Dalla radio alla televisione al cinema, e poi ancora televisione, addirittura nei panni di un personaggio che è stato una figura chiave della storia recente italiana: lui è Antonio Gerardi, l’interprete di Antonio Di Pietro in 1992 e ora in 1993, attualmente in onda su Sky Atlantic il martedì sera. In attesa del finale di stagione (gli ultimi due episodi saranno trasmessi il 6 giugno), l’abbiamo intervistato: ecco cosa ci ha raccontato
di Linda Avolio
Dalla radio alla televisionee al cinema, e poi ancora televisione, addirittura nei panni di un personaggio che è stato una figura chiave della storia recente italiana: lui è Antonio Gerardi, l’interprete di Antonio Di Pietro in 1992 e ora in 1993, attualmente in onda su Sky Atlantic il martedì sera. Un onore, ma anche un onere, perché l’Antonio Di Pietro di quegli anni era visto come una sorta di supereroe, per citare quanto detto dagli sceneggiatori Stefano Sardo, Alessandro Fabbri e Ludovica Rampoldi.
Come approcciarsi dunque a un personaggio del genere? Come farlo (ri)vivere quasi di vita propria, mantenendosi però fedeli alla Storia e alle caratteristiche della persona reale? In attesa del finale di stagione di 1993 (gli ultimi due episodi saranno trasmessi il 6 giugno), abbiamo intervistato l'attore potentino: ecco cosa ci ha raccontato.
Antonio, com’è stato tornare sul set?
Che dire, a me piace fare Di Pietro, mi diverto tantissimo. Poi si tratta di una produzione importante, quindi direi che è stato bellissimo, avevo veramente voglia di tornarci, anche perché di 1992 e di 1993 sono prima di tutto un fan. E’ importante lavorare a progetti che ti piacciono al cento per cento.
Parliamo del suo ruolo. A differenza degli altri protagonisti, che sono frutto della fantasia degli autori, a lei è toccato l’onore, ma anche l’onere, di interpretare non solo un personaggio realmente esistito, ma addirittura un personaggio chiave come Di Pietro. Come si è preparato?
In questi casi la prima cosa da fare è evitare “l’effetto Bagaglino”, la parodia, l’estremizzazione di certi tratti. Ovviamente ho preso spunto dalla persona, ma poi sono andato a creare un mio Di Pietro, lavorando per sottrazione, perché Di Pietro quando va in televisione è “tanta roba”. Si è sempre sul filo del rasoio in casi come questi, quindi ho preferito togliere fino ad arrivare a un mio modo di vedere quel Di Pietro.
Immagino che, rispetto a un personaggio di pura fantasia, interpretare un personaggio realmente esistito porti a galla determinate problematiche relative all’interpretazione.
Sicuramente ci sono dei paletti che non possono essere spostati. Ci sono, sono lì, e bisogna tenerne conto, punto. E’ vero che si tratta di un’interpretazione e di una rielaborazione, ma ci deve comunque essere un certo grado di fedeltà. Sicuramente gli abiti di scena e la pettinatura aiutano ad entrare nel personaggio, a ri-vedercisi.
Qual è stata la scena più impegnativa di 1993?
Senza dubbio i ciak che abbiamo girato sui processi. Quelle scene sono state difficili da girare, sono state particolarmente impegnative da interpretare, anche perché sono cose realmente accadute, ma Gagliardi è stato straordinario come sempre, insieme agli sceneggiatori. E’ il bello di lavorare con produzioni così importanti.
A differenza degli altri protagonisti, Di Pietro è sempre visto in veste pubblica, quasi mai nei suoi momenti privati: vedremo anche questo lato del suo personaggio?
Mi piacerebbe molto esplorare anche il lato privato, personale, del mio personaggio, sarebbe interessante. In realtà non posso dire quasi nulla, ma qualche accenno è stato fatto e sarà fatto. Purtroppo non posso fare spoiler!
Se non fosse diventato Di Pietro, quale personaggio le sarebbe piaciuto interpretare?
Bosco. Un personaggio interessantissimo. E poi Caprino è un attore straordinario, è anche la sua interpretazione che mi fa piacere così tanto questo personaggio.
Se dovesse descrivere il Di Pietro di quegli anni, il Di Pietro “supereroe”, come è stato definito dagli autori?
Coraggioso. Il Di Pietro di quel periodo è un uomo molto coraggioso. Completamente concentrato sul suo obiettivo, assolutamente determinato. E’ uno che pretende tanto dai suoi collaboratori.
Il rapporto tra Di Pietro e Pastore (ndr, il personaggio di Domenico Diele) è chiaramente un rapporto basato sulla stima e sulla fiducia, ma Di Pietro è sempre piuttosto parco di complimenti nei sui confronti: vogliamo fare un complimento come si deve a Luca?
Per Di Pietro è un po’ come se Pastore fosse una sorta di fratello minore! Prima ho fatto i complimenti a Guido, ma anche il resto del cast è straordinario. La maggior parte delle mio scene le ho girate insieme a Domenico, lavorare con lui è veramente bello, perché a lui non dispiace se alcune volte il mio personaggio diventa molto burbero nei suoi confronti. Sa che di fondo c’è dell’affetto, c’è del rispetto. Durante la conferenza di lancio di 1993 mi è venuto naturale rivolgermi a lui dicendogli “Pastore!”
Crede che l’Italia fosse pronta per una serie come 1992, e ovviamente per 1993?
Beh, credo di sì, anche perché ha generato un “rumore” piuttosto importante. C’era bisogno di iniziare a parlare di quel periodo in questo modo, soprattutto per le nuove generazioni, perché il ventenne e il venticinquenne ne avranno forse sentito parlare qualche volta e basta. Si tratta della storia del nostro paese, la serie racconta dei fatti veri, non dimentichiamo che in quegli anni fu messo in circolazione del sangue infetto. Cosa vogliamo fare, vogliamo dimenticarle queste cose? Si è trattato di cose molto gravi, c’erano in ballo i soldi dei cittadini. Noi dimentichiamo velocemente, dunque è importante ricordare, anche attraverso una serie televisiva. Magari uno parte da lì e poi si incuriosisce, va alla ricerca di informazioni più approfondite.
Per Antonio Gerardi che anno è stato il 1993?
Il 1993…quanto avevo, 25 anni di meno? Avevo 23 o 24 anni, onestamente a tutto pensavo tranne che a Tangentopoli a quell’età (ndr, ride)!
C’è qualche serie che le piace particolarmente, e qualche personaggio che le piacerebbe interpretare?
Frank Underwood, senza dubbio.
Non è il primo a fare questa confessione.
House of Cards è micidiale, e Kevin Spacey lì è grandissimo.
Visto che è un fan colgo l’occasione per ricordarle che la quinta stagione di House of Cards sarà in onda in esclusiva su Sky Atlantic dal 31 maggio.
Grazie per l’informazione, la guarderò sicuramente!
Progetti per il futuro?
A breve uscirà la seconda stagione di Sotto Copertura, che racconterà l’arresto del capo dei Casalesi, Zagaria. Al cinema mi trovate in questi giorni in Tutto Quello Che Vuoi di Francesco Bruni, e poi ho avuto il piacere di partecipare al film La Ragazza Nella Nebbia di Donato Carrisi, in uscita prossimamente. Diciamo che nei mesi a venire mi vedrete!