, con le sue note scandite in solitaria (quasi a descrivere i protagonisti, soli contro tutti), spazza via ogni risvolto ottimista e positivo.
Un tappeto sonoro in cui l’attesa e il presagio fanno da padroni, con note di sottofondo ripetute in maniera ossessiva che creano suspense richiamando le musiche dei thriller e dei noir.
A rendere tutto noir nel vero senso del termine, la cupezza della batteria che in alcuni punti riecheggia la grancassa di una marcia funebre.
Anche il finale sospeso, con note protratte a lungo e lasciate vibrare, e la chitarra solista che accenna timidamente a un assolo fanno di questo brano un condensato di ansiogena attesa.
DOOMED TO LIVE
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È il tema ricorrente di tutta la prima stagione e torna a fare da fil rouge anche nella seconda, lievemente rivisitato nelle sonorità ma sempre dirompente e magnetico.
Doomed to Live è la vera anima di Gomorra - La serie: con i suoi suoni che rievocano i modem di primissima generazione e la loro connessione claudicante, con quel parco-rumori preso in prestito all’elettricità legata a internet, sembra collegare la criminalità dilagante della serie a un mondo che sembra ai nostri occhi preistorico ma che in realtà è dietro l’angolo, ossia quello degli anni Novanta.
Oltre ai rumori legati ai primordi di internet, anche altri suoni si rifanno a qualcosa che è primordiale per antonomasia: il bip che segnala il battito cardiaco e il suono prolungato tipico dello staccare la spina della macchina che tiene in vita sono due degli elementi sonori presi in prestito dalla "musicalità medicale" che, calati in questo contesto, non fanno che presagire sul destino dei protagonisti.
Ad un tratto le sonorità si fanno meno tetre, rischiarando la melodia e facendo intendere allo spettatore uno spiraglio di salvezza. Uno spartito di note che sembrano tanti punti interrogativi fanno così fraintendere un sentimento di speranza, come se all’orizzonte qualcosa di buono si avvistasse, ma ben presto un suono nitido e significativo disintegrerà l’illusione: la campana, quel gong a lutto che ricorda che tutto ciò che vedremo altro non è se non un enorme, infinito e ineluttabile funerale.
Dell’uomo e dell’umanità.
STOKE THE BAPTISM OF FIRE
Una melodia che ricorda i western, con sonorità che disegnano lande desolate e distese di nulla a perdita d’occhio. I Mokadelic si riconfermano professionisti del calibro di un epigono come il maestro Morricone non solo per questo loro taglio western ma perché i loro suoni si adattano perfettamente alle immagini, come una seconda pelle.
Anche i protagonisti di Gomorra - La serie sono cowboy solitari, in questo caso sprovvisti di quell’eroismo proprio del cowboy nell’immaginario comune.
Più che dei cowboy, Ciro, Genny, Don Pietro & Co. fanno pensare a dei Don Chisciotte sui generis, privi di onore e di qualsivoglia virtù.
Accecati dalla furia, non vedono che il nemico è ben peggio di un mulino a vento: è uno specchio.
NOTHING TO BE GAINED
Sonorità ereditate dal genere industrial che propongono suoni taglienti in grado di ferire non tanto i timpani quanto l’animo sensibile dello spettatore.
Fastidiosi cigolii che ricordano la mancanza di olio si stemperano ancora una volta nel funereo suono che indica la mancanza di battito cardiaco; quest’ultima sconfina poi nel bip tipico della lettura del codice a barre dei prodotti passati alla cassa del supermercato, fornendo così una chiave di lettura che si rifà alla mercificazione.
Mercificazione in questo caso dell’uomo, ormai diventato carne da macello, pasto per il più potente della giungla in una catena che non è più quella alimentare ma quella della violenza gratuita.
Anzi: violenza pagata a caro prezzo. Carissimo prezzo.
KICKBACK
Ecco un altro brano che cala lo spettatore in un atmosfera da western, con suoni ripetuti ossessivamente che ricordano la cavalcata di un cavallo al galoppo.
A rendere inquietante le sonorità s’inseriscono le note di un piano giocattolo, di quelli usati dai bambini.
Kickback non ha nulla da invidiare ai Mogwai.
DRUG CRASH
I Mokadelic non si smentiscono nemmeno con questo pezzo, un capolavoro in cui diverse sonorità a cui sono legati differenti stati d’animo si amalgamano in un’unica, poliedrica e coloratissima pasta emotiva.
Una fastidiosa cacofonia iniziale si apre gradualmente a suoni che mimano il traffico stradale, con cacson che martellano i timpani fino a trasformarsi nel suono del battito cardiaco accelerato di un uomo braccato, che sembra correre sfinito.
La sirena di un’ambulanza domina il tappeto sonoro e ad accompagnarla arriva un suono fastidioso che crea disagio in chi ascolta.
A riflettere bene sulla provenienza di quel rumore, ci si accorge che si tratta dello sfrigolio che la lampada cattura-zanzare emette ogni qual volta una malcapitata di cui sopra si lascia attrarre dalla sua luce.
Una sorta di metafora di ciò che accade a coloro che si lasciano ammaliare dai soldi facili dello spaccio di droga e della criminalità.
BLACK PATROL
Vibrazioni, eco che ricordano il vento che infuria lungo i canyon, ancora una volta come in un western americano. Ma sullo schermo si rincorrono le immagini di un western tutto italiano: un condensato di immagini di guerriglia di strada targata Napoli.
Le note si stagliano solitarie sullo spartito e non si legano l’una all’altra esattamente come i personaggi di Gomorra - La serie, soli con se stessi e contro tutti gli altri.
L’asprezza dei suoni crea un affresco di malinconica desolazione.
VACUUM
Una melodia che delinea la vacuità messa a titolo. Una musica degna del meraviglioso tema sonoro del film Requiem for a Dream.
Si tratta di un capolavoro in cui il suono del carillon, tipico dell'universo allegro e infantile dei bambini, rende l’atmosfera ancora più disperata, quasi a sottolineare che sullo schermo purtroppo non stiamo vedendo bimbi che giocano alla guerra bensì adulti che si massacrano veramente.
EASY FATHER
Un brano che vibra come una lunga eco, formando un tunnel sonoro di cui non si intravede (anzi: "intrasente") la fine.
Nessuna luce in fondo, nessuna speranza.
Il piano suona note che trasudano tristezza.
WE WILL VOTE
Con sonorità anni Ottanta fino ad ora inedite, questo pezzo sembra uscito da un giallo da guardare in VHS.
Un sottofondo d’ansia è il prato erboso sul quale si svolge tutto.
SHOWDOWN
Un ritmo martellante che ricorda il battito cardiaco unito a una cacofonia di note di piano e chitarra discordanti creano uno scenario che sembra fare da sfondo a uomini braccati, con tutta l’ansia che ne deriva.
I suoni principali della traccia ricordano le pale di un elicottero, simbolo per eccellenza della fuga.
NEWLYWED
Un intro che ricorda gli U2, melodie che riecheggiano i Radiohead: questo brano dei Mokadelic strizza l’occhio al rock più di qualsiasi altro pezzo della soundtrack.
Il filo rosso rimane l’ansia venata di tristezza, vera protagonista non solo della colonna sonora di Gomorra - La serie ma della serie stessa.
RAY OF HOPE
Ancora un rumore che riecheggia quello delle pale dell’elicottero fa da contraltare a una sonorità quasi liturgica, misticheggiante.
La ripetizione ossessiva delle note e dei suoni è nuovamente protagonista, presa in prestito da quel gran genio di Rossini che amava far poggiare ogni sua composizione su un’impalcatura sonora fatta appunto di due note ripetute all’infinito, come si confaceva ai pazzi.
E anche in questo caso la pazzia, nella sua declinazione di “follia omicida”, è la vera protagonista.
WILD AND SAVAGE
Sonagli che danno un tocco di misticismo, ritmo che crea attesa e suspense, note ripetute due volte che ricordano il tipico doppio sparo dei narcotrafficanti: ogni caratteristica di questo brano si adatta perfettamente alla trama di Gomorra - La serie.
TRAGIC VODKA
Suoni che ricordano il verso dei gabbiani, sonorità che disegnano un’alba sulla spiaggia, vibrazioni e fluidità da aurora boreale.
Questo pezzo sembra squarciare il cielo annuvolato per fare ricomparire il sole ma poi un ritmo frenetico e martellante che prende in prestito dal genere industrial i suoni fastidiosi e stridenti fa intendere che la natura, simbolo di serenità, non ne uscirà vittoriosa.
NUJE VULIMME 'NA SPERANZA (‘Nto feat. Lucariello)
Si tratta dell’unico brano non strumentale della colonna sonora della prima stagione ed è il pezzo del rapper di Scampia ‘Nto in duetto con Lucariello, altro rapper compaesano.
Il testo, le sonorità così come il videoclip della canzone si sposano perfettamente con le atmosfere di Gomorra - La serie:
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La colonna sonora della seconda stagione di Gomorra – La serie
DOOMED TO LIVE
Il tema musicale della seconda stagione è ancora il capolavoro dei Mokadelic, Doomed to Live, diventato ormai il marchio di fabbrica della serie.
Un vero e proprio fil rouge. Rouge sangue.
TURNAMM A FA PACE – RAFFAELLO
Una volta lasciate le sonorità essenziali e post-rock dei Mokadelic, nel secondo episodio della seconda stagione di Gomorra – La serie fa capolino la prima delle canzoni di un lungo repertorio neomelodico che accompagnerà i Savastano, Ciro, Scianel e compagnia bella (anche se è il caso di definirla “compagnia brutta”…).
È Turnamme a fa pace di Raffaello che Genny ascolta a tutto volume in auto prima di incontrare il padre latitante, appena dopo essere ritornato dall’Honduras.
Un perfetto esemplare di neomelodico partenopeo che fonde elementi romantici che hanno ereditato tanto dalla canzone napoletana con caratteristiche moderne da disco music.
MAI - NICO DESIDERI
Nel terzo episodio dedicato a Salvatore Conte si può apprezzare il pezzo Mai di Nico Desideri canticchiato dal transessuale di cui Conte è innamorato.
Elementi di discomusic anche in questo caso, amalgamati al romanticismo targato Napoli che ha fatto grande la storia musicale di questa città di amanti passionali e cantori intonati.
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SENZA CE PENZÀ - NICO DESIDERI
Ancora una volta è l’amata di Conte a cantare una canzone, stavolta in pompa magna come ospite speciale durante il battesimo del figlio di uno degli scagnozzi di Conte.
Si tratta di Senza Ce Penzà, altra composizione di stampo neomelodico.
GELOSIA - GINO APREDDA FEAT ANNA FIORILLO
Una pietra miliare della canzone neomelodica italiana è certamente Gelosia, interpretata magistralmente dall’amata di Conte in occasione della sua festa di compleanno.
SOTT'E CUPERTE - TONY COLOMBO
Durante la prima delle rapine ai danni di Scianel, si può ascoltare Sott' e cupert di Tony Colombo, neomelodico tra i più apprezzati del filone.
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UOMMENE – FRANCO RICCIARDI
Il brano del rapper Franco Ricciardi sembra il sunto della trama di Gomorra - La serie.
Tra uomini che “si accirano”, uomini che a malapena si possono definire tali dato che si ammazzano come bestie e litri di sangue, versato a fiumi per le strade di Napoli, questa canzone racchiude in sé l’anima (maledetta) della serie.
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NUN SÒ NA BAMBOLA - CINZIA OSCAR
Nella scena in cui Scianel canta usando un vibratore come microfono, il pezzo in questione è Nun so na bambola di Cinzia Oscar, nome di spicco della canzone neomelodica di prima generazione:
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O' PRIMMO AMMORE – LUCHE'
La scena dell’arresto di Scianel è invece accompagnata dal brano del rapper napoletano Luchè, intrigante in tutto, dai ritmi alle tante assonanze con la trama di Gomorra - La serie e, in particolare, con il vissuto di Scianel:
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SECONDIGLIANO REGNA - ENZO DONG
Diventato un inno dalla sua comparsa nella colonna sonora di Gomorra - La serie, Secondigliano regna del rapper Enzo Dong ha registrato in tempi record la bellezza di quattro milioni di visualizzazioni su YouTube.
Anche il testo di questo brano sembra spiegare tanto dell’essenza di Gomorra, specie quando dice che chi nasce a Secondigliano nasce giudicato, come a dire che il destino di ciascuno è già scritto nel luogo di provenienza che campeggia sulla sua carta d’identità.
Ma non ci sono scuse per chi si lascia sopraffare dal destino senza usare l’arma più potente a disposizione dell’uomo, ossia il libero arbitrio.
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